''LA
BARONATA''
A
CURA DI: BARONE FERDINANDO
IL
NOSTRO AVVERSARIO: ASCOLI PICCHIO
Quando parliamo del Ascoli, ci vengono in mente tante cose: la similitudine con lo stadio, gli anni di serie A e duelli tra queste due compagini, la storia che ci ha insegnato da una parte Sibilia(Avellino) e Rozzi(Ascoli), celebre per il suo calzino rosso e le sue mimiche in panchina seduto su quella sedia, la sigaretta spenta in faccia a Carlo Mazzone ed ecc.
Torniamo a noi, quello che sì presenta ad Avellino, è un Ascoli che ha dieci punti e il suo campionato non sta proprio andando male, una squadra che dopo il mese di ripescaggio ha trovato la continuità e grazie al tecnico Petrone che da una buona spinta per il gruppo.
L'Ascoli non perde ad Avellino dal 1998, da quel momento ha sempre avuto risultati favorevoli contro l'Avellino, quindi occhio sopratutto al fattore che lì ha visti sempre protagonisti, oggi cercheranno di riscattare non solo la loro posizione che per certi versi sembra buona ma anche per riprendersi dopo il Ko in casa contro il Crotone.
STORIA:L’Ascoli Picchio F.C. 1898 è la società principale della città di Ascoli Piceno e la più blasonata nella storia delle squadre della Regione Marche. Fondato nel 1898 l’Ascoli è un dei club più antichi d’Italia. I colori sociali sono il bianco e il nero. L’Ascoli ha disputato 16 stagioni in serie A (miglior piazzamento il 4º posto nel 1979-80) e 18 in serie B. Dalla serie cadetta ha ottenuto cinque promozioni. Ha vinto due campionati di serie B, uno di serie C, uno di serie C1, una Mitropa Cup, un Torneo di Capodanno e una Supercoppa di Lega Serie C1. Il 22 giugno 1980, a Hamilton in Canada, vinse il torneo internazionale “The Red Leaf Cup”, cui parteciparono anche Botafogo, Nancy e Rangers. Ha giocato inoltre una finale della Coppa Anglo-Italiana a Wembley contro il Notts County nel 1995.
L’Ascoli vanta il record assoluto dei punti totalizzati in un campionato di serie B a 20 squadre (quando ogni successo valeva 2 punti) a vittoria: i 61 punti della stagione 1977-78 furono il risultato di 26 vittorie, 9 pareggi e 3 sconfitte. La squadra era guidata dal tecnico Mimmo Renna. L’Ascoli ha ottenuto i suoi maggiori successi sotto la presidenza di Costantino Rozzi (da 1968 al 1994).
Le origini
La data di nascita della società,
nominata in principio Candido Augusto Vecchi, è tradizionalmente
ritenuta il 1º novembre 1898. I dodici giovani ascolani che la
fondarono la intitolarono alla memoria dell’omonimo colonnello
garibaldino. Nel 1905 la società cambiò nome in Ascoli Vigor e dopo
il primo conflitto mondiale venne costituita l’Unione Sportiva
Ascolana. Negli anni ’30 e ’40 l’Ascoli disputò vari
campionati di serie C e D disputando i primi derby contro
l’Anconitana, la Fermana e la Sambenedettese. Dopo la seconda
guerra mondiale vi fu una ripresa delle competizioni calcistiche, e
le squadre rionali vennero unificate nell’Associazione Sportiva
Ascoli.
L’Era di Cino Del Duca
Nella stagione 1954-55 l’Ascoli
toccò uno dei momenti più critici della sua storia con la società
afflitta da gravissimi problemi finanziari. Venne lanciato un appello
all’editore Cino Del Duca che, nato a Montedinove, aveva fatto
fortuna in Francia diventando uno degli editori più importanti.
L’appello fu accolto e avvenne la fusione con la Del Duca di
Montedinove. La nuova società prese il nome di Del Duca Ascoli. Il
mecenate divenne presidente onorario e Benvenga, suo nipote, fu
nominato commissario con l’incarico di riorganizzare il sodalizio e
risollevare economicamente la società. Nella stagione 1958-59 la Del
Duca Ascoli risalì in serie C. Negli anni 1960 si posero le basi per
il futuro sviluppo della società, cercando di costruire una società
sportiva forte.
L’avvento di Costantino Rozzi
Alcuni giovani imprenditori
ascolani, intanto, avevano cominciato ad interessarsi delle sorti
dell’Ascoli Calcio. Nel corso di un incontro avvenuto presso la
sede di Corso Vittorio Emanuele questi imprenditori riconobbero in
Costantino Rozzi, figura emergente nell’economia locale, la persona
giusta cui proporre l’incarico di presidente. Nel 1968 Costantino
Rozzi divenne il nuovo presidente con l’intento di rimanervi solo
sei mesi, giusto il tempo di risanare il bilancio. La sua comparsa
fu, invece, la svolta decisiva poiché il costruttore si appassionò
al calcio ed alla sua squadra al punto tale che si spinse a
dichiarare che l’avrebbe portata fino alla serie A. Nel 1971 la
società prese il nome di Ascoli Calcio 1898.
Nella stagione 1971-72 la squadra,
affidata all’allenatore emergente Carlo Mazzone, vinse il
campionato grazie ai gol di Renato Campanini e approdò per la prima
volta in serie B. Già l’anno seguente la matricola bianconera si
classificò al 4º posto, mancando la promozione per un solo punto.
Ma l’anno successivo l’Ascoli arrivò al 1º posto insieme al
Varese con 51 punti. Era la prima squadra marchigiana a conquistare
la serie A. Grazie a questa promozione e ai vari campionati giocati
in massima serie l’Ascoli acquistò il titolo di “Regina delle
Marche”. Nella stagione 1977-78 l’Ascoli stabilì il record di
punti totalizzati in serie B nella storia del calcio italiano. Il
primo posto non fu mai in discussione distanziando di ben 17
lunghezze la seconda in classifica. In quel campionato furono
abbattuti tutti i record della serie cadetta a 20 squadre (61 punti,
26 vittorie, 9 pareggi, 3 sconfitte, 73 gol fatti, 30 subiti). La
formazione era guidata da Mimmo Renna. Capocannoniere dell’Ascoli
1977-78 fu il giovane Claudio Ambu (17 reti), seguito da Giovanni
Quadri (14) e dal regista Adelio Moro (13, di cui 9 su rigore). Gli
anni 1980 furono per l’Ascoli un vero e proprio periodo d’oro fin
dall’inizio.
E fu in questo periodo che il
Presidente Costantino Rozzi prese con più decisione in mano le
redini e la gestione della squadra. Nel 1979-80 i bianconeri guidati
da Giovan Battista Fabbri raggiunsero il miglior risultato di sempre
piazzandosi al 4º posto in serie A, che valse ai marchigiani il
primato fra tutte le squadre del Centro-Sud, e sfiorando la
qualificazione in Coppa UEFA. A fine campionato l’Ascoli fu
invitato in Canada per rappresentare il calcio italiano nel torneo
“The Red Leaf Cup” (la Coppa della Foglia Rossa), organizzato
dalla federazione canadese per promuovere questo sport nel
Nordamerica. I giocatori erano riluttanti a partecipare, e dopo una
stagione piena di soddisfazioni avrebbero preferito andare in
vacanza, ma Costantino Rozzi li motivò rimarcando il significato di
un torneo del genere per gli emigrati italiani e per il nome
dell’Ascoli nel mondo. Il torneo, cui parteciparono anche squadre
del calibro di Botafogo, Nancy e Rangers, fu vinto proprio
dall’Ascoli.
Nella stagione 1980-81, che vide il
ritorno di Mazzone in panchina, l’Ascoli si aggiudicò infatti il
“Torneo di Capodanno” organizzato dalla Lega, battendo la
blasonata Juventus. In questo decennio d’oro l’Ascoli si
accreditò il titolo di “provinciale terribile”, battendo più
volte le formazioni più blasonate del calcio italiano. Lo stadio Del
Duca assunse la fama di “campo difficile”. Nel 1986 l’Ascoli si
aggiudicò anche una coppa europea, la Mitropa. Gli anni 1990
sembrarono iniziare nel segno del decennio trascorso, con una
promozione in serie A. La squadra era guidata da Nedo Sonetti e
poteva contare sull’apporto di uomini di spicco come l’attaccante
brasiliano Walter Casagrande e il portiere Fabrizio Lorieri. Le due
stagioni che seguirono videro l’Ascoli in corsa per il ritorno in
A, anche grazie alle marcature di Oliver Bierhoff.
L’obiettivo però sfuggì entrambe
le volte. Nella stagione 1994-1995 la dirigenza cambiò due volte
tecnico, Colautti e Orazi, prima di essere affidata ad Alberto Bigon.
Il 18 dicembre 1994, poco dopo la vittoria per 3-0 contro il Pescara,
muore Costantino Rozzi. I funerali si svolsero alla presenza di
allenatori, calciatori e dirigenti convenuti da tutta Italia, del
presidente federale Antonio Matarrese, dei lavoratori dipendenti
dell’impresa Rozzi e di migliaia di tifosi che resero necessario il
blocco del centro storico di Ascoli Piceno. In tutto si stimò una
partecipazione di circa 20.000 persone. La morte di Rozzi e la
retrocessione segnarono la conclusione di un’era.
Il periodo Benigni
Dopo la morte del “Presidentissimo”
Rozzi, un gruppo di imprenditori guidati dall’industriale ascolano
Roberto Benigni presero l’iniziativa. Furono risanati i debiti
societari, iscrivendo la squadra al campionato di serie C1 1995-96.
In finale trovarono il sorprendente Castel di Sangro che sbarrò loro
la strada ai calci di rigore, con errore decisivo proprio di
Mirabelli e Milana. Il 3 agosto 1996 la nuova dirigenza rese omaggio
al presidente scomparso organizzando il 1° Memorial Costantino
Rozzi, cui furono invitati il Milan e il Perugia. Il torneo,
trasmesso in diretta da Italia 1, fu vinto proprio dall’Ascoli.
Nella stagione 2001-02 il Picchio conquistò la promozione matematica
al Del Duca contro la Lodigiani di fronte a circa 20.000 spettatori.
Nell’anno dei “Diabolici”, come fu detto, il tecnico Pillon
poteva contare su una rosa in cui militava anche il giovanissimo
Andrea Barzagli, futuro campione del mondo. Nell’estate 2005
l’Ascoli, dopo aver disputato i play-off di serie B perdendo in
semi-finale col Torino, venne ripescata in serie A in seguito al
fallimento del Torino e alla retrocessione del Genoa in ultima
posizione per illeciti sportivi.
Nel 2005-06 l’Ascoli torna in
serie A ed ottiene un’altra storica salvezza disputando un
campionato al di sopra delle aspettative. I bianconeri allenati dal
tandem Giampaolo-Silva ottennero 43 punti (9 vittorie, 16 pareggi e
13 sconfitte) e chiusero il torneo al 10º posto insieme all’Udinese.
Questa fu l’ultima storica salvezza in massima serie. La stagione
successiva i bianconeri retrocedono in serie B. Dopo sei anni passati
in cadetteria tra alti e bassi l’Ascoli retrocede in Lega Pro nella
stagione 2012-13. In seguito alla grave situazione economica della
società, il 30 settembre 2013 venne decretato, tramite l’assemblea,
il nuovo consiglio di amministrazione della società. Venne nominato
come nuovo presidente Guido Manocchio. Mentre Benigni lasciò la
carica di presidente dopo 18 anni. Questo è stato un periodo molto
travagliato per la storia dell’Ascoli e, dopo due mesi, Manocchio
lascia la presidenza a Costantino Nicoletti. Quest’ultimo nel mese
di novembre tenta di risanare i conti della società, ma non ci
riesce e il 17 dicembre 2013 l’Ascoli Calcio 1898 fallisce per
bancarotta a campionato in corso.
L’arrivo di Bellini, nasce l’Ascoli Picchio Fc 1898
Dopo il fallimento, la società
viene subito affidata ad una curatela fallimentare composta da Walter
Gibelleri, Franco Zazzetta ed Emidio Verdecchia con il compito di
traghettare la squadra fino alla fine del campionato. Il 13 gennaio
2014 viene firmato il bando d’asta. Il 6 febbraio presso il
tribunale di Ascoli Piceno, nella tarda mattinata, viene depositata
una sola offerta e nel pomeriggio dello stesso giorno viene aperta la
busta presentata: è quella dell’imprenditore italo-canadese
Francesco Bellini. Con lui nasce l’Ascoli Picchio F.C. 1898 e il 13
maggio 2014 la F.I.G.C. trasferisce il titolo sportivo dell’Ascoli
Calcio 1898 S.p.A. all’Ascoli Picchio F.C. 1898 S.p.A. L’Ascoli
Picchio nella stagione 2014-15 a disputato il campionato di Lega Pro
girone B sotto la guida del tecnico Mario Petrone.
Persa la seminfinale contro la Reggiana, gli Ascolani sono stati ripescati in Serie B dopo 3 stagioni ai danni del Teramo per la storia del calcioscommesse.
Persa la seminfinale contro la Reggiana, gli Ascolani sono stati ripescati in Serie B dopo 3 stagioni ai danni del Teramo per la storia del calcioscommesse.
AMARCORD:COSTANTINO
ROZZI
Suonava
il violino per passione, si era diplomato geometra e da giovane, per
non restare con le mani in mano durante il tempo libero, dava
ripetizioni ai propri compagni di scuola. Gratuitamente, perché si
trattava di una persona generosa. Costantino Rozzi era nato ad Ascoli
Piceno l'11 gennaio 1929. Costruttore edile, proprietario di alberghi
e produttore di vini, era diventato noto al grande pubblico nella
figura di presidente dell'Ascoli Calcio.
Per raccontare il suo approccio con il mondo del pallone si può citare il famoso proverbio "chi disprezza compra". Abitava vicino allo stadio della sua città ed era infastidito dall'incredibile aumento del traffico che si verificava in quella zona ogni fine settimana, tanto da domandarsi: “Ma chi sono quei pazzi che trascorrono la domenica pomeriggio dentro uno stadio per vedere la partita?”. Erano quei tifosi ai quali lui stesso avrebbe poi regalato anni di soddisfazioni.
Dopo essersi convinto grazie ad un'opera di persuasione messa in atto da alcuni amici, nel mese di giugno del 1968 aveva acquistato una quota di minoranza del club marchigiano, diventandone presidente trascorso poco tempo. L'intenzione era quella di prendersi un impegno di breve durata. Le prime parole da lui pronunciate dopo l'insediamento non avevano destato un'ottima impressione ai suoi più stretti collaboratori: "... Io so a malapena che in Italia il calcio si divide in tre categorie... Serie C, Serie B e Serie A. Noi adesso siamo in C. Ma chi ci vieta di arrivare sino alla A?... ".
In realtà rappresentavano lo specchio fedele di un uomo estremamente determinato. Da giovane desiderava laurearsi in ingegneria, ma visto che ad Ascoli non c'era quell'università e che avrebbe dovuto sostenere troppi esami integrativi per il proprio futuro scelse un'altra strada. Vinse un concorso al catasto e, dopo essere riuscito ad evitare il trasferimento a Firenze, si era licenziato terminata la prima ora di lavoro. Alla madre Lucia che reclamava delle spiegazioni rispose: "Mamma, per piacere levati dalla testa che io posso stare a scrivere seduto ad un tavolino. Quel lavoro non fa per me". Aveva iniziato la propria carriera partendo dall'impresa edile 'Zaccherini', dove conobbe Franca Rosa, un'impiegata che nel 1957 diventò sua moglie e dalle quale ebbe quattro figli: Fabrizio, Anna Maria, Antonella ed Alessandra.
Alla quarta stagione al timone del club era riuscito finalmente a conquistare la serie B. Nei confronti di chi gli domandava maliziosamente "Adesso che siete in B cosa pensate di fare?”, rispondeva serafico: “Niente, niente, tanto è chiaro che più di un anno in B non facciamo... Cosa avete capito? Facciamo solo un anno in B perché ci attende la Serie A!”. Non si trattava di presunzione, ma di un presagio: il 9 giugno del 1974 il sogno di un'intera città era diventata realtà. Al fischio finale della gara decisiva disputata contro il Parma il campanone della Cattedrale aveva suonato per dieci minuti ininterrotti. Prima di allora era rimasto in silenzio sin dal lontano novembre del 1972, a seguito del terribile terremoto che aveva scosso Ascoli. Sulla panchina sedeva Carlo Mazzone, al quale Rozzi aveva affidato l'incarico con un discorso tanto breve quanto incisivo: “Senti un pò Mazzone... Ogni anno chiamo uno scienziato per cacciarlo a metà stagione. Visto che sei bravo a sostituirli, stavolta il campionato lo cominci direttamente tu, così non ci penso più...”.
Per motivi puramente campanilistici Rozzi si era adoperato per cambiare denominazione alla società: da "Del Duca Ascoli" (il nome del primo presidente mecenate) ad "Ascoli Calcio 1898". Proprio “Del Duca” era il nome di quello stadio che aveva promesso di costruire in cento giorni, anticipando i soldi di tasca propria. Erano in pochi a credere in quell'impresa, eppure riuscì a mantenere l'impegno anticipando i tempi della consegna. In quell'impianto che poteva contenere sino 40.000 persone (per una città che aveva poco più di 50.000 abitanti) i campioni del mondo di Enzo Bearzot disputarono un'amichevole contro il Portogallo (3 aprile 1985).
Durante i suoi ventisei anni alla guida del club, interrotta soltanto dalla sua morte avvenuta il 18 novembre 1994, Rozzi era riuscito a mantenerlo in serie A per ben quattordici stagioni, alternate da retrocessioni e successivi ritorni nel massimo campionato. Quattordici, come il numero dei tecnici da lui esonerati. Aveva un sogno: “In coppa UEFA voglio arrivarci, prima o poi...”. Nel 1980 ci arrivò vicino per davvero: con la retrocessione del Milan a causa dello scandalo del Totonero, la sconfitta del Torino nella finale di coppa Italia contro la Roma gli aveva precluso la possibilità di realizzarlo. Rimase la soddisfazione per aver conseguito il quarto posto in classifica, alla quale si era aggiunta la conquista della Mitropa Cup nel novembre del 1986.
Stefano Pellei, nel suo libro “Costantino Rozzi - Una panchina nel cielo”, ha raccontato con dovizia di particolari l'amore di un uomo verso quello sport che aveva prima detestato e poi amato. Nel 1989, oltretutto, era riuscito ad ottenere anche la laurea honoris causa in sociologia dall’Università di Urbino. Aveva battagliato per dare voce ai diritti delle squadre provinciali, quando sedeva in panchina si agitava indossando i calzini rossi per sfidare la sfortuna. Quelli che adesso, forse, conserva ancora. In attesa di sentire suonare nuovamente una campana.
Per raccontare il suo approccio con il mondo del pallone si può citare il famoso proverbio "chi disprezza compra". Abitava vicino allo stadio della sua città ed era infastidito dall'incredibile aumento del traffico che si verificava in quella zona ogni fine settimana, tanto da domandarsi: “Ma chi sono quei pazzi che trascorrono la domenica pomeriggio dentro uno stadio per vedere la partita?”. Erano quei tifosi ai quali lui stesso avrebbe poi regalato anni di soddisfazioni.
Dopo essersi convinto grazie ad un'opera di persuasione messa in atto da alcuni amici, nel mese di giugno del 1968 aveva acquistato una quota di minoranza del club marchigiano, diventandone presidente trascorso poco tempo. L'intenzione era quella di prendersi un impegno di breve durata. Le prime parole da lui pronunciate dopo l'insediamento non avevano destato un'ottima impressione ai suoi più stretti collaboratori: "... Io so a malapena che in Italia il calcio si divide in tre categorie... Serie C, Serie B e Serie A. Noi adesso siamo in C. Ma chi ci vieta di arrivare sino alla A?... ".
In realtà rappresentavano lo specchio fedele di un uomo estremamente determinato. Da giovane desiderava laurearsi in ingegneria, ma visto che ad Ascoli non c'era quell'università e che avrebbe dovuto sostenere troppi esami integrativi per il proprio futuro scelse un'altra strada. Vinse un concorso al catasto e, dopo essere riuscito ad evitare il trasferimento a Firenze, si era licenziato terminata la prima ora di lavoro. Alla madre Lucia che reclamava delle spiegazioni rispose: "Mamma, per piacere levati dalla testa che io posso stare a scrivere seduto ad un tavolino. Quel lavoro non fa per me". Aveva iniziato la propria carriera partendo dall'impresa edile 'Zaccherini', dove conobbe Franca Rosa, un'impiegata che nel 1957 diventò sua moglie e dalle quale ebbe quattro figli: Fabrizio, Anna Maria, Antonella ed Alessandra.
Alla quarta stagione al timone del club era riuscito finalmente a conquistare la serie B. Nei confronti di chi gli domandava maliziosamente "Adesso che siete in B cosa pensate di fare?”, rispondeva serafico: “Niente, niente, tanto è chiaro che più di un anno in B non facciamo... Cosa avete capito? Facciamo solo un anno in B perché ci attende la Serie A!”. Non si trattava di presunzione, ma di un presagio: il 9 giugno del 1974 il sogno di un'intera città era diventata realtà. Al fischio finale della gara decisiva disputata contro il Parma il campanone della Cattedrale aveva suonato per dieci minuti ininterrotti. Prima di allora era rimasto in silenzio sin dal lontano novembre del 1972, a seguito del terribile terremoto che aveva scosso Ascoli. Sulla panchina sedeva Carlo Mazzone, al quale Rozzi aveva affidato l'incarico con un discorso tanto breve quanto incisivo: “Senti un pò Mazzone... Ogni anno chiamo uno scienziato per cacciarlo a metà stagione. Visto che sei bravo a sostituirli, stavolta il campionato lo cominci direttamente tu, così non ci penso più...”.
Per motivi puramente campanilistici Rozzi si era adoperato per cambiare denominazione alla società: da "Del Duca Ascoli" (il nome del primo presidente mecenate) ad "Ascoli Calcio 1898". Proprio “Del Duca” era il nome di quello stadio che aveva promesso di costruire in cento giorni, anticipando i soldi di tasca propria. Erano in pochi a credere in quell'impresa, eppure riuscì a mantenere l'impegno anticipando i tempi della consegna. In quell'impianto che poteva contenere sino 40.000 persone (per una città che aveva poco più di 50.000 abitanti) i campioni del mondo di Enzo Bearzot disputarono un'amichevole contro il Portogallo (3 aprile 1985).
Durante i suoi ventisei anni alla guida del club, interrotta soltanto dalla sua morte avvenuta il 18 novembre 1994, Rozzi era riuscito a mantenerlo in serie A per ben quattordici stagioni, alternate da retrocessioni e successivi ritorni nel massimo campionato. Quattordici, come il numero dei tecnici da lui esonerati. Aveva un sogno: “In coppa UEFA voglio arrivarci, prima o poi...”. Nel 1980 ci arrivò vicino per davvero: con la retrocessione del Milan a causa dello scandalo del Totonero, la sconfitta del Torino nella finale di coppa Italia contro la Roma gli aveva precluso la possibilità di realizzarlo. Rimase la soddisfazione per aver conseguito il quarto posto in classifica, alla quale si era aggiunta la conquista della Mitropa Cup nel novembre del 1986.
Stefano Pellei, nel suo libro “Costantino Rozzi - Una panchina nel cielo”, ha raccontato con dovizia di particolari l'amore di un uomo verso quello sport che aveva prima detestato e poi amato. Nel 1989, oltretutto, era riuscito ad ottenere anche la laurea honoris causa in sociologia dall’Università di Urbino. Aveva battagliato per dare voce ai diritti delle squadre provinciali, quando sedeva in panchina si agitava indossando i calzini rossi per sfidare la sfortuna. Quelli che adesso, forse, conserva ancora. In attesa di sentire suonare nuovamente una campana.
I
PRECEDENTI:Avellino-Ascoli
è sfida antica, ma soprattutto una sfida tra
due squadre che hanno conosciuto i fasti della A
(ben 9 confronti) pur affrontandosi diverse volte anche in B (7), in
C (10) e anche in Coppa Italia (2). Il bilancio è in quasi perfetta
parità, con 9 vittorie per parte e 10 pareggi, per cui quella che si
giocherà martedì è
la sfida numero 29 in Irpinia,
la 25esima allo stadio “Partenio” dopo che i primi confronti tra
le due squadre risalgono ai tempi in cui l’Avellino giocava nel
campo
di Piazza d’Armi
e non ancora al “Partenio” che venne ampliato dall’impresa del
presidente dell’Ascoli, Costantino
Rozzi,
proprio come fece tre anni dopo con il “Del Duca”, e inaugurato
nel 1971. Primi incroci negli anni Sessanta, nella vecchia serie C
quando l’Ascoli si chiamava ancora Del Duca: 2-1 (Maialetti) nel
1962-1963,
2-0 nel 1964-1965,
0-0 nel 1965-1966,
2-0 nel 1966-1967
con Gasparini ancora in gol per l’Avellino proprio come due anni
prima: l’anno successivo l’attaccante venne acquistato dalla Del
Duca Ascoli e vi rimase due anni. Le due squadre tornano ad
affrontarsi in B nel 1973-1974
(2-2 con doppietta di Mario Morello) e nelle file di quell’Avellino
c’è il giovane Roccotelli
(foto sotto, oggi 63enne)
che dopo quattro anni avrebbe fatto le fortune sue e dell’Ascoli.
E’ ancora B nel 1976-1977:
2-0 con gol di Traini, attaccante di Offida cresciuto nella Samb che
conobbe anche la serie A con la Ternana, e Lombardi che dell’Avellino
è stato prima giocatore e capitano e poi allenatore. Ammaltosi di
Sla, è morto alcuni anni fa e a lui è stato intolato lo stadio che
infatti si chiama
“Partenio-Adriano Lombardi”.
In quell’Avellino giocavano anche Schicchi (un ex), Trevisanello
che sarebbe poi venuto all’Ascoli e Capone che avrebbe chiuso la
carriera nella Fermana.
L’anno
dopo, quello dei Record
(1977-1978),
finisce 0-0. Nell’Avellino gioca Chiarenza, ex trainer dell’Ascoli:
a fine campionato entrambe le squadre in A. Avellino-Ascoli vive poi
la bellezza di 9 consecutive, indimenticabili sfide nella massima
serie. Nell’ordine: 3-1 nel 1978-1979
con gol di Anastasi, una rete dell’avellinese De Ponti che sarebbe
poi diventato bianconero e gara affidata all’arbitro Casarin; 2-2
nel 1979-1980
con gol di Bellotto e Scanziani, e De Ponti ancora avversario; 4-2
nel 1980-1981
con gol di Trevisanello (ora bianconero) e Scanziani, i futuri
juventini Tacconi e Vignola avversari e Vinicio sull’altra
panchina; 1-0 nel 1981-1982
deciso da un rigore di Vignola; 2-0 nel 1982-1983
con rete di Barbadillo; 2-1 nel 1983-1984
con in gol De Napoli che dopo tre anni sarebbe stato il primo
calciatore dell’Avellino a vestire la maglia della Nazionale
partecipando ai Mondiali di Messico 1986; 2-0 nel 1984-1985
con rete di Diaz compagno di squadra di Franco Colomba; 0-0 nel
1986-1987
con in campo ancora Colomba insieme all’ex Dirceu, al futuro
bianconero Colantuono e ad Alessio oggi collaboratore del C.T. Conte;
1-1 nel 1987-1988.
Avellino-Ascoli rispunta in B nel 1990-1991:
1-1 con gol di Spinelli segnato all’ex portiere bianconero Brini.
Quindi sei confronti in serie C1: 4-1 nel 1996-1997
con l’ex D’Ainzara in maglia biancoverde, 2-1 nel 1997-1998.
Quindi
due 0-1 di fila (1998-1999
e 1999-2000)
decisi entrambi dallo stesso attaccante: Alessio Frati. Infine 1-1
nel 2000-2001
con Ammazzalorso allenatore dell’Avellino e 2-2 nel 2001-2002
quando segnarono i “diabolici” Biancone e Passiatore. Ultimi tre
confronti in serie B: 2-2 nel 2003-2004
con Zeman sulla panchina dell’Avellino, e poi 0-2 sia nel 2007-2008
che nel 2008-2009
con
un gol di
Guberti (foto
sotto) che
al Partenio ne aveva già fatti due in Coppa. Ci sono stati anche due
confronti in Coppa
Italia,
con altrettanti successi bianconeri: 0-1 nel 1975-1976 e 0-2 nel
2007-2008.
I
CONVOCATI:
Sono
20 i bianconeri convocati da
Mister Petrone
per il match con l’AvellinoAddae,
Almici, Altobelli, Bellomo, Berrettoni, Cacia, Canini, Carpani,
Caturano, Giorgi, Grassi, Jankto, Lanni, Mengoni, Milanovic, Nava,
Pecorini, Perez, Petagna, Svedkauskas.
FORMAZIONE:
Questa
è la formazione di mister Petrone che scenderà in campo questa sera
contro l'Avellino.
Modulo:
4-3-1-2 con: Lanni;
Almici, Mengoni, Canini, Pecorini; Altobelli, Bellomo, Carpani;
Berrettoni; Petagna, Caturano.
TIFOSERIA:
Politica:
marcatamente destroidi Settore: Curva Sud “Costantino Rozzi”
Amicizie:
Vis Pesaro, Lazio, Torino (solo coi Granata Korps, vedi sotto),
Messina (rispetto reciproco e
stima),
Triestina (ormai quasi ex-amici
zia,
visto che il rapporto va verso
una
reciproca indifferenza, forse per
il
loro gemellaggio coi veronesi).
Rivalità:
Sambenedettese, storica, molto sentita, vista la vicin
anza
tra le due cittadine e il diverso credo
politico;
nell’86, all’uscita di una discoteca di Centobuchi, vicino
S.Benedetto, un 21enne ultras della Samb, dopo una violenta lite a
sfondo calcistico con ultras ascolano, viene raggiunto mortalmente
all’addome da una coltellata. Ancona, nel 90/91 il riaccendersi
della rivalità, risalente a 20 anni
prima; in questi ultimi anni, visti i numerosi “incroci” si è acutizzata, anche per le diverse idee politiche; un derby molto sentito, sempre ad alto rischio incidenti, nel 2000 persero la finale Playoff proprio con l’Ancona a Perugia, e fuori lo stadio una 50ina di anconetani non trovò scampo e lo sfogo della sconfitta e della rivalità si abbattè sui malcapitati, le
cui
tessere dei vari gruppi ultras, oltre a sciarpe e bandiere, fecero
presto mostra di sé nei vari bar di Ascoli.
Rimini,
il solo fatto che sono gemellati con la Samb basta e avanza a
giustificare questo odio; lo scorso marzo si sono presentati in
300/350 gli ascolani a Rimini, buon numero visto il posticipo del
lunedì sera.
Pescara,
astio antico, vista anche la vicinanza tra le due
città,
condito da incidenti in passato. Fiorentina, il
primo
anno in cui si presentano ad Ascoli (’74) si verificano i primi
scontri, coi viola in diverse migliaia, che
creano
un putiferio, prendendo di sorpresa una curva abituata alle
categorie inferiori; l’anno dopo i
marchigiani
fanno tesoro dell’esperienza dell’anno prima e sono preparati e
compatti, le prime cariche
partono
subito, poi risse furibonde, schiaffi, calci e pugni a volontà, coi
tamburi tolti dalle mani dei fiorentini e
sfondati
sulle loro stesse teste. Da allora è diventato un appuntamento
fisso, per entrambi, sia a Firenze che
ad
Ascoli. Citazione dal “Libro della Fiesole”: “Sicurament
e
Ascoli è stata la trasferta più dura degli anni ‘80”.
Roma,
stesso discorso dei fiorentini. Spavaldi e sbruffoni
per
le vie di Ascoli, si devono ridimensionare negli anni successivi.
Ogni anno succedono casini, fino almeno agli anni’90, presi di
mira fin dal loro arrivo sulla Salaria, strada che collega le due
città. Inter, negli anni ’80 aspri scontri, nell’88/89 gli
interisti persero “Inter Club Cologno Monzese”, striscione che
fu riutilizzato dagli stessi ragazzi che lo avevano sottratto per
fare “Gruppo Rasta”, che si sciolse dopo qualche anno perché
forse troppo contrastante con lo stampo politico
estremista
di quei tempi. Al termine del match con l’I
nter,
un gruppo di skins per riprendere il proprio pullman
viene
fatto passare, contro ogni logica, sotto la
Sud,
proprio quando escono gli ascolani: ne nasce un
parapiglia
generale, con la polizia ferma e, nella confusione della rissa, viene
colpito brutalmente Nazzareno
Filippini,
30 anni, personaggio di spicco del Settembre B/
N,
che, trasportato d’urgenza all’ospedale, morirà
dopo
essere entrato in coma, di lì a pochi giorni. Da allora il rapporto
è di forte odio, con gli interisti che non
perdono
mai l’occasione di infangare la memoria del povero“Reno”.
Livorno, rapporto burrascoso per le idee
politiche
diametralmente opposte, prima degli anni 2000
non
si sono praticamente mai incontrati, poi è stato
tutto
un susseguirsi di incidenti, specie a Livorno, dove gli ascolani
hanno accusato i locali di essere tutt’uno
coi
celerini. Verona, agli inizi degli anni ’80 e fino, all’incirca
all’84, vi è una sorta di gemellaggio con le “Brigate
Gialloblù”, ma l’amicizia termina quando un gruppetto di
veronesi comincia a chiamare “terroni” gli ascolani, provocandone
la reazione. Da allora il rapporto cambia bruscamente, degenerando
negli anni a seguire. Scontri cruenti in terra veneta con la polizia
nell’85. Fermana, rivalità regionale sentita, di campanile.
Ternana, Perugia, rivalità perlopiù politiche, viste le diverse
idee. Catania, Teramo, rivalità di
confine.
Genoa, 300 liguri, negli anni ’80, furono assediati sotto la Nord
e, sfondati i cancelli, vennero caricati
nel
settore e derubati degli striscioni, “Fossa dei Gr
ifoni”
compreso, bruciati davanti a loro. Sampdoria,
affrontarono
gli ascolani a viso aperto dopo una carica so
tto
il loro settore anziché fuggire, in seguito i
rapporti
si sono vi via distesi, ma, un razzo spar
ato
dalla curva Sud verso i doriani, col conseguente
ferimento
di una donna, nel 05/06, ha riacutizzato la
rivalità,
coi doriani che successivamente tentarono un’imboscata a Genova.
Bologna, “appuntamento fisso” negli anni ’80. Pisa, gli
ascolani ebbero coraggio due anni fa a passare tra la folla pisana,
ma 9 di loro furono diffidati per un parapiglia. Vicenza, sono
gemellati coi pescaresi
e
tanto basta. Avellino, stessa logica, loro sono gemellati coi
sambenedettesi.
PALMARES:
L'Ascoli
oltre a vantare un ricca storia condita dalla serie A che ha
disputato per anni, vanta due campionati di serie B tra questi figura
l'ombra del grande Carletto Mazzone e poi una mitropa cup vinta nel
1987 e una coppa italia di serie C.
Calcisticamente è una squadra che dalla sua parte, può vantare una buona reputazione, oltre ad aver avuto sul campo del Del Duca degli eccellenti personaggi come ad esempio il grande Imprenditore Edile Costantino Rozzi come abbiamo citato, in questa Baronata.
Alla
prossima ''Baronata''.
BARONE
FERDINANDO