martedì 27 ottobre 2015

Scopriamo L'Ascoli



                                 ''LA BARONATA''




                                    A CURA DI: BARONE FERDINANDO

   IL NOSTRO AVVERSARIO: ASCOLI PICCHIO



Quando parliamo del Ascoli, ci vengono in mente tante cose: la similitudine con lo stadio, gli anni di serie A e duelli tra queste due compagini, la storia che ci ha insegnato da una parte Sibilia(Avellino) e Rozzi(Ascoli), celebre per il suo calzino rosso e le sue mimiche in panchina seduto su quella sedia, la sigaretta spenta in faccia a Carlo Mazzone ed ecc.
Torniamo a noi, quello che sì presenta ad Avellino, è un Ascoli che ha dieci punti e il suo campionato non sta proprio andando male, una squadra che dopo il mese di ripescaggio ha trovato la continuità e grazie al tecnico Petrone che da una buona spinta per il gruppo.
L'Ascoli non perde ad Avellino dal 1998, da quel momento ha sempre avuto risultati favorevoli contro l'Avellino, quindi occhio sopratutto al fattore che lì ha visti sempre protagonisti, oggi cercheranno di riscattare non solo la loro posizione che per certi versi sembra buona ma anche per riprendersi dopo il Ko in casa contro il Crotone.

STORIA:L’Ascoli Picchio F.C. 1898 è la società principale della città di Ascoli Piceno e la più blasonata nella storia delle squadre della Regione Marche. Fondato nel 1898 l’Ascoli è un dei club più antichi d’Italia. I colori sociali sono il bianco e il nero. L’Ascoli ha disputato 16 stagioni in serie A (miglior piazzamento il 4º posto nel 1979-80) e 18 in serie B. Dalla serie cadetta ha ottenuto cinque promozioni. Ha vinto due campionati di serie B, uno di serie C, uno di serie C1, una Mitropa Cup, un Torneo di Capodanno e una Supercoppa di Lega Serie C1. Il 22 giugno 1980, a Hamilton in Canada, vinse il torneo internazionale “The Red Leaf Cup”, cui parteciparono anche Botafogo, Nancy e Rangers. Ha giocato inoltre una finale della Coppa Anglo-Italiana a Wembley contro il Notts County nel 1995.
L’Ascoli vanta il record assoluto dei punti totalizzati in un campionato di
serie B a 20 squadre (quando ogni successo valeva 2 punti) a vittoria: i 61 punti della stagione 1977-78 furono il risultato di 26 vittorie, 9 pareggi e 3 sconfitte. La squadra era guidata dal tecnico Mimmo Renna. L’Ascoli ha ottenuto i suoi maggiori successi sotto la presidenza di Costantino Rozzi (da 1968 al 1994).

Le origini

La data di nascita della società, nominata in principio Candido Augusto Vecchi, è tradizionalmente ritenuta il 1º novembre 1898. I dodici giovani ascolani che la fondarono la intitolarono alla memoria dell’omonimo colonnello garibaldino. Nel 1905 la società cambiò nome in Ascoli Vigor e dopo il primo conflitto mondiale venne costituita l’Unione Sportiva Ascolana. Negli anni ’30 e ’40 l’Ascoli disputò vari campionati di serie C e D disputando i primi derby contro l’Anconitana, la Fermana e la Sambenedettese. Dopo la seconda guerra mondiale vi fu una ripresa delle competizioni calcistiche, e le squadre rionali vennero unificate nell’Associazione Sportiva Ascoli.
Anni '30  - Un'immagine dello stadio Squarcia
Anni ’30 – Un’immagine dello stadio Squarcia

L’Era di Cino Del Duca

Nella stagione 1954-55 l’Ascoli toccò uno dei momenti più critici della sua storia con la società afflitta da gravissimi problemi finanziari. Venne lanciato un appello all’editore Cino Del Duca che, nato a Montedinove, aveva fatto fortuna in Francia diventando uno degli editori più importanti. L’appello fu accolto e avvenne la fusione con la Del Duca di Montedinove. La nuova società prese il nome di Del Duca Ascoli. Il mecenate divenne presidente onorario e Benvenga, suo nipote, fu nominato commissario con l’incarico di riorganizzare il sodalizio e risollevare economicamente la società. Nella stagione 1958-59 la Del Duca Ascoli risalì in serie C. Negli anni 1960 si posero le basi per il futuro sviluppo della società, cercando di costruire una società sportiva forte.
1956 - Una formazione storica dell'Era Del Duca
1956 – Una formazione storica dell’Era Del Duca

L’avvento di Costantino Rozzi

Alcuni giovani imprenditori ascolani, intanto, avevano cominciato ad interessarsi delle sorti dell’Ascoli Calcio. Nel corso di un incontro avvenuto presso la sede di Corso Vittorio Emanuele questi imprenditori riconobbero in Costantino Rozzi, figura emergente nell’economia locale, la persona giusta cui proporre l’incarico di presidente. Nel 1968 Costantino Rozzi divenne il nuovo presidente con l’intento di rimanervi solo sei mesi, giusto il tempo di risanare il bilancio. La sua comparsa fu, invece, la svolta decisiva poiché il costruttore si appassionò al calcio ed alla sua squadra al punto tale che si spinse a dichiarare che l’avrebbe portata fino alla serie A. Nel 1971 la società prese il nome di Ascoli Calcio 1898.
Rozzi-Mazzone, un'accoppiata vincente nella scalata alla Serie A
Rozzi-Mazzone, un’accoppiata vincente nella scalata alla Serie A
Nella stagione 1971-72 la squadra, affidata all’allenatore emergente Carlo Mazzone, vinse il campionato grazie ai gol di Renato Campanini e approdò per la prima volta in serie B. Già l’anno seguente la matricola bianconera si classificò al 4º posto, mancando la promozione per un solo punto. Ma l’anno successivo l’Ascoli arrivò al 1º posto insieme al Varese con 51 punti. Era la prima squadra marchigiana a conquistare la serie A. Grazie a questa promozione e ai vari campionati giocati in massima serie l’Ascoli acquistò il titolo di “Regina delle Marche”. Nella stagione 1977-78 l’Ascoli stabilì il record di punti totalizzati in serie B nella storia del calcio italiano. Il primo posto non fu mai in discussione distanziando di ben 17 lunghezze la seconda in classifica. In quel campionato furono abbattuti tutti i record della serie cadetta a 20 squadre (61 punti, 26 vittorie, 9 pareggi, 3 sconfitte, 73 gol fatti, 30 subiti). La formazione era guidata da Mimmo Renna. Capocannoniere dell’Ascoli 1977-78 fu il giovane Claudio Ambu (17 reti), seguito da Giovanni Quadri (14) e dal regista Adelio Moro (13, di cui 9 su rigore). Gli anni 1980 furono per l’Ascoli un vero e proprio periodo d’oro fin dall’inizio.
E fu in questo periodo che il Presidente Costantino Rozzi prese con più decisione in mano le redini e la gestione della squadra. Nel 1979-80 i bianconeri guidati da Giovan Battista Fabbri raggiunsero il miglior risultato di sempre piazzandosi al 4º posto in serie A, che valse ai marchigiani il primato fra tutte le squadre del Centro-Sud, e sfiorando la qualificazione in Coppa UEFA. A fine campionato l’Ascoli fu invitato in Canada per rappresentare il calcio italiano nel torneo “The Red Leaf Cup” (la Coppa della Foglia Rossa), organizzato dalla federazione canadese per promuovere questo sport nel Nordamerica. I giocatori erano riluttanti a partecipare, e dopo una stagione piena di soddisfazioni avrebbero preferito andare in vacanza, ma Costantino Rozzi li motivò rimarcando il significato di un torneo del genere per gli emigrati italiani e per il nome dell’Ascoli nel mondo. Il torneo, cui parteciparono anche squadre del calibro di Botafogo, Nancy e Rangers, fu vinto proprio dall’Ascoli.
Stagione 1974-1975 - Formazione del primo storico campionato di Serie A
Stagione 1974-1975 – Formazione del primo campionato di Serie A
Nella stagione 1980-81, che vide il ritorno di Mazzone in panchina, l’Ascoli si aggiudicò infatti il “Torneo di Capodanno” organizzato dalla Lega, battendo la blasonata Juventus. In questo decennio d’oro l’Ascoli si accreditò il titolo di “provinciale terribile”, battendo più volte le formazioni più blasonate del calcio italiano. Lo stadio Del Duca assunse la fama di “campo difficile”. Nel 1986 l’Ascoli si aggiudicò anche una coppa europea, la Mitropa. Gli anni 1990 sembrarono iniziare nel segno del decennio trascorso, con una promozione in serie A. La squadra era guidata da Nedo Sonetti e poteva contare sull’apporto di uomini di spicco come l’attaccante brasiliano Walter Casagrande e il portiere Fabrizio Lorieri. Le due stagioni che seguirono videro l’Ascoli in corsa per il ritorno in A, anche grazie alle marcature di Oliver Bierhoff.
L’obiettivo però sfuggì entrambe le volte. Nella stagione 1994-1995 la dirigenza cambiò due volte tecnico, Colautti e Orazi, prima di essere affidata ad Alberto Bigon. Il 18 dicembre 1994, poco dopo la vittoria per 3-0 contro il Pescara, muore Costantino Rozzi. I funerali si svolsero alla presenza di allenatori, calciatori e dirigenti convenuti da tutta Italia, del presidente federale Antonio Matarrese, dei lavoratori dipendenti dell’impresa Rozzi e di migliaia di tifosi che resero necessario il blocco del centro storico di Ascoli Piceno. In tutto si stimò una partecipazione di circa 20.000 persone. La morte di Rozzi e la retrocessione segnarono la conclusione di un’era.
Stagione 1986-1987 - Formazione vincitrice della Mitropa Cup
Stagione 1986-1987 – Formazione vincitrice della Mitropa Cup

Il periodo Benigni

Dopo la morte del “Presidentissimo” Rozzi, un gruppo di imprenditori guidati dall’industriale ascolano Roberto Benigni presero l’iniziativa. Furono risanati i debiti societari, iscrivendo la squadra al campionato di serie C1 1995-96. In finale trovarono il sorprendente Castel di Sangro che sbarrò loro la strada ai calci di rigore, con errore decisivo proprio di Mirabelli e Milana. Il 3 agosto 1996 la nuova dirigenza rese omaggio al presidente scomparso organizzando il 1° Memorial Costantino Rozzi, cui furono invitati il Milan e il Perugia. Il torneo, trasmesso in diretta da Italia 1, fu vinto proprio dall’Ascoli. Nella stagione 2001-02 il Picchio conquistò la promozione matematica al Del Duca contro la Lodigiani di fronte a circa 20.000 spettatori. Nell’anno dei “Diabolici”, come fu detto, il tecnico Pillon poteva contare su una rosa in cui militava anche il giovanissimo Andrea Barzagli, futuro campione del mondo. Nell’estate 2005 l’Ascoli, dopo aver disputato i play-off di serie B perdendo in semi-finale col Torino, venne ripescata in serie A in seguito al fallimento del Torino e alla retrocessione del Genoa in ultima posizione per illeciti sportivi.
Nel 2005-06 l’Ascoli torna in serie A ed ottiene un’altra storica salvezza disputando un campionato al di sopra delle aspettative. I bianconeri allenati dal tandem Giampaolo-Silva ottennero 43 punti (9 vittorie, 16 pareggi e 13 sconfitte) e chiusero il torneo al 10º posto insieme all’Udinese. Questa fu l’ultima storica salvezza in massima serie. La stagione successiva i bianconeri retrocedono in serie B. Dopo sei anni passati in cadetteria tra alti e bassi l’Ascoli retrocede in Lega Pro nella stagione 2012-13. In seguito alla grave situazione economica della società, il 30 settembre 2013 venne decretato, tramite l’assemblea, il nuovo consiglio di amministrazione della società. Venne nominato come nuovo presidente Guido Manocchio. Mentre Benigni lasciò la carica di presidente dopo 18 anni. Questo è stato un periodo molto travagliato per la storia dell’Ascoli e, dopo due mesi, Manocchio lascia la presidenza a Costantino Nicoletti. Quest’ultimo nel mese di novembre tenta di risanare i conti della società, ma non ci riesce e il 17 dicembre 2013 l’Ascoli Calcio 1898 fallisce per bancarotta a campionato in corso.
Stagione 2001-2002 - L'anno dei Diabolici
Stagione 2001-2002 – L’anno dei Diabolici

L’arrivo di Bellini, nasce l’Ascoli Picchio Fc 1898

Dopo il fallimento, la società viene subito affidata ad una curatela fallimentare composta da Walter Gibelleri, Franco Zazzetta ed Emidio Verdecchia con il compito di traghettare la squadra fino alla fine del campionato. Il 13 gennaio 2014 viene firmato il bando d’asta. Il 6 febbraio presso il tribunale di Ascoli Piceno, nella tarda mattinata, viene depositata una sola offerta e nel pomeriggio dello stesso giorno viene aperta la busta presentata: è quella dell’imprenditore italo-canadese Francesco Bellini. Con lui nasce l’Ascoli Picchio F.C. 1898 e il 13 maggio 2014 la F.I.G.C. trasferisce il titolo sportivo dell’Ascoli Calcio 1898 S.p.A. all’Ascoli Picchio F.C. 1898 S.p.A. L’Ascoli Picchio nella stagione 2014-15 a disputato il campionato di Lega Pro girone B sotto la guida del tecnico Mario Petrone.
Persa la seminfinale contro la Reggiana, gli Ascolani sono stati ripescati in Serie B dopo 3 stagioni ai danni del Teramo per la storia del calcioscommesse.
Stagione 2013-2014 – Bellini e la squadra (Agenzia Foto Spot)




AMARCORD:COSTANTINO ROZZI

Suonava il violino per passione, si era diplomato geometra e da giovane, per non restare con le mani in mano durante il tempo libero, dava ripetizioni ai propri compagni di scuola. Gratuitamente, perché si trattava di una persona generosa. Costantino Rozzi era nato ad Ascoli Piceno l'11 gennaio 1929. Costruttore edile, proprietario di alberghi e produttore di vini, era diventato noto al grande pubblico nella figura di presidente dell'Ascoli Calcio.

Per raccontare il suo approccio con il mondo del pallone si può citare il famoso proverbio "chi disprezza compra". Abitava vicino allo stadio della sua città ed era infastidito dall'incredibile aumento del traffico che si verificava in quella zona ogni fine settimana, tanto da domandarsi: “
Ma chi sono quei pazzi che trascorrono la domenica pomeriggio dentro uno stadio per vedere la partita?”. Erano quei tifosi ai quali lui stesso avrebbe poi regalato anni di soddisfazioni.

Dopo essersi convinto grazie ad un'opera di persuasione messa in atto da alcuni amici, nel mese di giugno del 1968 aveva acquistato una quota di minoranza del club marchigiano, diventandone presidente trascorso poco tempo. L'intenzione era quella di prendersi un impegno di breve durata. Le prime parole da lui pronunciate dopo l'insediamento non avevano destato un'ottima impressione ai suoi più stretti collaboratori: "
... Io so a malapena che in Italia il calcio si divide in tre categorie... Serie C, Serie B e Serie A. Noi adesso siamo in C. Ma chi ci vieta di arrivare sino alla A?... ".

In realtà rappresentavano lo specchio fedele di un uomo estremamente determinato. Da giovane desiderava laurearsi in ingegneria, ma visto che ad Ascoli non c'era quell'università e che avrebbe dovuto sostenere troppi esami integrativi per il proprio futuro scelse un'altra strada. Vinse un concorso al catasto e, dopo essere riuscito ad evitare il trasferimento a Firenze, si era licenziato terminata la prima ora di lavoro. Alla madre Lucia che reclamava delle spiegazioni rispose: "
Mamma, per piacere levati dalla testa che io posso stare a scrivere seduto ad un tavolino. Quel lavoro non fa per me". Aveva iniziato la propria carriera partendo dall'impresa edile 'Zaccherini', dove conobbe Franca Rosa, un'impiegata che nel 1957 diventò sua moglie e dalle quale ebbe quattro figli: Fabrizio, Anna Maria, Antonella ed Alessandra.

Alla quarta stagione al timone del club era riuscito finalmente a conquistare la serie B. Nei confronti di chi gli domandava maliziosamente "
Adesso che siete in B cosa pensate di fare?”, rispondeva serafico: “Niente, niente, tanto è chiaro che più di un anno in B non facciamo... Cosa avete capito? Facciamo solo un anno in B perché ci attende la Serie A!”. Non si trattava di presunzione, ma di un presagio: il 9 giugno del 1974  il sogno di un'intera città era diventata realtà. Al fischio finale della gara decisiva disputata contro il Parma il campanone della Cattedrale aveva suonato per dieci minuti ininterrotti. Prima di allora era rimasto in silenzio sin dal lontano novembre del 1972, a seguito del terribile terremoto che aveva scosso Ascoli. Sulla panchina sedeva Carlo Mazzone, al quale Rozzi aveva affidato l'incarico con un discorso tanto breve quanto incisivo: “Senti un pò Mazzone... Ogni anno chiamo uno scienziato per cacciarlo a metà stagione. Visto che sei bravo a sostituirli, stavolta il campionato lo cominci direttamente tu, così non ci penso più...”.

Per motivi puramente campanilistici Rozzi si era adoperato per cambiare denominazione alla società: da "Del Duca Ascoli" (il nome del primo presidente mecenate) ad "Ascoli Calcio 1898". Proprio “Del Duca” era il nome di quello stadio che aveva promesso di costruire in cento giorni, anticipando i soldi di tasca propria. Erano in pochi a credere in quell'impresa, eppure riuscì a mantenere l'impegno anticipando i tempi della consegna. In quell'impianto che poteva contenere sino 40.000 persone (per una città che aveva poco più di 50.000 abitanti) i campioni del mondo di Enzo Bearzot disputarono un'amichevole contro il Portogallo (3 aprile 1985).

Durante i suoi ventisei anni alla guida del club, interrotta soltanto dalla sua morte avvenuta il 18 novembre 1994, Rozzi era riuscito a mantenerlo in serie A per ben quattordici stagioni, alternate da retrocessioni e successivi ritorni nel massimo campionato. Quattordici, come il numero dei tecnici da lui esonerati. Aveva un sogno: “
In coppa UEFA voglio arrivarci, prima o poi...”. Nel 1980 ci arrivò vicino per davvero: con la retrocessione del Milan a causa dello scandalo del Totonero, la sconfitta del Torino nella finale di coppa Italia contro la Roma gli aveva precluso la possibilità di realizzarlo. Rimase la soddisfazione per aver conseguito il quarto posto in classifica, alla quale si era aggiunta la conquista della Mitropa Cup nel novembre del 1986.

Stefano Pellei, nel suo libro “Costantino Rozzi - Una panchina nel cielo”, ha raccontato con dovizia di particolari l'amore di un uomo verso quello sport che aveva prima detestato e poi amato. Nel 1989, oltretutto,  era riuscito ad ottenere anche la laurea honoris causa in sociologia dall’Università di Urbino. Aveva battagliato per dare voce ai diritti delle squadre provinciali, quando sedeva in panchina si agitava indossando i calzini rossi per sfidare la sfortuna. Quelli che adesso, forse, conserva ancora. In attesa di sentire suonare nuovamente una campana.

I PRECEDENTI:Avellino-Ascoli è sfida antica, ma soprattutto una sfida tra due squadre che hanno conosciuto i fasti della A (ben 9 confronti) pur affrontandosi diverse volte anche in B (7), in C (10) e anche in Coppa Italia (2). Il bilancio è in quasi perfetta parità, con 9 vittorie per parte e 10 pareggi, per cui quella che si giocherà martedì è la sfida numero 29 in Irpinia, la 25esima allo stadio “Partenio” dopo che i primi confronti tra le due squadre risalgono ai tempi in cui l’Avellino giocava nel campo di Piazza d’Armi e non ancora al “Partenio” che venne ampliato dall’impresa del presidente dell’Ascoli, Costantino Rozzi, proprio come fece tre anni dopo con il “Del Duca”, e inaugurato nel 1971. Primi incroci negli anni Sessanta, nella vecchia serie C quando l’Ascoli si chiamava ancora Del Duca: 2-1 (Maialetti) nel 1962-1963, 2-0 nel 1964-1965, 0-0 nel 1965-1966, 2-0 nel 1966-1967 con Gasparini ancora in gol per l’Avellino proprio come due anni prima: l’anno successivo l’attaccante venne acquistato dalla Del Duca Ascoli e vi rimase due anni. Le due squadre tornano ad affrontarsi in B nel 1973-1974 (2-2 con doppietta di Mario Morello) e nelle file di quell’Avellino c’è il giovane Roccotelli (foto sotto, oggi 63enne) che dopo quattro anni avrebbe fatto le fortune sue e dell’Ascoli. E’ ancora B nel 1976-1977: 2-0 con gol di Traini, attaccante di Offida cresciuto nella Samb che conobbe anche la serie A con la Ternana, e Lombardi che dell’Avellino è stato prima giocatore e capitano e poi allenatore. Ammaltosi di Sla, è morto alcuni anni fa e a lui è stato intolato lo stadio che infatti si chiama “Partenio-Adriano Lombardi”. In quell’Avellino giocavano anche Schicchi (un ex), Trevisanello che sarebbe poi venuto all’Ascoli e Capone che avrebbe chiuso la carriera nella Fermana.
hqdefaultL’anno dopo, quello dei Record (1977-1978), finisce 0-0. Nell’Avellino gioca Chiarenza, ex trainer dell’Ascoli: a fine campionato entrambe le squadre in A. Avellino-Ascoli vive poi la bellezza di 9 consecutive, indimenticabili sfide nella massima serie. Nell’ordine: 3-1 nel 1978-1979 con gol di Anastasi, una rete dell’avellinese De Ponti che sarebbe poi diventato bianconero e gara affidata all’arbitro Casarin; 2-2 nel 1979-1980 con gol di Bellotto e Scanziani, e De Ponti ancora avversario; 4-2 nel 1980-1981 con gol di Trevisanello (ora bianconero) e Scanziani, i futuri juventini Tacconi e Vignola avversari e Vinicio sull’altra panchina; 1-0 nel 1981-1982 deciso da un rigore di Vignola; 2-0 nel 1982-1983 con rete di Barbadillo; 2-1 nel 1983-1984 con in gol De Napoli che dopo tre anni sarebbe stato il primo calciatore dell’Avellino a vestire la maglia della Nazionale partecipando ai Mondiali di Messico 1986; 2-0 nel 1984-1985 con rete di Diaz compagno di squadra di Franco Colomba; 0-0 nel 1986-1987 con in campo ancora Colomba insieme all’ex Dirceu, al futuro bianconero Colantuono e ad Alessio oggi collaboratore del C.T. Conte; 1-1 nel 1987-1988. Avellino-Ascoli rispunta in B nel 1990-1991: 1-1 con gol di Spinelli segnato all’ex portiere bianconero Brini. Quindi sei confronti in serie C1: 4-1 nel 1996-1997 con l’ex D’Ainzara in maglia biancoverde, 2-1 nel 1997-1998. Quindi due 0-1 di fila (1998-1999 e 1999-2000) decisi entrambi dallo stesso attaccante: Alessio Frati. Infine 1-1 nel 2000-2001 con Ammazzalorso allenatore dell’Avellino e 2-2 nel 2001-2002 quando segnarono i “diabolici” Biancone e Passiatore. Ultimi tre confronti in serie B: 2-2 nel 2003-2004 con Zeman sulla panchina dell’Avellino, e poi 0-2 sia nel 2007-2008 che nel 2008-2009 con un gol di Guberti (foto sotto) che al Partenio ne aveva già fatti due in Coppa. Ci sono stati anche due confronti in Coppa Italia, con altrettanti successi bianconeri: 0-1 nel 1975-1976 e 0-2 nel 2007-2008.
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I CONVOCATI:  
Sono 20 i bianconeri convocati da Mister Petrone per il match con l’AvellinoAddae, Almici, Altobelli, Bellomo, Berrettoni, Cacia, Canini, Carpani, Caturano, Giorgi, Grassi, Jankto, Lanni, Mengoni, Milanovic, Nava, Pecorini, Perez, Petagna, Svedkauskas.
FORMAZIONE:
Questa è la formazione di mister Petrone che scenderà in campo questa sera contro l'Avellino.
Modulo: 4-3-1-2 con: Lanni; Almici, Mengoni, Canini, Pecorini; Altobelli, Bellomo, Carpani; Berrettoni; Petagna, Caturano.
TIFOSERIA:


Politica: marcatamente destroidi Settore: Curva Sud “Costantino Rozzi”
Amicizie: Vis Pesaro, Lazio, Torino (solo coi Granata Korps, vedi sotto), Messina (rispetto reciproco e
stima), Triestina (ormai quasi ex-amici
zia, visto che il rapporto va verso
una reciproca indifferenza, forse per
il loro gemellaggio coi veronesi).
Rivalità: Sambenedettese, storica, molto sentita, vista la vicin
anza tra le due cittadine e il diverso credo
politico; nell’86, all’uscita di una discoteca di Centobuchi, vicino S.Benedetto, un 21enne ultras della Samb, dopo una violenta lite a sfondo calcistico con ultras ascolano, viene raggiunto mortalmente all’addome da una coltellata. Ancona, nel 90/91 il riaccendersi della rivalità, risalente a 20 anni

prima; in questi ultimi anni, visti i numerosi “incroci” si è acutizzata, anche per le diverse idee politiche; un derby molto sentito, sempre ad alto rischio incidenti, nel 2000 persero la finale Playoff proprio con l’Ancona a Perugia, e fuori lo stadio una 50ina di anconetani non trovò scampo e lo sfogo della sconfitta e della rivalità si abbattè sui malcapitati, le
cui tessere dei vari gruppi ultras, oltre a sciarpe e bandiere, fecero presto mostra di sé nei vari bar di Ascoli.
Rimini, il solo fatto che sono gemellati con la Samb basta e avanza a giustificare questo odio; lo scorso marzo si sono presentati in 300/350 gli ascolani a Rimini, buon numero visto il posticipo del lunedì sera.

Pescara, astio antico, vista anche la vicinanza tra le due
città, condito da incidenti in passato. Fiorentina, il
primo anno in cui si presentano ad Ascoli (’74) si verificano i primi scontri, coi viola in diverse migliaia, che
creano un putiferio, prendendo di sorpresa una curva abituata alle categorie inferiori; l’anno dopo i
marchigiani fanno tesoro dell’esperienza dell’anno prima e sono preparati e compatti, le prime cariche
partono subito, poi risse furibonde, schiaffi, calci e pugni a volontà, coi tamburi tolti dalle mani dei fiorentini e
sfondati sulle loro stesse teste. Da allora è diventato un appuntamento fisso, per entrambi, sia a Firenze che
ad Ascoli. Citazione dal “Libro della Fiesole”: “Sicurament
e Ascoli è stata la trasferta più dura degli anni ‘80”.
Roma, stesso discorso dei fiorentini. Spavaldi e sbruffoni
per le vie di Ascoli, si devono ridimensionare negli anni successivi. Ogni anno succedono casini, fino almeno agli anni’90, presi di mira fin dal loro arrivo sulla Salaria, strada che collega le due città. Inter, negli anni ’80 aspri scontri, nell’88/89 gli interisti persero “Inter Club Cologno Monzese”, striscione che fu riutilizzato dagli stessi ragazzi che lo avevano sottratto per fare “Gruppo Rasta”, che si sciolse dopo qualche anno perché forse troppo contrastante con lo stampo politico
estremista di quei tempi. Al termine del match con l’I
nter, un gruppo di skins per riprendere il proprio pullman
viene fatto passare, contro ogni logica, sotto la
Sud, proprio quando escono gli ascolani: ne nasce un
parapiglia generale, con la polizia ferma e, nella confusione della rissa, viene colpito brutalmente Nazzareno
Filippini, 30 anni, personaggio di spicco del Settembre B/
N, che, trasportato d’urgenza all’ospedale, morirà
dopo essere entrato in coma, di lì a pochi giorni. Da allora il rapporto è di forte odio, con gli interisti che non
perdono mai l’occasione di infangare la memoria del povero“Reno”. Livorno, rapporto burrascoso per le idee
politiche diametralmente opposte, prima degli anni 2000
non si sono praticamente mai incontrati, poi è stato
tutto un susseguirsi di incidenti, specie a Livorno, dove gli ascolani hanno accusato i locali di essere tutt’uno
coi celerini. Verona, agli inizi degli anni ’80 e fino, all’incirca all’84, vi è una sorta di gemellaggio con le “Brigate Gialloblù”, ma l’amicizia termina quando un gruppetto di veronesi comincia a chiamare “terroni” gli ascolani, provocandone la reazione. Da allora il rapporto cambia bruscamente, degenerando negli anni a seguire. Scontri cruenti in terra veneta con la polizia nell’85. Fermana, rivalità regionale sentita, di campanile. Ternana, Perugia, rivalità perlopiù politiche, viste le diverse idee. Catania, Teramo, rivalità di
confine. Genoa, 300 liguri, negli anni ’80, furono assediati sotto la Nord e, sfondati i cancelli, vennero caricati
nel settore e derubati degli striscioni, “Fossa dei Gr
ifoni” compreso, bruciati davanti a loro. Sampdoria,
affrontarono gli ascolani a viso aperto dopo una carica so
tto il loro settore anziché fuggire, in seguito i
rapporti si sono vi via distesi, ma, un razzo spar
ato dalla curva Sud verso i doriani, col conseguente
ferimento di una donna, nel 05/06, ha riacutizzato la
rivalità, coi doriani che successivamente tentarono un’imboscata a Genova. Bologna, “appuntamento fisso” negli anni ’80. Pisa, gli ascolani ebbero coraggio due anni fa a passare tra la folla pisana, ma 9 di loro furono diffidati per un parapiglia. Vicenza, sono gemellati coi pescaresi
e tanto basta. Avellino, stessa logica, loro sono gemellati coi sambenedettesi.
PALMARES:
L'Ascoli oltre a vantare un ricca storia condita dalla serie A che ha disputato per anni, vanta due campionati di serie B tra questi figura l'ombra del grande Carletto Mazzone e poi una mitropa cup vinta nel 1987 e una coppa italia di serie C.


Calcisticamente è una squadra che dalla sua parte, può vantare una buona reputazione, oltre ad aver avuto sul campo del Del Duca degli eccellenti personaggi come ad esempio il grande Imprenditore Edile Costantino Rozzi come abbiamo citato, in questa Baronata.

Alla prossima ''Baronata''.
BARONE FERDINANDO

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