venerdì 18 settembre 2015

Scopriamo il Cagliari

                                    ''LA BARONATA''



                                         A CURA DI: BARONE FERDINANDO


IL NOSTRO AVVERSARIO:CAGLIARI



STORIA:
La prima partita è Cagliari-Torres, e va in scena in un caldissimo 8 settembre, allo Stallaggio Meloni. I cagliaritani indossano una casacca neroazzurra. Sono proprio loro a trionfare, a sorpresa, sui favoriti sassaresi. Vero trascinatore l’ariete Alberto Figari, "Cocchino" per gli amici, capace di segnare una tripletta. 
Il neonato sodalizio partecipa quindi al Torneo Sardegna. Le avversarie sono la Torres di Sassari, l’Ilva Maddalena e un'altra compagine del capoluogo,  l'Eleonora d’Arborea. Facile l'affermazione dei padroni di casa, che dominano tutti gli incontri. Allenatore-giocatore è Giorgio Mereu, di professione avvocato, che di li a poco assumerà anche il ruolo di Presidente. Nel 1922 farà costruire una tribuna allo Stallaggio Meloni, necessaria a accogliere un pubblico sempre più numeroso e partecipe. Nel 1926, i colori neroazzurri lasciano il posto ad una nuova divisa: quella rossa e blu.
L'avvento alla Presidenza dell'avvocato Carlo Costa Marras prelude all'ingaggio di un allenatore-giocatore ungherese. Si
chiama Robert Winkler, bravo sia in attacco che in porta. I tempi pionieristici stanno per finire. Nel 1928, il Cagliari prende parte al primo campionato nazionale, quello di Prima Divisione. Il debutto è datato 16 ottobre 1928, sconfitta per 2-1 sul terreno della Virtus Goliarda. Il gol del Cagliari è di Tonino Fradelloni, il terzo di quattro fratelli calciatori. Il pubblico dello Stallaggio Meloni inizia ad affezionarsi ai suoi giocatori. Popolarissimi il mediano Costa, dalla potenza esplosiva, e il terzino Puligheddu, il cui fisico statuario lascia poche occasioni agli attaccanti avversari. In attacco, raccoglie l'eredità di Figari il toscano Natale Archibusacci, un ragazzo sempre pronto alla battuta, che vede la porta come pochi.
Il Cagliari, che nel frattempo si è trasferito nel nuovo campo di via Pola, arriva alle finali, dove si classifica all'ultimo posto con 3 punti. L'anno successivo, i rossoblu sono quinti assoluti. Una notevole escalation.




anni 30
La crescita della squadra è graduale ma inarrestabile. Dopo il 5° posto del 1930, il Presidente Comi si permette una campagna acquisti in grande stile. Arrivano tra gli altri l'ottimo portiere Bedini dal Pisa e il centrocampista Ossoinak dalla Roma. A dirigere questo squadrone, il grande Egri Erbstein. I rossoblu dominano il campionato e nelle finali per la promozione superano la Salernitana: 1-1 in trasferta (Ossoinak) e 2-1 in casa (Di Clemente e Filippi). E' fatta: il Cagliari è promosso in Serie B.

La nuova categoria non sta larga alla compagine sarda, che ottiene due tranquille salvezze. Si mettono in luce gli attaccanti D'Alberto (ungherese, nonostante il nome), e Ostroman (ex Milan). L'addio inevitabile di Erbstein porta alla ribalta un altro tecnico magiaro, Andrea Kutic. Purtroppo sulla Società incombe una crisi economica che ne ridimensiona le ambizioni. Solo l'intervento del Podestà
Enrico Endrich consente di chiudere la stagione.

L'anno dopo Kutic viene esonerato, e dopo l'intermezzo del duo Scotti-Boero, la squadra viene affidata ad Enrico Crotti. Rimpasti tecnici che non servono per dare linfa nuova. I rossoblu terminano al penultimo posto, con l'onta di un 0-10 a Catanzaro. Un provvidenziale ripescaggio da parte della Federazione evita la retrocessione, ma è solo un palliativo. Nel 1935 la discesa diventa realtà, nonostante le prodezze della coppia d'attacco D'Alberto-Subinaghi.  E' necessaria una rifondazione, in campo e fuori. Il Club Sportivo Cagliari si scioglie:
nasce l'Unione Sportiva Cagliari. Prende le redini della Società il rappresentante Mario Banditelli, che innanzitutto si preoccupa di pagare i debiti d'affitto del campo di via Pola. Quindi affida la squadra all'ex centrocampista Roberto Orani, che nel giro di un paio d'anni, affidandosi principalmente ai prodotti del vivaio, riporta la squadra in Serie C. Dopo un altro ripescaggio, il Cagliari si consolida ai vertici del campionato, mettendo in mostra giocatori validissimi che si meritano l'attenzione delle squadre continentali. Come il centrocampista Francesco Servetto, destinato al Genoa. Fa sfracelli la coppia d'attacco, composta dai sardi Pisano-Renza. Il Cagliari è 5° nel '39, 6° l'anno successivo.


anni 40

La Seconda Guerra Mondiale naturalmente limita l'attività calcistica. Vengono sospesi i campionati di Serie C, e il Cagliari prende parte ai campionati di Prima Divisione Regionale. Sono partite poco significative dal punto di vista tecnico, ma importantissime sotto il profilo sociale: il calcio diventa latore di un breve sorriso, che serve a dimenticare per un attimo gli orrori del conflitto. E c'è la piccola soddisfazione di battere la Torres in casa sua...

Dopo un anno di sospensione in seguito ai bombardamenti, rinasce la passione sportiva, come segno che la vita va avanti. Il Cagliari viene ricostruito dal nulla, grazie all'opera infaticabile del
Presidente Eugenio Camboni e del tesoriere Renzo Carro. Tra le tante difficoltà, basterà citare la bomba degli Alleati ha aperto una voragine gigantesca proprio al centro del campo di via Pola. I giocatori si rimboccano le maniche e piano piano rimettono a posto il terreno di gioco. Il campo di via Pola è di nuovo pronto ad ospitare un avvenimento sportivo.

Si mettono in luce, in quel primo dopoguerra, gli elementi del vivaio: Gorini, Grandesso, Farris e Ragazzo.

Sono rimasti i senatori, come Schinardi, difensore energico, e l'eclettico Fercia.

Dopo la delusione del 1946-47, quando i rossoblu arrivano terzi alle spalle di Quartu e Carbosarda, il Cagliari partecipa al campionato di
Serie B. Torna la leggenda Winkler in panchina, ma anche la sua esperienza non può porre rimedio ad una retrocessione scritta. Troppo deboli i rossoblu contro le squadre della penisola. La discesa prosegue in Serie C. Winkler preferisce lasciare. Il Cagliari, affidato ad Armando Latella, si salva nelle ultime battute.

La Società non naviga in buone acque. Incombe lo spettro del fallimento. A salvare la situazione, ecco il nuovo Presidente
Domenico Loi, che porta nuova linfa ed entusiasmo. Prende le redini della squadra il direttore tecnico Manostary Kovacs, che affianca Latella in panchina. La coppia durerà poco: a metà campionato, insoddisfatto dei risultati, Loi li sostituisce rispettivamente con Tonino Fradelloni e Mariolino Congiu. Il 6° posto finale è deludente, rispetto ai programmi di partenza, ma è comunque incoraggiante per il futuro, in chiusura di un decennio difficilissimo e drammatico.


Una formazione del 1946 - Da sinistra in piedi: Grandesso, Pau, Dessy, Piscedda, Siddi, Lazzari; in basso: Atzeni M., Atzeni A., Cocco, Farris, Corrias E.
Gli anni '50 si aprono all'insegna della magnificenza per il sodalizio rossoblu. Il Presidente Domenico Loi ha competenza e risorse economiche per assicurarsi il meglio che offre il mercato. La Serie C ormai sta stretta al Cagliari: si punta in alto. Arrivano uno dopo l'altro giocatori importanti, che rafforzano la squadra in ogni reparto. Tra questi, gli attaccanti Avedano, Golin e Torriglia, i terzini Miolli e Stocco e il sapiente regista Morgia.

Un anno di doveroso apprendistato, e quindi il ritorno in Serie B. In panchina c'è l'ex gloria del Torino
Federico Allasio, affiancato da Cenzo Soro come direttore tecnico. Il Cagliari sbriciola la concorrenza durante la stagione regolare, infliggendo sette punti di distacco all'Empoli, seconda classificata. Naturalmente i rossoblu si presentano alle finali nelle vesti di grande favoriti. Pronostico rispettato: nel mini torneo con Piacenza, Maglie e Vigevano, il Cagliari inanella 5 vittorie e un pareggio. E' di nuovo Serie B. Un traguardo ottenuto grazie alle prodezze della leggendaria coppia d'attacco formato da Erminio Bercarich, un fiumano paragonabile a Nordhal. che segna la bellezza di 30 reti in 36 partite, e il raffinato interno Gennari, a segno 17 volte. E' l'anno di uno storico trasloco: il Cagliari gioca all'Amsicora, abbandonando il tanto amato terreno di via Pola, ormai inadeguato

Una squadra in grado di riproporsi ad alti livelli anche nella categoria superiore. Dopo un più che onorevole sesto posto, il 1953-54 sembra l'anno buono per tentare la scalata alla massima serie. I rossoblu sgomitano con Catania, Pro Patria e Como. L'ultima giornata vede il Cagliari di scena a Pavia.  Golin fallisce un rigore, che avrebbe dato la promozione matematica. Finisce 0-0 ed è necessario giocare uno spareggio in campo neutro, a Roma, contro la Pro Patria. Va male: il 2-0 per i bustocchi inaugura una tradizione negativa negli spareggi.

E' una brutta botta per l'ambiente. Si perde la chimica favorevole che aveva portato in alto i rossoblu. Nemmeno l'arrivo in panchina di un santone del calcio italiano come
Piola riesce a scuotere i giocatori. Il Cagliari alterna piazzamenti dignitosi a stagioni da dimenticare. Vengono lanciati giovani promettenti, che diventeranno idoli dell'Amsicora: il tignoso difensore Mario Tiddia e lo sgusciante attaccante Tonino Congiu. Quest'ultimo sarà titolare indiscusso della maglia numero 11, prima dell'avvento di un altro giocatore.

Il quarto posto del 1959 è illusorio. L'anno dopo il Cagliari imbrocca una stagione sfortunata, e si classifica all'ultimo posto, dopo avere fallito gli appuntamenti con la vittoria contro Sambenedettese e Venezia. Due scontro diretti in casa che si concludono in parità. Di conseguenza, è retrocessione dopo nove anni. Il Presidente Meloni lascia la barca che sta affondando, in tutti i sensi. Una nuova terribile crisi finanziaria si abbatte sulla Società rossoblu. L'ombra del fallimento incombe minacciosa.



Dopo la rovinosa caduta in Serie C, si impone una rivoluzione, tecnica e societaria. Meloni lascia la Società nelle mani di Baccio Sorcinelli, editore del quotidiano "L'Unione Sarda", dell'avvocato Lino Lai e del commerciante Aldo Piludu. I "deus-ex-machina" della situazione sono però Enrico Rocca e Aldo Arrica, due imprenditori con l'hobby del pallone. Rocca è il nuovo Presidente.

 La squadra, affidata ancora a Rigotti, viene abbondantemente ritoccata, con innesti che scriveranno pagine importanti negli anni a venire. In primis il tosto libero argentino Miguel Angel
Longo, dalla Juventus, che cede anche il portiere Martino Colombo, e l'attaccante Guerrino Rossi. Quest'ultimo si rivela un cannoniere implacabile: 17 gol. I rossoblu però fanno cilecca nello sprint finale. Il secondo posto è una beffa: viene promossa la Lucchese.

Rigotti viene sostituito da Arturo
Silvestri, detto "Sandokan", ex terzino del Milan. La difesa è rinforzata da Raffaello Vescovi, stopper che compone un quadrilatero formidabile. Danilo Torriglia non fa rimpiangere Rossi, tornato alla Juventus. Silvestri si guadagna subito la stima e la fiducia di tifosi e giocatori. E' un anno trionfale, che segna il ritorno in B.  Dopo un anno di assestamento, la squadra è pronta per la grande impresa. E' arrivati Ricciotti Greatti, c'è già Mario Martiradonna. In avanti debutta un giovane alto e magro, di cui si dicono mirabilie: Gigi Riva. L'ultima giornata in campionato si gioca il 21 giugno 1964: guarda caso, proprio contro quella Pro Patria che aveva negato ai rossoblu la promozione. Il 3-1 chiude i conti. La città si veste a festa. Dopo 44 anni di storia, i rossoblu salgono in Serie A.

L'approccio con la massima serie è scioccante. La squadra è valida, ma inesperta.  Nonostante il contributo di nuovi elementi che scriveranno pagine di storia, come il brasiliano Nenè e Pierluigi Cera, il Cagliari affonda. E' ultimo alla fine del girone d'andata. Rocca infonde serenità, rifiutando le dimissioni di Silvestri. I rossoblu si riprendono, e ottengono un incredibile 6° posto conclusivo. Decisivi i 9 gol di Riva, che l'anno dopo debutta addirittura in Nazionale. Il Cagliari si salva tranquillamente, anche grazie ai 10 gol di Rizzo, pure lui azzurro. Silvestri lascia, conscio della fine di un ciclo. Al suo posto
Manlio Scopigno, detto "Il Filosofo", che conduce la squadra ad un campionato esaltante. Il portiere Reginato stabilisce il record d'imbattibilità: sette partite di fila senza prendere gol. L'ascesa del Cagliari è frenata dal terribile infortunio di Riva. Contro il Portogallo, il bomber si rompe una gamba scontrandosi con il portiere Americo. Senza Gigi, nelle ultime nove partite il Cagliari vince solo due volte. Il 6° posto è ingeneroso: i rossoblu avrebbero meritato di più.

A luglio, dopo una burrascosa tournèe in America, Scopigno viene esonerato. Gli subentra Ettore
Puricelli, che non lega con buona parte della squadra. I risultati ne risentono. Il Cagliari si classifica solo 7°, a pari punti con Torino e Varese. Piazzamento deludente, viste le premesse, per una squadra che vanta un attacco formato da Riva e Boninsegna. Gigi è l'uomo nuovo del calcio italiano: lo vogliono tutte le grandi, ma grazie alla Saras di Moratti e la Sir di Rovelli si riesce a trattenerlo in Sardegna. Intorno a lui, viene costruita una squadra ancora più forte. Con il sacrificio di Rizzo, ceduto alla Fiorentina,  Arrica si assicura Ricky Albertosi e Mario Brugnera. Adesso il Cagliari è competitivo per lottare con le grandi. Non ultimo tassello: il ritorno in panchina di Scopigno. Il campionato '68-69 sfuma nelle ultime battute. Vince la Fiorentina, che precede Cagliari e Milan di quattro punti. L'appuntamento col tricolore è solo rinviato di un anno.


Storico, magico, epico, indimenticabile. Si può saccheggiare il vocabolario, e altri in passato l'hanno già fatto a giusta ragione, per definire lo scudetto del Cagliari, arrivato nella stagione 1969-70, al culmine di una programmazione intelligente e saggia, un ciclo inaugurato anni prima con la promozione in A.

Al solito, Arrica gioca bene le sue carte in sede di campagna acquisti. Boninsegna, centravanti fortissimo ma poco compatibile con Riva (anche se i Mondiali messicani poi diranno il contrario, o forse no), è ceduto all'Inter in cambio di
Bobo Gori e Angelo Domenghini. Il primo non è un centravanti particolarmente prolifico, ma ha ottima tecnica e si muove in funzione del suo partner d'attacco, in modo particolare Riva. Domenghini è un'ala potente e sgobbona, che trova con facilità la via della porta. Ha un carattere forte, e mal sopporta l'indiscussa leadership di Riva. Sul campo però i piccoli contrasti non si vedono: uno per tutti e tutti per uno.

Il Cagliari parte molto bene: un pareggio in casa della Sampdoria e quattro vittorie consecutive, tra cui quella sul campo della Fiorentina campione d'Italia. L'Inter inchioda sull'1-1 i rossoblu all'Amsicora, poi altro mini ciclo positivo di cinque incontri. Il 14 dicembre 1969, a Palermo, prima sconfitta della stagione. Scopigno insulta il guardalinee e subisce una squalifica record: cinque mesi. I rossoblu ne risentono e non vanno oltre il pari, fuori casa col Bari e tra le mura amiche col Milan. E' uno stordimento momentaneo: cinque vittorie consecutive, con Riva scatenato, lasciano indietro la concorrenza: +4 sulla Juventus e +5 sulla Fiorentina.

I rossoblu si rilassano. Pareggio in casa con la Fiorentina, sconfitta di misura a Milano firmata dall'ex Boninsegna. Quindi, Gori e Riva stendono il Napoli e pareggiano a Roma, prima del grande scontro di Torino con la Juventus, che si è riavvicinata. Il 2-2 finale, con doppietta di Riva, è entrato a buon diritto nella leggenda. Ai fini pratici, serve ai rossoblu a tenere a debita distanza la Vecchia Signora. La strada ormai è tutta in discesa. La certezza dello scudetto arriva il
12 aprile 1970: Cagliari-Bari 2-0, con reti di Riva e Gori. I rossoblu sono campioni d'Italia, e il risultato fa felici tutti o quasi i tifosi d'Italia, che hanno eletto il Cagliari a squadra-simpatia, e conquistati dalle prodezze, anche in maglia azzurra, di un atleta forte e leale come Riva. All'allenatore Scopigno, soprannominato Il Filosofo, il merito d'aver amalgamato i 16 uomini a disposizione creando nello spogliatoio un'atmosfera difficilmente ripetibile; al general manager Andrea Arrica il merito dì'aver intuito su ciascuno dei componenti della rosa l'adattabilità al modello Cagliari.

Riva, Albertosi, Niccolai, Cera, Domenghini e Gori partono per il Messico, dove saranno protagonista del secondo posto mondiale, alle spalle dell'inarrivabile Brasile di Pelè.



Una formazione del 1969/70 - Da sinistra in piedi: Nenè, Albertosi, Niccolai, Domenghini, Riva; in basso: Martiradonna, Brugnera, Gori, Zignoli, Cera, Greatti.
Lo scudetto aveva idealmente chiuso un ciclo, ma quel Cagliari poteva ancora dare tanto. A fermarlo, il secondo gravissimo infortunio di Gigi Riva, e ancora in Nazionale. Al "Prater" di Vienna, in una partita per le qualificazioni al campionato europeo, il difensore austriaco Hof gli spacca tibia e perone con un intervento durissimo. Stagione praticamente finita per Gigi. Il Cagliari, che era in testa alla classifica, perde terreno ed esce dalla Coppa dei Campioni per mano dell'Atletico Madrid. E' l'inizio del declino, che coincide con l'invecchiamento di molti alfieri dell'epopea rossoblu: Greatti, Martiradonna, Domenghini, Cera, piano piano lasciano la scena.
Riva non sempre può metterci una pezza. Abbandona anche Scopigno. Nè Edmondo Fabbri nè Giuseppe Chiappella riescono a dare la sterzata. I dirigenti non hanno più la disponibilità economica per acquistare giocatori in grado di tenere alta la competitività della squadra. C'è ancora qualche squillo, come lo sfortunato quarto posto del 1972, ma
l'epoca d'oro è ormai alle spalle.

Nel 1974-75, i rossoblu, privi per gran parte del campionato di Riva, si salvano soltanto grazie al lavoro di Gigi
Radice, giovane e promettente allenatore che sostituisce Chiappella. Purtroppo la retrocessione diventa una triste realtà l'anno successivo. Luis Suarez non ha l'esperienza e il polso giusti per guidare uno spogliatoio da allenatore. Viene esonerato, e Mario Tiddia non può fare miracoli. Il colpo di grazia lo infligge alla fine del girone d'andata il nuovo serio infortunio a Riva. "Rombo di Tuono" chiude qui la carriera.
Il Cagliari retrocede in Serie B dopo dodici anni memorabili, e la ricostruzione è difficoltosa. Sono nati due cannonieri sardi, giovani e promettenti: Gigi Piras e Pietro Paolo Virdis. L'immediato ritorno in A, con allenatore il Sergente di Ferro Toneatto, fallisce per colpa di un'arancia scagliata da un tifoso che prende in pieno viso il giocatore leccese Cannito. 0-2 a tavolino, e promozione persa agli spareggi con Atalanta e Pescara. L'anno dopo i rossoblu falliscono completamente, ad onta degli onerosi investimenti sul mercato. D'urgenza, Riva passa dal campo alla stanza dei bottoni. Insieme al Presidente Mariano Delogu, e Mario Tiddia in panchina si prendono cura di una Società che ha visto tempi migliori. Con due lire, costruiscono una rosa giovane e sbarazzina, formata da ragazzi di talento (Bellini e Corti), scarti delle grandi (Alberto Marchetti e Longubucco), sottovalutati (Casagrande e Gattelli), garanzie (Piras e Quagliozzi). Lega il tutto il vecchio Mario Brugnera, a 36 anni votato come miglior giocatore della B. Al termine di un entusiasmante 3-0 alla Sampdoria, è di nuovo Serie A.

La squadra si dimostra pienamente all'altezza pure nella massima categoria. A lungo si mantiene nelle primissime piazze, fornendo un gioco brillante, grazie ad un centrocampo chic. Le grandi del campionato spesso devono pagare pedaggio. Esplode il bomber
Selvaggi, altro giocatore talentuoso scoperto in Serie B e trascurato dal calcio che conta. Il Cagliari di Tiddia rimane nell'immaginario dei tifosi come una delle più belle e piacevoli formazioni rossoblu della storia.


Gli anni '80 vedono la crisi nera della Società rossoblu, che va vicinissima alla cancellazione, ma anche un'imperiosa e per certi versi inaspettata rinascita. 
Era cominciata sotto i migliori auspici, la decade, col ritorno a casa in prestito del figliol prodigo Virdis. Insieme a Piras e Selvaggi compone un tridente di tutto rispetto, di cui fanno spese Torino e Roma. Una nuova salvezza senza difficoltà, 6° posto che in altri tempi sarebbe valsa l'UEFA, e ancora una volta tanti consensi per il gioco espresso da una squadra che ormai va a memoria.
Si prepara però un ribaltone in Società. Il Cagliari è rilevato dall'imprenditore toscano Alvaro Amarugi. Ha idee e fantasia, ma i soldi sono quelli che sono, e il suo carattere focoso non l'aiuta. La squadra vive un anno da brividi, salvandosi all'ultima giornata con in panchina Carosi, e l'anno dopo retrocede in B. Decisiva la sconfitta nella partita-spareggio sul campo dell'Ascoli di Mazzone. Una stagione tribolatissima, col fallimento degli stranieri Uribe e Victorino, e i continui contrasti tra il Presidente Amarugi da una parte, e Riva e Giagnoni dall'altra.
La vita in B è difficilissima per una squadra con pochi mezzi, in un ambiente dilaniato dalle polemiche. Riva prima dà le dimissioni, poi rientra per salvare il suo Cagliari che rischia di morire. Il nuovo Presidente Moi infatti eredita una difficile situazione economica, ma ci mette del suo, portando la Società allo sfascio definitivo.
La squadra non può non risentirne. Salvata per i capelli dalla retrocessione in C, piomba nella serie inferiore l'anno dopo, gravata da una penalizzazione. Riva lotta disperatamente contro il tempo per evitare il fallimento. Una cordata di imprenditori cagliaritani si impegna a ripianare i debiti. Il nuovo Presidente Tonino Orrù è una garanzia. Dopo una nuova stagione da incubo, e lo spettro della C2, si industria per riportare il Cagliari in alto. Assume un direttore sportivo scaltro come Carmine Longo, e un allenatore giovane e ambizioso: Claudio Ranieri.
Il trio Orrù-Longo-Ranieri fa miracoli. Dalla C alla A in due anni: viene ripetuto il cammino esaltante del Cagliari di Silvestri. Porta fortuna il vecchio Amsicora, dove i rossoblu sono costretti a giocare per i lavori di ristrutturazione del Sant'Elia in vista dei Mondiali del '90. Ancora una volta, è Serie A, dopo otto anni di sofferenze.


Una formazione del 1989 - Ielpo, Firicano, Valentini, Provitali, Festa, Cappioli; in basso: De Paola, Poli, Bernardini, Pulga, Paolino.
La squadra che affronta la Serie A, diventato il campionato più bello del mondo, si rinforza con Gianfranco Matteoli, uno dei giocatori sardi più forti di tutti i tempi, che corona il sogno di indossare la maglia rossoblu, e il trio uruguayano: Enzo Francescoli, Josè "Pepe" Herrera e Daniel Fonseca. Il primo è un fuoriclasse a tutto tondo, cui pure la Juventus aveva pensato per sostituire Platini; il secondo un generoso terzino adattabile a centrocampo e ammirevole per grinta e dedizione alla causa; il terzo un giovane attaccante dallo spunto irresistibile, messosi in luce ai Mondiali di Italia '90.
Anche con questi acquisti, la rosa non sembra troppo competitiva rispetto agli squadroni che circolano in A. Manca soprattutto una prima punta, che non arriva nemmeno al mercato di riparazione. I tifosi, scontenti, contestano la Società. Il Cagliari è desolatamente ultimo alla 12° giornata con 5 punti, e con poche speranze di risalire. Ranieri fa quadrato, non smette di crederci. La svolta a Torino contro la Juventus di Baggio e Schillaci. Sotto 2-0 dopo 20 minuti, i rossoblu si riorganizzano e acciuffano sul pari la Vecchia Signora. Con il ritorno alla massima condizione di Francescoli, e l'esplosione di Fonseca, il Cagliari centra una salvezza miracolosa. Ranieri si congeda da vittorioso.

Al suo posto, gli Orrù chiamano Massimo Giacomini, che però dura solo sei partite. Una vittoria contro la Samp scudettata e cinque sconfitte. Arriva, consigliato da Ranieri,
Carlo Mazzone, vecchia volpe specialista nel condurre in porto le pericolanti. Il tecnico romano non fallisce nemmeno a Cagliari, aiutato ancora dai gol di Fonseca.

Nell'estate del '92 si concretizza il cambio di proprietà.
La famiglia Orrù cede la Società ad un giovane imprenditore di Sanluri: Massimo Cellino. Nessuno può prevederlo in quel momento, ma diventerà il Presidente con più lunga militanza nella storia rossoblu.

La squadra ha ormai una sua fisionomia ed è pronta per un salto di qualità. Fonseca va al Napoli, sostituito da uno sconosciuto brasiliano naturalizzato belga:
Luis Oliveira. Il nuovo arrivato all'inizio stenta. Prima deve combattere con la concorrenza di Bresciani, poi ceduto quest'ultimo, non si trova a suo agio col ruolo di prima punta. Quando però si ambienta, diventa devastante. Con un Francescoli sempre più decisivo, un Matteoli immenso in cabina di regia, senza dimenticare i contributi fondamentali di Pusceddu, Herrera, Festa, Ielpo, Bisoli e Moriero, il Cagliari si piazza al 6° posto e ottiene la qualificazione alla Coppa UEFA dopo più di vent'anni. L'era Cellino non potrebbe cominciare meglio.

Francescoli viene ceduto al Torino, e Mazzone lascia, per allenare la Roma, sua squadra del cuore. Il sostituto è Gigi Radice, che torna a Cagliari dopo 24 anni. Sarà una breve toccata e fuga: in pratica, viene licenziato ancora prima di cominciare. Lo rimpiazza Bruno
Giorgi, tecnico gentiluomo, che ha il suo daffare per trovare gli equilibri in una squadra fin troppo sbilanciata in avanti, con insieme Moriero, Matteoli, Oliveira e i nuovi arrivi Allegri e Dely Valdes. Il Cagliari in campionato va a corrente alternata. In compenso, fa furore in Coppa, dove liquida Dinamo Bucarest, Trabzonspor, Malines e Juventus, prima di cedere con tanti rimpianti all'Inter in semifinale.

Nel 1994 tocca all'uruguayano Oscar Washington
Tabarez accomodarsi sulla panchina rossoblu. E' un'ottima stagione dei rossoblu, che hanno salutato Matteoli e acquisito il giovane bomber Muzzi. Il piazzamento UEFA sfugge per un nonnulla. Peggio le cose andranno l'anno successivo, malgrado l'ingaggio dell'allenatore italiano più titolato: Giovanni Trapattoni. I risultati sono altalenantni, e a metà stagione, il Trap è costretto a fare le valigie per fare posto al cavallo di ritorno Giorgi. Sono arrivati gli uruguayani Fabian O'Neill e Dario Silva: diventeranno degli idoli.

Il 1996 è il primo anno calcistico dopo la
sentenza Bosman. Le squadre italiane si accaparrano a basso prezzo giocatori stranieri a costo zero. Non fa eccezione il Cagliari. Purtroppo i vari Tinkler, Lonstrup, Pascolo, Romero e Vega non sono all'altezza. Sfortunato anche l'allenatore, straniero anch'egli, Gregorio Perez. La squadra si dibatte nelle ultime posizioni, e il Presidente Cellino richiama in servizio Carletto Mazzone. Grazie ai gol di Tovalieri, detto "Il Cobra", i rossoblu arrivano allo spareggio col Piacenza. A Napoli, gli emiliani si impongono 3-1 e il Cagliari scende in B dopo sei anni.

Il purgatorio dura una sola stagione.
Giampiero Ventura, alla guida di una squadra rivoluzionata, riporta subito i rossoblu nella massima serie. Non entra nel cuore dei tifosi, ma il tecnico ci sa fare, e pilota i suoi ragazzi ad un buon campionato da matricola. L'anno dopo invece è da dimenticare. Tabarez delude, e il suo successore Ulivieri fa pure peggio. All'alba del nuovo millennio, il Cagliari scende nuovamente in Serie B.


Una formazione del 1992 - Da sinistra in piedi: Ielpo, Bisoli, Napoli, Herrera, Firicano, Pancaro; in basso: Oliveira, Francescoli, Gaudenzi, Matteoli, Festa.
La Serie B è il solito labirinto indecifrabile, che designa le elette per la promozione nelle ultime battute del torneo. Il nuovo Cagliari affidato a Gianfranco Bellotto invece fa come i gamberi, parte bene ma crolla nel finale, proprio quando dovrebbe accelerare il ritmo. A nulla serve, se non a peggiorare il rendimento complessivo, il cambio di allenatore con l'arrivo di Giuseppe Materazzi. Insoddisfacente anche il rendimento dell'attaccante Cammarata, prelevato a preso d'oro dal Verona.
Niente rispetto a quanto accade l'anno successivo. La squadra passa dalle mani di Antonio Sala a quelle del duo Nuciari-Matteoli, sino a
Nedo Sonetti, che porta la barca in porto, dopo aver sfiorato una clamorosa retrocessione. E' arrivato già Mauro Esposito, sta sbocciando pian piano il velocissimo attaccante honduregno David Suazo. Purtroppo i tifosi devono pazientare ancora. Sonetti viene licenziato prima di cominciare il nuovo campionato. Il ritorno di Giampiero Ventura non dà i frutti sperati: il Cagliari fallisce la promozione.

Per risalire, bisogna attendere l'anno successivo. Il "Sant'Elia" si riempie come ai bei tempi per ammirare le magie di
Gianfranco Zola, il giocatore sardo più forte di sempre, tornato in Sardegna per chiudere la carriera, ma non per svernare, come dimostra subito sul campo. Anche se sino a gennaio si deve giocare a Tempio per l'indisponibilità dello stadio rossoblu. E' rientrato anche Gianluca Festa, altro cuore rossoblu. Dalla Torres, ecco Antonio Langella, ala potente dal carattere sanguigno. La squadra è fortissima, ma non decolla pienamente. Il Presidente Cellino a metà campionato opta per la sostituzione di Ventura con Edoardo Reja. Il nuovo allenatore rimette le cose a posto. Trascinato dai gol dei suoi attaccanti, il Cagliari torna finalmente in Serie A. L'apoteosi nella gara interna con la Salernitana.
Per il nuovo anno nella massima serie, cambia il tecnico. E' il turno del giovane Daniele Arrigoni, che prosegue sapientemente sulla scia del suo predecessore. Il Cagliari dà spettacolo, quando può scatenare la sua devastante forza offensiva. Meno brillanti gli esiti in trasferta, che portano soltanto ad un 8° posto in classifica, con la ciliegina della semifinale di Coppa Italia, persa ancora contro l'Inter.
Esposito e Langella vengono chiamati in Nazionale da Marcello Lippi, che sta plasmando la squadra prossima campione del mondo.

Il 2005-2006 non è altrettanto felice. Senza Zola, che ha lasciato il calcio, i rossoblu faticano. In panchina si alternano Tesser, Ballardini e Sonetti. Solo con quest'ultimo, la squadra trova la rotta maestra e riesce a salvarsi con una giornata d'anticipo.
Cellino riparte dal giovane allenatore Marco Giampaolo, che bene ha fatto con Treviso e Ascoli. Il tecnico comincia bene, ma poi qualcosa si rompe e a dicembre perde il posto. La gestione Colomba, dopo un inizio incoraggiante, si rivela fallimentare, e Giampaolo viene richiamato. Alla fine, è salvezza col fiatone.
Giampaolo, confermato, ottiene carta bianca, disegnando la squadra,  col suo amato 4-4-2. Partono per altri lidi Suazo, Esposito e Langella. Al loro posto, giovani interessanti ma tutti da valutare in A:
Alessandro Matri, Robert Acquafresca, Joaquin Larrivey.  I risultati però non sono all'altezza. Cellino ricorre a Sonetti, ma il vecchio condottiero ha perso smalto. Il Cagliari colleziona batoste umilianti, e a dicembre sembra già condannato, staccatissimo dalla zona salvezza. Il Presidente tenta la carta Ballardini, tra la sorpresa generale. Il tecnico emiliano nella sua breve precedente esperienza in rossoblu non era riuscito a vincere una partita. L'organico viene irrobustito con gli ingaggi del portiere Marco Storari e dell'attaccante brasiliano Jeda, e il ritorno del trequartista Andrea Cossu, cagliaritano purosangue. La rocambolesca vittoria sul Napoli è il segnale della riscossa. Nemmeno una sentenza della FIGC che toglie tre punti ai rossoblu (poi restituiti), ferma la marcia del Cagliari. Esplode Acquafresca: 11 i suoi gol a fine torneo. I rossoblu si salvano addirittura con una giornata d'anticipo, facendo esplodere d'entusiasmo i tifosi. I protagonisti di una salvezza che rimarrà negli annali come una delle più grosse imprese della storia della Società, compiono il giro della città a bordo di un autobus scoperto, acclamati dalla folla.

Il testimone passa da Ballardini a
Massimiliano Allegri, ex centrocampista rossoblu anni '90. Il nuovo mister viene accolto con un pizzico di diffidenza: i tifosi lo ricordano come un giocatore molto dotato, ma anche indolente. Arriva il portiere Marchetti dall'Albinoleffe, a coprire il buco lasciato dalla partenza di Storari. L'inizio è agghiacciante. Cinque sconfitte in altrettante partite. Ce ne sarebbe abbastanza per salutare Allegri, ma il Presidente Cellino gli conferma la fiducia. Dopo un pareggio "tiepido" col Milan, i rossoblu cominciano a volare. Tornano in forma Jeda e Acquafresca, che a suon di reti trascinano la squadra addirittura ai margini della zona UEFA. Diventa una stagione memorabile, con le perle delle vittorie sul campo della Juventus (dopo 40 anni di digiuno), della Lazio e sull'Inter campione d'Italia. Viene stabilito il nuovo record dei gol segnati in trasferta, la difesa è la migliore in casa. Qualche scivolone nel finale, e il mancato approdo in Europa, non inficia quanto di buono combinato in precedenza: il 9° posto conclusivo merita solo applausi.

L'anno seguente la squadra, rinforzata in attacco dal brasiliano Nenè, parte fortissimo, insediandosi addirittura a un passo dal quarto posto. Dopo febbraio, tra infortuni e cali di forma, i rossoblu hanno un crollo verticale. I punti di vantaggio accumulati nei riguardi delle pericolanti sono tanti, quindi nessun problema di salvezza, ma ci si aspettava di più. Cellino esonera Allegri a cinque partite dalla fine, sostituendolo con il tecnico della Primavera Melis coadiuvato da Gianluca Festa. Nulla da fare, la vittoria rimane un miraggio. Ci si consola con le convocazioni di Biondini, Cossu e Marchetti in azzurro. Si riparte da Pierpaolo
Bisoli, bandiera rossoblu rivelatosi allenatore vincente e creativo. Esperienza poco fortunata: la squadra non decolla. A novembre arriva sulla panchina rossoblu Roberto Donadoni.
L'ex tecnico della Nazionale riporta ordine e gioco nella compagine sarda e nonostante il "sacrificio" Matri, ceduto alla Juve in chiusura del mercato di Gennaio, conduce dignitosamente la squadra verso una tranquilla salvezza.
Segue una stagione di fuoco che registra l'esonero in precampionato del tecnico bergamasco e il mancato accordo per il ritorno di David Suazo: tanti i volti nuovi nello spogliatoio. Avramov, Ekdal, El Kabir, Eriksson, Gozzi, Ibarbo, Larrivey (un deja-vu), Rui Sampaio e Thiago Ribeiro  sono gli elementi su cui si punta per non accontentarsi solo della salvezza. La guida tecnica è affidata a Massimo Ficcadenti che nelle giornate d'esordio fa sognare la tifoseria mantenendo la squadra ai primi posti della classifica, ma si dimostrerà un fuoco di paglia. Dopo la sconfitta di Bergamo ad opera dell'Atalanta Ficcadenti viene sostituito da Davide Ballardini, alla sua terza esperienza sulla panchina del Cagliari. La squadra comunque non inverte la rotta e continua a vivacchiare nella pancia del gruppo. A gennaio con gli arrivi di Dessena e soprattutto Pinilla i rossoblù sembrano invertire la rotta ma ciò non consente a Ballardini di concludere la stagione: sulla panchina cagliaritana torna a sedersi Ficcadenti che conquisterà una sofferta salvezza soltanto a tre giornate dalla fine pur soccombendo con il Genoa sul neutro di Brescia.
Nota positiva del finale di stagione la conquista di un punto sul campo di Firenze dove i quattro mori uscivano sconfitti da oltre 20 anni consecutivamente.
Ma quest'ultima stagione (2011-12) passerà agli annali per l'immagine del Sant'Elia diffusa in tutto il mondo a spalti pressochè deserti e per la conseguente forzata emigrazione verso il  "Nereo Rocco" di Trieste dove il Cagliari si vedrà costretto a disputare le ultime quattro gare interne del campionato.
Si riparte da Massimo Ficcadenti e con un grande ritorno: quello di Marco Sau, bomber cresciuto in casa e tornato alla base dopo essersi fatto le ossa in giro per l'Italia. I risultati però non premiano il tecnico che viene rimpiazzato da Ivo Pulga in collaborazione con Diego Lopez. Il Cagliari si rianima subito, ma una sequenza di sconfitte nella parte finale del girone d'andata fa precipitare la squadra negli ultimi posti della classifica. E' soltanto un brutto periodo, che viene cancellato da un girone di ritorno strepitoso: 31 punti, che portano i rossoblù ad una salvezza tranquilla. Tutto sommato i problemi principali sono dati dalla situazione del campo di gioco. La Società riammoderna e rende fruibile lo stadio Is Arenas di Quartu, ma tutta una serie di complicazioni burocratiche costringe i rossoblù ad emigrare ancora una volta a Trieste. Essersi salvati in scioltezza dovendosi dibattere in una situazione come questa è una grandissima impresa che rimarrà nella storia del club.
Nel 2013-14 continua a tenere banco il problema stadio. Dal mese di novembre i rossoblù tornano al Sant'Elia, ma la capienza resta di 5000 posti sino alla fine della stagione. Il Cagliari disputa un campionato tranquillo, rimane sempre ben sopra la linea di pericolo e si salva con tre giornate d'anticipo. Male negli scontri diretti, i rossoblù si rifanno a spese di formazioni accreditate come Fiorentina, Parma e Udinese; la stessa Inter è fermata due volte sul pareggio. A metà dell'annata, Ivo Pulga subentra in panchina a Diego Lopez.
Il 10 giugno 2014 una svolta societaria che segna la fine di un'epoca: Massimo Cellino dopo 22 anni cede il club all'imprenditore Tommaso Giulini.


Il gruppo dell'esaltante salvezza del 2007/2008 - Da sinistra in piedi: Jeda, Acquafresca, Parola, Biondini, Del Grosso, Matri, Mancosu, Capecchi, Storari, Larrivey, Lopez; in basso: Conti, Cotza, Foggia, Fini, Cossu, Magliocchetti, Bianco.

AMARCORD: Gigi riva & Daniele Conti
Daniele Conti:
Dal 1999 ad oggi, Daniele Conti ha giocato oltre 260 partite con la maglia del Cagliari. L'esperto centrocampista dei sardi, figlio del grande Bruno, per anni bandiera della Roma e della Nazionale, non sembra proprio avere l'intenzione di svestire la casacca rossoblù. Avventura infinita in terra sarda. Chissà cosa avrà pensato Conti dopo aver lasciato la squadra della sua città, Roma, per approdare a Cagliari nell'estate del 99'. Sperava di potersi mettere in luce da subito, provando nuove
intense emozioni. Invece l'inizio della carriera in maglia rossoblù non fu dei migliori e Conti conobbe in quella stagione l'inferno della retrocessione in Serie B. Tuttavia non perse le speranze, il Cagliari continuò a credere nelle sue qualità e, dopo quattro anni di purgatorio tra i cadetti, Conti ritrovò il
paradiso della A. Da quel momento ad oggi, la squadra del presidente Cellino rimane saldamente nel massimo campionato italiano e il legame tra Conti, il patron sardo, la città e i tifosi è rimasto immutato. In questi anni non sono mancati gli interessamenti da parte di club importanti, attratti dalle sue ottime qualità in cabina di regia, che lo hanno reso uno dei centrocampisti più dotati in Italia. Stranamente però non ha mai ricevuto l'onore di giocare anche solo per 1' con la prestigiosa maglia della Nazionale italiana. Di sicuro Conti starà ancora pensando in cuor suo a questa mancata possibilità, chiedendosi come mai non si sia ancora
concretizzato il grande sogno d'indossare la casacca azzurra nonostante abbia dimostrato sul campo di meritare almeno una chance. Tuttora probabilmente non smette di crederci, ma intanto Conti si gode la permanenza nella splendida terra di Sardegna, nella squadra in cui militò il mitico Gigi Riva. E, statene certi, il matrimonio tra Conti e Cagliari è destinato a durare ancora a lungo, forse a vita.

Gigi Riva:
Il 25 ottobre 1970 il Cagliari, con lo scudetto cucito sulle maglie, gioca a Milano contro l’Inter: finisce 2-1, doppietta di Gigi Riva. Qualche giorno dopo sul Guerin Sportivo l’immenso Gianni Brera scrive: “Il Cagliari ha umiliato l’Inter a San Siro. Oltre 70mila spettatori: se li è meritati Riva che qui soprannomino Rombo di Tuono”. Quel giorno la figura di Gigi Riva, uno dei calciatori italiani più forti di sempre, campione d’Europa nel 1968 e vicecampione del Mondo nel 1970, attuale
detentore del record di gol in nazionale con 35 reti, si trasforma in epica. Il suo aspetto ieratico, la faccia scolpita nel marmo che nell’immobilità tradisce una moltitudine di emozioni, i suoi silenzi, la storia personale di riscatto e sofferenza, la carriera da giocatore capace di ascese vertiginose cui ogni volta corrispondono rovinose cadute, sono ingredienti di un romanzo che
La tipica esultanza di Gigi Riva
trascende il calcio e segna la storia del paese, oggi la sua
leggenda è sempre declinata al presente è sopratutto il ricordo del grande centravanti italiano è scolpito nel cuore dei tantissimi sardi.


I PRECEDENTI:
In Sardegna sono finora otto i precedenti tra le due compagini, equamente divisi tra Serie A e B.
Il primo risale alla stagione 1976/77. Il Cagliari era reduce dall'esperienza sinora più longeva e senza dubbio più importante della sua storia: arrivava dalle prime stagioni in massima serie, dodici di fila (record solo sfiorato dal Cagliari del nuovo millennio, fermo a undici) in cui aveva conquistato anche lo storico tricolore. Il 19 aprile 1977 i rossoblù si imposero al Sant'Elia per 2-0 grazie ai gol di
Virdis nel primo tempo e Longobucco in avvio di ripresa. La stagione successiva, ancora in Serie B, i rossoblù si aggiudicarono l'intera posta in palio grazie alla rete di Brugnera nell'ultimo quarto d'ora di gara. Alla fine della stagione gli irpini conquistarono la Serie A, raggiunti dai rossoblù l'anno seguente.
 Era la stagione 1979/80 quando gli isolani furono bloccati sull'1-1 dai lupi, le reti portano la firma del rossoblù Gattelli e poi De Ponti dagli 11 metri. La stagione successiva era ancora in Serie A ed il Cagliari si impose di misura grazie alla marcatura di Virdis. Negli ultimi due confronti in A si contano due pareggi consecutivi: 0-0 nella stagione 1981/82 ed 1-1 in quella successiva, dopo le reti del rossoblù Marchetti e di Cascione per i lupi.
Seguì un periodo buio per il Cagliari, che stazionò tra Serie B e C1, mentre i campani godevano del periodo migliore della loro storia, vivendo per 10 stagioni consecutive nell'olimpo del
Un azione di gioco di un Cagliari - Avellino di fine anni 80
calcio. Nel 1989/90, complice la contemporanea promozione rossoblù dalla C alla B e la retrocessione in cadetteria degli irpini, ripresero i confronti tra le due compagini. In quella stagione il match in Sardegna finì 2-0 per i sardi, firmato
Cappioli-Cornacchia.
L'ultimo precedente in terra sarda, risale alla stagione 2003/04, quella dell'ultima promozione: fu un secco 3-1 firmato da
Ivan Tisci (Avellino)

Gianfranco Zola (Cagliari)

David suazo(Cagliari) Il miglior marcatore di sempre
Suazo e dalla doppietta di Zola, con la rete irpina di Tisci allo scadere che ebbe l'unico effetto di ammorbidire il risultato.

Bilancio, quindi, più che positivo per il
Cagliari, che sugli 8 precedenti in casa vanta 5 vittorie e 3 pareggi e parte alla ricerca del nono successo.



I CONVOCATI:  
Massimo Rastelli ha diramato la lista dei convocati in vista del match di domani pomeriggio contro l'Avellino. Oltre a Ceppitelli e Barreca, che devono ancora recuperare a pieno dagli infortuni, mancheranno Benedetti e Del Fabro.
Questa la lista completa:
Portieri: Colombo, Cragno, Storari
Difensori: Balzano, Capuano, Krajnc, Murru, Pisacane, Salamon
Centrocampisti: Barella, Deiola, Dessena, Di Gennaro, Fossati,  Joao Pedro, Munari, Tello
Attaccanti: Cerri, Farias, Giannetti, Melchiorri, Sau



FORMAZIONE:
Questa dovrebbe essere la probabile formazione che domani scenderà in campo contro l'Avellino, modulo 4-3-1-2 con: Storari, Pisacane, Salamon, Capuano, Balzano, Dessena, Di Gennaro, Deiola, Farias, Sau, Melchiorri

TIFOSERIA:
Una coreografia dei primi anni 90

Ultras Olbia
Amicizie: Olbia: vecchia amicizia regionale, anti-Torres,
targata anni ’80. Si è visto spesso, anche se in tempi non recenti, lo striscione delle “Brigate Bianche” Olbia al Sant’Elia.




Ex-gemellaggi/amicizie: Foggia: gemellaggio vero, molto sentito da ambo le parti, nato col “Regime Rossonero” Foggia nel 1989, all’epoca della Serie C1, quando gli Sconvolts andarono a Foggia per la penultima di campionato, col Cagliari che aveva già raggiunto matematicamente l’agognata promozione la domenica precedente, mentre i rossoneri erano ancora in corsa
Ultras Foggia
per il secondo posto. Fatto sta che i cagliaritani, durante la partita, iniziarono a tifare per il Foggia, che s’impose 2-0. Le due squadre salirono a braccetto in Serie B e l’anno dopo le loro tifoserie ufficializzarono il gemellaggio. A riprova del forte legame, il 16 febbraio ’92, per un Cagliari-Foggia, i foggiani, partiti in 50 alla volta della Sardegna, furono accolti alle luci dell’alba da molti ultras locali, che offrirono il biglietto d’entrata allo stadio e ospitarono molti pugliesi nelle loro rispettive abitazioni. A fine partita, visto che i foggiani avevano ormai perso la nave che li doveva riportare a casa, i cagliaritani ebbero la premura di ospitarli in un convento del posto, offrendo loro da mangiare e da dormire, visto che non avevano più una lira in tasca. Fu poi il Cagliari Calcio stesso a organizzare e pagare il rientro dei foggiani in Puglia. Foggiani al fianco dei cagliaritani in diverse situazioni, e viceversa. Gemellaggio rinnovato nel 97/98, sia a Cagliari che a Foggia. Pezze di “Regime” e “Ultras 1980” Foggia in Juve-Cagliari 04/05. “Ultras 1980” in Inter-Cagliari di Coppa Italia 04/05. Striscione “Sconvolts” ospitato in curva Sud, in un Foggia-Napoli di C1 di metà anni 2000. Striscione foggiano “06/02/87-06/02/05: 18 anni da Sconvolts”, esposto in casa dai pugliesi. I cagliaritani fecero lo striscione “Vicini al dolore foggiano” per il crollo di una palazzina nel capoluogo di provincia pugliese, nel marzo del 2006. Il gemellaggio è stato rotto dagli Sconvolts che esposero nella primavera del 2012 lo striscione “Ultras 1980 per codardia e paura hai chiamato la questura”. I motivi reali e precisi della rottura non è dato saperli. Atalanta: simpatia fin dagli anni ’80. Nel 91/92 gli atalantini furono accolti benissimo a Cagliari e, al ritorno, contraccambiarono l’accoglienza, con gli Sconvolts ad applaudirli ammirati. Lombardi presenti allo spareggio per non retrocedere in B a Napoli col Piacenza nel ’97. L’amicizia però era soprattutto tra “Furiosi” e “Wild Kaos Atalanta”, che tengono il proprio striscione, a Milano con l’Inter nel 96/97, sopra quello dei Furiosi. Striscione “Wild Kaos” presente a Monza nella stagione di B 97/98, con al seguito tantissimi cagliaritani. Sampdoria: gemellaggio più sentito dagli Sconvolts che dai Furiosi, nato il 2 dicembre 1990, prima di un Cagliari-Sampdoria, allorché viene effettuato il giro di campo tradizionale coi bandieroni, lo scambio di sciarpe e regali e, durante la partita, anche cori d’incitamento, di tanto in tanto, verso la squadra avversaria. Striscione blucerchiato “Sampierdarena” presente in Pisa-Cagliari 90/91. Il 26 gennaio ’92, per un Sampdoria-Cagliari, all’arrivo allo stadio i cagliaritani s’intrattengono sotto la Sud, in attesa di poter entrare a mettere gli striscioni. Una volta dentro incontrano il direttivo degli “Indians” Sampdoria, che hanno portato nel settore sardo decine e decine di bandiere rosse e blu, ed hanno fatto prendere agli ospiti altre strisce degli stessi colori in un posto che sapevano loro. Fatto sta che all’inizio della gara il settore ospiti, nonostante l’angusto spazio e l’improvvisazione, effettua una bellissima coreografia, con ringraziamenti fraternamente ai doriani per l’aiuto. Ottima l’accoglienza riservata ai tifosi della Sampdoria nel 95/96 dai cagliaritani, che sullo striscione degli “Sconvolts” mettono lo stemma “Ultras Tito”. Incontro di calcio tra tifosi e tavolata a base di prodotti tipici sardi in mattinata. Lo striscione “UTC 1969” era presente a Napoli per lo spareggio-salvezza Cagliari-Piacenza del ’97. Intorno a quel periodo fu fondato pure il gruppo “Doriani Sardi”, da tifosi della Samp residenti a Cagliari. Verona: ammirazione verso i veneti fin dagli anni ’80. Gemellaggio di vecchia data soprattutto tra Brigate e Furiosi. Quest’ultimi fecero visita alla Sud scaligera in un Verona-Roma di Coppa Italia anni ’90, esponendo in piena curva lo striscione del gruppo. Presenti anche gli scaligeri allo spareggio-salvezza del ’97 a Napoli col Piacenza. L’amicizia con la Sud veronese, osteggiata dalla “Banda Loma” di Verona, venne rinnovata nel 1998/99, in Verona-Cagliari, con i sardi che esposero lo striscione “Vecchie Brigate con voi sarà sempre festa esagerata”. Il bel rapporto coi veronesi finisce però definitivamente per quanto accaduto nella stagione 2002/03, sia a Cagliari, che, soprattutto al ritorno a Verona, quando, fuori lo stadio nel prepartita, si verificano gravi incidenti tra le tifoserie e 25 cagliaritani vengono arrestati in base alle nuove norme antiviolenza. Una rottura del gemellaggio voluta dagli Sconvolts, che studiarono la “missione” punitiva a Verona nei minimi particolari, dopo aver subìto l’affronto dalle Brigate Gialloblù, all’andata a Cagliari, quando si coalizzarono con i Furiosi contro gli Sconvolts, che a Verona si videro sequestrare lo striscione. Drappi dei Furiosi in un Vicenza-Verona di qualche anno fa. Inter: tutto nasce nell’anno della promozione in Serie A del Cagliari, nel 1989/90, quando lo striscione “Boys San” compare a Como, Monza, in casa con la Triestina, ecc. Gli interisti, nel 90/91, sono stati ospiti in curva Nord per Cagliari-Inter. Nella sfida di Coppa Uefa Inter-Cagliari, ritorno semifinali, i sardi esposero lo striscione “30-03-94: possiamo perdere la Coppa ma non l’amicizia”. Il rapporto, dal 1995 in poi (vicenda-Spagnolo e dintorni) non è stato più molto sentito ed è andato via via deteriorandosi, fino alla definitiva rottura sul finire degli anni ’90; non si trattava di un vero e proprio gemellaggio. Il rapporto si è trasformato in rivalità quando, dopo la partita di semifinale di Coppa Italia Cagliari-Inter 1999/2000, tre tifosi interisti furono aggrediti nei pressi della stazione ferroviaria. Reggina: esisteva una bellissima amicizia, nata all’incirca a fine anni ’80, quando i cagliaritani ricevettero un’ospitalità incredibile a Reggio Calabria, stretta più direttamente tra “Eagles” Cagliari e “Cucn” Reggina. Parma: un buon rapporto si era instaurato tra i due “gruppi” dopo il bel gesto dei tifosi cagliaritani verso due parmensi caduti nel fossato, di cui si parla più diffusamente nella sezione “Curiosità”. La fraterna amicizia tra parmensi e doriani fece poi il resto. Lazio: amicizia limitatamente con gli “Eagles Supporters” Lazio, nata nella stagione 90/91, trasformatasi poi in rivalità. Una bandiera rossoblù fu rubata anni fa dai laziali ed esposta all’Olimpico. Catanzaro: vecchia amicizia, risalente pressappoco a fine anni ’80, col gruppo “Ultras Catanzaro”. Spal: buon vecchio rapporto, nato a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, quello tra Sconvolts e spallini.
Reciproco rispetto: Sampdoria, Atalanta, Parma: con queste tre tifoserie, anche se non c’è più il gemellaggio o l’amicizia, è rimasto un buon feeling.
Tifoseria cagliaritana in azione




Rivalità: Milan: il 2 febbraio 1992 si gioca Cagliari-Milan. Prima che inizi la partita compare nella Nord uno striscione offensivo verso i milanisti, che rispondono con cori tipo “Serie B, Serie B” e “Chi non salta è isolano”. Dopo il 2-1 del Cagliari gli animi si surriscaldano e i milanisti lanciano alcuni razzi verso la Sud cagliaritano e staccano diversi seggiolini, mentre la polizia più che agire osserva. A fine partita, tutti i tifosi della Nord si dirigono verso i milanisti. Fuori dallo stadio i carabinieri caricano i sardi che tentano di avvicinarsi al settore ospiti. Un gruppetto nota una macchina targata “Milano”, che in pochi minuti viene distrutta. Dalle 16,20 alle 17,30 è una continua carica e contro carica tra carabinieri, che fanno uso di lacrimogeni, e cagliaritani, mentre i milanisti restano dentro lo stadio. I tifosi ospiti escono verso le 18, ed è in quel momento che un gruppetto di milanisti, senza farsi notare dalla polizia, torna dentro lo stadio e stacca lo striscione “Furiosi”, rimasto incostudito dentro lo stadio dai cagliaritani, troppo smaniosi di vendicarsi, così, senza tanti problemi, lo portano via. Al porto i milanisti sono attesi da centinaia di cagliaritani desiderosi di vendicarsi, che vengono però manganellati e respinti dalle forze dell’ordine, coi rossoneri che possono, in relativa tranquillità, montare sulla nave e, come atto di sfida, attaccarci lo striscione mentre vanno via, coi cagliaritani inviperiti ma impotenti. I sardi comunque entrano in possesso, grazie all’allora gemellati interisti, dello striscione “Brigate Rossonere”, che mostrano a mo di rivincita in un Italia-Svizzera di quel periodo. Finito in mano sarda anche lo striscione “Brigate Puglia”. In Cagliari-Milan dell’aprile ’94, all’arrivo dei milanisti a Cagliari, questi vengono perquisiti minuziosamente dalla polizia in assetto antisommossa e caricati a forza di spintoni e manganellate sugli autobus che li portano al “S.Elia”. Una volta allo stadio non vengono fatti scendere dalla polizia, favorendo il lancio di pietre da parte dei tifosi sardi, un autentico tiro al bersaglio, finché i milanisti non scendono di loro iniziativa. Oltre 500 sostenitori cagliaritani si presentano a “S.Siro” nel 95/96, arrivando in corteo con tanto di diverse tante torce, bersagliati dai cori offensivi della Sud milanista. I sardi stanno tutta la partita nella parte alta del settore ospiti, con tutti gli striscioni tenuti a mano. Napoli: la correttezza dei partenopei veniva ammirata a Cagliari negli anni ’80, poi, in un Napoli-Cagliari del settembre ’90, i napoletani accolgono gli isolani nel peggiore dei modi, con insulti, lancio di oggetti, bottigliate. Tutto ciò dopo aver proposto un gemellaggio per telefono. All’entrata in curva vengono accolti da cori quali “Chi non salta è un sardegnolo” e “Serie B, Serie B”, inoltre, due ragazzi cagliaritani vengono picchiati. Al termine di Cagliari-Napoli 93/94, partita esasperata anche dai gesti irriguardosi di Fonseca, ex di turno, che mostra il dito medio verso il pubblico cagliaritano, al porto di Cagliari vi sono violenti scontri tra isolani e agenti, che faticano non poco per evitare il contatto tra le opposte tifoserie. Compiuti otto arresti e due fermi. Lo spareggio Cagliari-Piacenza per rimanere in A, disputato a Napoli il 15 giugno ’97, alla presenza di circa 18.000 isolani e di 2.500-3.000 piacentini, è teatro di violenze inaudite dei napoletani “padroni di casa” sui cagliaritani. I pullman che portano i sardi allo stadio, dopo un’estenuante viaggio in traghetto, vengono presi di mira con bottiglie, catene, mattoni, colpi di spranga e bastoni. Inevitabile, coi motori che ronzano intorno ai pullman, che scoppino incidenti alla stazione e allo stadio, ma i cagliaritani hanno la peggio anche con le forze dell’ordine. Dentro lo stadio esiste un settore “cuscinetto” tra cagliaritani e piacentini, cosicché molti “Cagliari Club” ne approfittano per esporci gli striscioni, ma, all’improvviso, in quel settore fanno entrare centinaia di napoletani, che staccano gli striscioni appena appesi, urinandoci sopra e bruciandoli. A quel punto la curva sarda non ci vede più ed è esplode. Sotto gli occhi quasi divertiti e complici della polizia si assiste ad ogni genere di violenza, con ragazzi bastonati, presi a sassate e minacciati con coltelli. Peggior trattamento ai cagliaritani, che retrocedono in B dopo aver perso 3-1, non potevano riservare. Esposto striscione “Napoli merda” in Cagliari-Napoli 11/12. Ancona: reciproci cori di stima e amicizia in Ancona-Cagliari 1989/90, anche se la gente nei Distinti cominciò a scagliare verso i sardi monetine e roba d’altro genere, con gli ultras anconetani che però intonarono cori a favore dei sardi. Inoltre, il “Collettivo Ancona” li salutò in modo affettuoso mentre andavano alla stazione. Nella stagione 2000/01 ad Ancona, i “Furiosi”, partiti col numero esiguo di tre persone, coinvolti in tafferugli fuori dallo stadio, persero lo striscione del gruppo, cosa che prima o poi, visto che partivano sempre massimo in dieci per le trasferte, c’era da aspettarselo succedesse. I fatti si svolsero nel prepartita, ma ci sono versioni discordanti: una vuole che due (!) elementi dei Furiosi fossero lasciati dal taxi di fronte alla curva anconetana, anziché, come richiesto, nei pressi del settore ospiti e che, scontrandosi con un buon numero di anconetani, perdessero lo striscione; l’altra invece dice che i cagliaritani dessero fastidio agli anconetani che stavano facendo il biglietto ai botteghini e che i marchigiani avessero una reazione sproporzionata, e da lì scoppiasse un diverbio che avrebbe portato al furto dello striscione, comunque difeso da pochissimi elementi. I marchigiani esposero poi lo striscione in curva alla rovescia. Al ritorno, gli anconetani, non è dato sapere per quale motivo (codardia?) saltarono la trasferta. Nel 2002/03 i Furiosi si presentarono, pochi ma compatti, ad Ancona, dietro lo striscione “Ancona ti odio!”. Fiorentina: antiche ruggini. Stendardo “Gruppo Roma” grattato dai cagliaritani e posto sopra lo striscione “Furiosi” in Cagliari-Fiorentina 98/99. Venezia: incidenti con lanci di pietre e altri oggetti in Cagliari-Venezia 98/99. Mentre in Venezia-Cagliari 99/00 la curva di casa espose lo striscione “Sardi bastardi”, a firma “Ultras Unione Veneziamestre”, fatto poi rimuovere dalla polizia. Roma: rivalità fin dagli anni ’80. Uno striscione romanista venne rubato dalla Nord e disposto a testa in giù diversi anni fa. Nell’aprile 2014 momenti di tensione prima di Cagliari-Roma: un gruppo di romanisti cerca di sfondare una cancellata dentro lo stadio, ma viene fermato dalla polizia. Treviso: scontri nel dopo gara di Treviso-Cagliari 97/98 tra le due fazioni. Le forze dell’ordine effettuano alcune decise cariche, durante le quali si sente male e morirà poco dopo il giovane ultrà trevigiano Fabio Di Maio, sofferente al cuore. Juventus: rivalità acuita dal doppio confronto in Coppa Uefa 1993/94; scontri a Torino nel 1994/95, durante il match. Inoltre, 55 ultras rossoblù sono stati diffidati, per un minimo di tre e un massimo di cinque anni, in seguito agli scontri avvenuti fuori dal “Sant’Elia” lo scorso 12 gennaio ’14. La polizia, al termine della partita, si scontra con un gruppo di ultras che cercava il contatto con gli ospiti. Dopo una sassaiola c’è il lancio di alcuni lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine. Salernitana: cattivi rapporti da diverso tempo. Incidenti in Salernitana-Cagliari 98/99, con una fitta sassaiola tra le due tifoserie, divise da vecchi conti in sospeso. I campani rubarono diversi anni fa lo striscione “Cagliari club S.Elia”, esposto in una partita a metà anni ’90 circa. Empoli: scontri, anche piuttosto gravi, sia a Cagliari, nel 2001/01, che a Empoli, nel 2001/02, quest’ultimi anche per rappresaglia nei confronti dei cagliaritani, che si erano comportati da vigliacchi in Sardegna l’anno prima. Striscione “Alè Cagliari”, comunque non di un gruppo ultrà, esposto dagli empolesi in Empoli-Cagliari 83/84. Torres: rivalità storica regionale con la squadra di Sassari, odio di vecchia data. Violenti scontri coi corregionali nell’estate ’99. Tra “Indians” Torres e “Sconvolts” c’è comunque rispetto. Torino: si dice che lo striscione “Uccn” finì in mano granata a Torino nel 91/92. Piacenza: vecchia ruggine, acuita dallo spareggio-salvezza di Napoli del ’97. Lo striscione “Essere pastore avere il gregge nella mente” (parafrasando quello dei sardi “Essere ultras, esserlo nella mente”), esposto dai piacentini in Piacenza-Cagliari 96/97, contribuì a inasprire i rapporti. Padova: vecchie ruggini, risalenti perlopiù agli anni ’90, con scontri sia a Padova che a Cagliari, dove i padroni di casa prepararono un’imboscata ai padovani vicino al “S.Elia”, ma quest’ultimi si difesero bene. C’era comunque rispetto tra Furiosi e padovani, gli unici a recarsi a Cagliari, per più anni, senza scorta e scontrandosi lealmente. Catania: il 10 agosto 2013, a Olbia, in occasione dell’amichevole Cagliari-Catania, alcuni violenti assalgono il pullman del Catania. A seguito dei disordini le questure di Cagliari e Sassari comminano 15 provvedimenti di Daspo, da uno a tre anni. Tempio: rivalità regionale, peraltro poco sentita. C’è da dire che in Sardegna non ci sono i derby di campanile sentiti come in altre regioni, anche perché quasi mai c’è modo di confrontarsi e di rivaleggiare, in quanto diverse sono le categorie alle quali partecipano le squadre (es.: il Cagliari con Torres, Tempio, Olbia non si affronta mai). Genoa: vecchia rivalità targata anni ’80. Palermo: rivalità fin dagli anni ’80. Cosenza: vecchi dissapori, fin dagli anni ’90, coi silani.
tifosi cagliari trasferta nave
Tifosi del Cagliari in arrivo con la nave




Curiosità: -Sono passati 10 anni dal 4 febbraio 2004, giorno in cui Valery Melis, elemento di spicco degli Sconvolts, caporale dell’Esercito Italiano, residente a Quartu S.Elena, morì a soli 26 anni dopo una lunga malattia, il linfoma di Hodgking, causata dall’inalazione del famigerato uranio impoverito, che lo aveva colpito di ritorno da alcune “missioni di pace” aeree in Kosovo, tutto ciò nell’indifferenza delle “istituzioni”. Gli Sconvolts, in Cagliari-Livorno del 13/14, hanno voluto ricordare il loro amico, diventato negli anni un simbolo della curva: i giocatori del Cagliari, che, capitanati da Daniele Conti, sono stati chiamati sotto la Nord per omaggiarlo con un lungo applauso. All’epoca del decesso di Valery, gli Sconvolts si impegnarono per avere giustizia attaccando per diverse partite lo striscione “Valery: voi l’avete dimenticato noi no!!! fuori la verità” ed in alcuni casi è stata lasciata la parte centrale della curva vuota. Alla fine è stato tutto inutile: le lettere al Presidente della Repubblica, l’interrogazione parlamentare di un deputato dello Sdi, il tentativo di consegnare una petizione al ministro della Difesa perché qualcuno se ne occupasse, ed infine il tam tam su Internet. Esposto inoltre in alcuni match lo striscione “Onore a te grande amico”. Messaggi per lui anche da parte dei foggiani (“Ciao Valery, nell’indifferenza se n’è andato, ma non di noi ultras”, “Ciò che facciamo in vita riecheggia per l’eternità”), e dei baresi (“Valery vive nei cuori ultras”). -Gli Sconvolts Cagliari, per coerenza e stile, sono considerati fra i migliori gruppi ultrà italiani. Pochi gruppi possono dire di non aver mai avuto rapporti diretti con la dirigenza, di non speculare sui tifosi, di non essersi mai snaturati. Schivi e introversi, elitari, refrattari alle mode del momento e ai rapporti con l’esterno, sono stati forse i primi in Italia a smettere di fare cori ai singoli giocatori, facendone una loro prerogativa, perché prima viene la maglia, che per loro è un dogma. Materiale curato, di qualità, difficilmente reperibile, odio verso la tessera del tifoso, senza peraltro gridarlo ai quattro venti, non partecipano a tavoli tecnici o raduni, che lasciano agli altri: questi sono gli Sconvolts. -Il problema-stadio è stato, specie negli ultimi tempi annoso, sentito e spinoso per il Cagliari. Nel 1951 il Cagliari cominciò a giocare allo stadio “Amsicora”, dove, nel 1969-70, conquista il suo unico scudetto della storia, prima di trasferirsi nel più capiente “Sant’Elia”, inaugurato nel settembre 1970. Dal 2002 il Cagliari ha cominciato a giocare nello stadio costruito dentro al vecchio, tutto in tribunette metalliche, dalla capienza di 15mila posti, considerato pericolo e finito spesso in diffida per le intemperanze dei tifosi. Il nuovo e anomalo “stadio nello stadio”, costruito dentro al vecchio “Sant’Elia”, piaceva agli ultras per le gradinate a ridosso del campo. In quello stadio, il 15 novembre 2002, a riprova della pericolosità dell’impianto, durante Cagliari-Messina, viene aggredito e ferito, per fortuna in modo leggero, da un tifoso rossoblù entrato in campo, il portiere messinese Manitta. La capienza del vecchio stadio era stata ridotta a 18mila spettatori e la spesa per la ristrutturazione era enorme, così si preferì farne uno al suo interno. Dall’aprile all’agosto 2012, il Cagliari gioca le gare interne al “Nereo Rocco” di Trieste, a causa della parziale inagibilità del “Sant’Elia” e di alcune incomprensioni tra il presidente Cellino e il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, mentre Cagliari-Juve (1-3) del campionato 12/13 si gioca sul neutro di Parma. Nel 2012/13 il Cagliari abbandona il “S.Elia” per trasferirsi nell’impianto temporaneo “Is Arenas” di Quartu Sant’Elena, fino a quel momento utilizzato dalle due squadre locali, giocandoci tutte le partite casalinghe, alcune anche senza pubblico, con gli ultras che incitavano la squadra da fuori e che qualche volta hanno provato ad entrare. L’Is Arenas, costruito in poco più di 5 mesi, dalla capienza di 16.500 posti, era quasi interamente costituito da tribune Dalmine, ereditate da quelle smontate dal “Sant’Elia” negli anni 2000. Doveva essere utilizzato per tre anni dal club rossoblù, con un canone annuale di 30mila €. al comune. L’esordio nel nuovo stadio avvenne il 2 settembre 2012, per Cagliari-Atalanta. La stagione seguente (2013/14), causa la mancata agibilità dello stadio di Quartu S.Elena, che verrà successivamente smantellato, il club sardo ritorna al “Sant’Elia”, ristrutturato per consentirne l’agibilità, dopo un anno e mezzo, in attesa del progetto di un nuovo stadio. Il presidente Giorgio Cellino, per problemi inerenti alla questione-stadio si è fatto anche alcuni mesi di prigionia, inoltre, l’incontro Cagliari-Roma del 24 settembre 2012, viene dato perso al Cagliari 0-3 a tavolino dal giudice sportivo Tosel. -Tensioni nel prepartita di Cagliari-Udinese, dell’aprile 2013, giocata a Trieste. Alcuni tifosi rossoblù furono aggrediti da ultras della Triestina, che probabilmente li scambiarono per tifosi dell’Udinese, forti rivali dei triestini. L’intervento della polizia sedò subito il tutto. -Nessun danno “morale” per i tifosi rossoblù abbonati che, durante il campionato 2011/12, avevano perso le partite del Cagliari per il trasferimento dal “S.Elia” a Trieste. L’ha stabilito nell’estate 2014 il giudice di pace a cui si erano rivolti 37 supporters, chiedendo un risarcimento in quanto la scelta della società aveva rovinato i loro week-end. Un episodio che non rientra certamente nella tanto decantata mentalità ultras cagliaritana. -Clamorosa protesta degli Sconvolts durante Cagliari-Chievo Vr. 06/07: abbandonano la curva per protestare contro le nuove norme, eccessivamente repressive, varate dal governo sull’onda emotiva dopo la morte dell’Ispettore di polizia Filippo Raciti a Catania. -Per Cagliari-Milan del 25 novembre 2007, la curva Nord, spoglia dei suoi vessilli, rimane vuota nella parte centrale in polemica per l’omicidio del laziale Gabriele Sandri. -Nella gara Cagliari-Inter di Coppa Italia 96/97 scoppiò una contestazione in cui i due gruppi-guida, Sconvolts e Furiosi, si trovarono in dissenso. I Furiosi presero posizione contro il ritorno di Mazzone, accusato di aver abbandonato il Cagliari tre anni prima per Roma, sulla panchina cagliaritana. Nacque addirittura un “Gruppo anti Mazzone”. Questa vicenda accentuò, allargando la forbice, il dualismo tra Sconvolts e Furiosi, i gruppi trainanti. Ma non è il motivo principale. Alla base della frattura c’erano vecchi rancori e una diversa concezione della mentalità ultrà. Per alcuni anni la curva è stata divisa e la coabitazione forzata. I due gruppi su tante cose la vedevano in maniera diversa. Gli Sconvolts simpatizzavano (e simpatizzano ancora) per i veronesi, i Furiosi si “ispiravano” agli amici atalantini “Wild Kaos” atalantini. A Milano, nella gara di ritorno di Coppa Italia 96/97, nel settore rossoblù si scatenò un litigio tra atalantini e Sconvolts per mettere lo striscione. L’episodio più emblematico della spaccatura è stato quello del 12 novembre ’96, quando Furiosi e Sconvolts si dettero appuntamento (?) per cercare di chiarire la situazione, con la scena passò nella ex-sede degli Sconvolts, proprietà del comune, nel rione antico “Marina”, dalla quale furono sfrattati a causa di murales fatti sul muro del palazzo di fronte alla sede, che costarono 41 diffide nel ’99 e 26 nel primo semestre del 2000. Nel direttivo degli Sconvolts, da qualche mese, c’era stato un cambio della guardia, col passaggio ai più giovani, per diffide e problemi con la polizia. Tornando alla diaspora Furiosi-Sconvolts, si passò presto ai fatti, nonostante la disparità numerica (maggioranza dei Furiosi), visto che gli Sconvolts non si aspettavano la visita in sede. Spuntarono bastoni (quelli delle bandiere), tubi pvc e catene, poi iniziò il parapiglia, ma non ci fu un prolungato scontro fisico. Ragazzi ultras della stessa città, della stessa curva, che hanno rischiato per “vedute diverse”. In nome di cosa poi…La polizia venne avvertita e irruppe nella sede, sequestrando tutto il materiale e fermando trenta tifosi, portati poi in Questura. La Digos parlò di “spedizione punitiva” dei Furiosi verso gli Sconvolts. Eppure tra alcuni ragazzi c’erano amicizie anche sincere, sembrava tutto così assurdo per chi la cosa la vedeva da lontano…per anni e anni ancora si è protratto il dualismo, al punto da arrivare ad una vera e propria divisione fisica: i Furiosi, in numero più esiguo, al secondo anello, gli Sconvolts al primo, col risultato che i cori si sovrapponevano, cantando ognuno per conto loro (gli Sconvolts, essendo di più, sovrastavano gli altri). I Furiosi hanno esposto in diversi casi in passato croci celtiche, pur facendo cori per l’indipendenza della Sardegna.
curva cagliari coreografia
Furiosi da sempre protagonisti del tifo Cagliaritano




Gli Sconvolts si spostarono per la prima volta dal secondo al primo anello dalla partita Cagliari-Lazio del 90/91, con la curva che perse non poco in vena coreografica. Lo spostamento avvenne sia per dissidi con gli Uccn, rimasti al secondo anello, accusati di atteggiamento filosocietario e di aver intonato cori romanisti in Cagliari-Lazio 90/91, sia per dimostrare che non conta aver tanto spazio a disposizione, ma esprimere tanta voce nei cori d’incitamento. Dopo alcuni anni gli Sconvolts tornarono al piano superiore, coabitando coi Furiosi, fino al definitivo “distacco” dopo i dissapori, evidentemente solo sopiti, riemersi con un faccia a faccia in Cagliari-Padova del 4 gennaio ‘98. Dopo il furto dello striscione a Ancona, i Furiosi si ritrovavano dietro lo striscione “C.C. 1920” e, successivamente, dietro quello con scritto “1989”. -In occasione di una partita interna col Verona, il maggiore gruppo ultrà rossoblù ricordò i dieci anni di storia, con una bella coreografia: una bandiera blu con una croce rossa, sulla quale era impressa la data di nascita “06 febbraio 1987-1997”, e alla ringhiera lo striscione “Da 10 anni il nostro stile riportato ovunque”. Il decennale arrivò però in un periodo di transizione, con risse che spesso scoppiavano in curva, non solo tra Sconvolts e Furiosi, ma anche tra Sconvolts stessi. -Nel 92/93, in occasione di Cagliari-Genoa, dal settore degli Sconvolts venne lanciata una rudimentale bomba-carta, che ferì casualmente un raccattapalle, cosa che ebbe il risultato di scatenare una serie di controlli e repressioni nei confronti del gruppo. Già prima si erano avuti dei problemi grossi, con la diffida di 96 ragazzi a Firenze per aver distrutto un pullman. -Da rimarcare quanto è accaduto il 12 dicembre ’93, nel dopo Cagliari-Parma, quando, dopo che due tifosi parmensi erano finiti in ospedale per esser caduti nel fossato che divide gli spalti dalla pista, nel tentativo di prendere qualche maglia dai giocatori, un gruppo di cagliaritani sono andati a trovarli all’ospedale, pur non esistendo alcun legame tra le due tifoserie. Il presidente del Parma di allora, Giorgio Pedraneschi, ringraziò pubblicamente gli Sconvolts per tale gesto, attraverso il giornale quotidiano “L’Unione Sarda”. -Il gruppo “Furiosi”, nato ufficialmente il 29 ottobre 1989 nella partita casalinga col Barletta, festeggiò il decennale del gruppo nel ’99 a Roma, dove un centinaio di ragazzi sfilò per le vie della Capitale senza scorta, per oltre tre ore, dalla stazione Termini allo stadio. Il gruppo ha sempre rifiutato i finanziamenti proposti dalla società del Cagliari, seguendo i princìpi della vera mentalità ultrà e della coerenza, tesi su cui si poggiano, peraltro, anche gli Sconvolts. -Gli striscioni “Fabio vive” e “Massimo presente”, esposti al “S.Elia” fin dagli anni ’90, volevano ricordare due ragazzi cagliaritani presenti assiduamente sia in casa che in trasferta. Morti entrambi a causa di tragici incidenti stradali, Fabio a 20 anni nel ‘96, Massimo a 18 nel ’91. In Cagliari-Cremonese 95/96 il primo è stato ricordato con striscioni quali “Onore a Fabietto indimenticabile ultras” e “Ciao Fabio”. Mentre lo stendardo con la caricatura di un tifoso con sciarpa al collo raffigurava il volto di Massimo. Ma altri lutti hanno funestato la curva cagliaritana in questi anni: come nel caso di Manolo dei Furiosi, scomparso il 19 marzo del ’95, ricordato poi per molto tempo dalla pezza “Manolo vive”; di Davide M., ricordato con lo striscione “25-10-02/25-10-04: un vero ultras non muore mai…Davide vive”, in Cagliari-Parma 04/05; di Massimo Scomazzon, che quando morì, nei primi anni ’90, quando venne omaggiato dalla scritta “La nostra coreografia più bella sarà il tuo ricordo…ciao Massimo” e, più tardi, da “Il tempo passa il ricordo resta: Massimo Scomazzon vive!”, oltre a “Massimo presente”, che è stata per tanti anni in Nord; di Giancarlo M., ricordato in Cagliari-Torino 08/09 dallo striscione “Guerriero, la tua grinta…la nostra forza, ciao Giancarlo” e dai foggiani con “Ciao Giancarlo…fratello Sconvolts!”; di Massimo A. “Tassotti”, ricordato da striscioni quali “Tassotti nel cuore! le tue trasferte…il tuo sorriso…”, a Livorno alcuni anni fa, e “In ricordo di un amico, ciao Tassotti. Ultras Tito”, lasciato dai doriani fuori dal S.Elia. Coreografia in Cagliari-Siena 06/07, per ricordare gli ultras della Nord scomparsi, con gli striscioni che riportavano ognuno i nomi dei ragazzi che non ci sono più e, al centro, solo la scritta “Assenti presenti”, oltre allo striscione “Valery” con una sua gigantografia. -Appena appresa la notizia della morte di Claudio Vincenzo Spagnolo, tifoso del Genoa accoltellato prima di Genoa-Milan 94/95, i cagliaritani, impegnati nel posticipo serale casalingo con la Fiorentina, confezionano due striscioni significativi: “29-01-95: uniti nel dolore col popolo genoano” e “Milanista: non ultras ma assassino”. -All’inizio del secondo tempo di Cagliari-Foggia 94/95, un bengala lanciato dalla curva Nord colpisce involontariamente un operatore di Tele +2, che deve ricorrere alle cure sanitarie. Prima dell’inizio della gara la curva, attraverso gli striscioni, dà i voti ai singoli giocatori della partita Torino-Cagliari (3-2) del 2-4-1995, quasi tutti sotto il ‘5’, con in balaustra l’eloquente striscione “somari!”. -Tra gli slogan caratteristici degli ultras cagliaritani, scritti sugli striscioni in tutti questi anni ci sono: “Ultras…io ci credo”, “rispetto per gli ultras”, “essere ultras, esserlo nella mente”, “ovunque…a modo nostro”, “contro le lame”, “vecchio stile”, “essere presenti”, “7 giorni su 7 ultras”, “anche repressi combatteremo”, “per i diffidati”. -Il “Crazy Boys”, gruppo nato sul finire degli anni ’80 e scioltosi dopo non molti anni, seguiva anche formazioni cagliaritane partecipanti ad altre discipline, per incitarle a tenere alto il nome della città di Cagliari. Seguiva addirittura la squadra di rugby in trasferta. -La più bella coreografia mai fatta a Cagliari è quella con la scritta gialla “Uefa”, in campo rossoblù, allestita per la partita decisiva per andare in Europa, nella stagione 94/95. Belle anche quelle organizzate per la festa-promozione col Chievo nel ’98: al primo anello gli Sconvolts alzano un folto numero di stendardi rosso-bianco-blu, oltre alle consuete bandierine; al secondo anello i Furiosi espongono al centro un copricurva con lo stemma dei 4 mori e cartoncini rossoblù ai lati. Il tutto per un effetto cromatico davvero unico. -Le “Vecchie Facce”, nate intorno al ’98, gruppo di estrema destra, erano formate da un goliardico gruppo di amici che si ritrovavano, divertiti e scanzonati, dietro lo striscione posizionato al piano superiore della Nord, spostato verso i Distinti. Nella partita di Coppa Italia con l’Ascoli dell’estate 2000, le Vecchie Facce, “spalla” dei Furiosi, si azzuffano con gli Sconvolts, con un pestaggio ad opera di quest’ultimi, e da quel giorno lo striscione scompare. -Lo striscione “Sconvolts” Cagliari è stato per anni uno dei più belli in circolazione in Italia e nel ’96 vinse il referendum indetto dalla rivista specializzata quattordicinale “Supertifo” quale striscione più bello.
coreografia curva maglia cagliari



Cenni storici: Il tifo organizzato cagliaritano esplode negli anni ’70, sull’ondata d’entusiasmo per la conquista dello scudetto, l’unico conquistato dal Cagliari, allenato dal filosofo Manlio Scopigno, che aveva in campo i suoi punti di forza nel grande Gigi Riva, ribattezzato dall’esimio giornalista sportivo Gianni Brera “Rombo di tuono”, Boninsegna, Cera e Domenghini. Il primo gruppo ultrà a nascere è quello delle “Brigate Rossoblù”, nel 1977, alle quali si affiancano presto “Cuys” e “Fossa Ultrà”; tra i due gruppi i rapporti non sono dei migliori, così che nel 1985 si fondano dando vita agli “Ultras Cagliari Curva Nord”. In seguito si formano diversi gruppi, quali “Crazy Boys”, “Brigata S.Elia”, “Panthers”, “Rebels”, “Miserabili”, “Welt Schmerz” e “Bunker “Skin”. Nel febbraio 1987, forse nel periodo più cupo della storia del Cagliari, che annaspava in C1, cinque ragazzi decidono di dare una svolta al tifo rossoblù, così, alla “Fossa Ultrà” e agli “Ultrà Cagliari”, le “insegne” che avevano tirato le fila negli anni ’70 e ’80, subentrano gli “Sconvolts”, gruppo originale ed introverso, ai quali l’anno dopo si affiancano gli “Eagles”, dall’età media più giovane, passati alla storia per un adesivo con la scritta “Nuclei arrapati”. Il tifo, nonostante la C1, sotto la guida degli Sconvolts ha un impulso positivo, tanto da arrivare a portare, nella trasferta di Rimini, un centinaio di ultras in “continente” per la prima volta: facilmente immaginabile quanto sia massacrante una trasferta da Cagliari, pesante anche e soprattutto dal punto di vista economico, anche se in seguito, verranno organizzati veri e propri esodi, come gli oltre 10.000 di Torino e, trasferta delle trasferte, i circa 20.000 del San Paolo di Napoli per lo spareggio con il Piacenza per restare in Serie A. Con in panchina Ranieri, nel 1989, avviene un vero e proprio boom: la Nord diventa una delle curve più belle e colorate d’Italia, con coreografie spettacolari. In tale anno, da una costola degli Sconvolts, nascono i “Furiosi”. A questi due gruppi è legato a doppio filo il cammino del Cagliari negli anni ’90. Gli Sconvolts rappresentarono idee completamente nuove nel modo di concepire la mentalità ultrà rossoblù: ricercatezza nel materiale prodotto, compattezza di gruppo, visione elitaria, ritrosia alle relazioni con l’esterno, poche e selezionate amicizie. I gruppi Sconvolts e Furiosi, tra i quali non è mai corso buon feeling, si trovarono uniti nella protesta di fine decennio contro il presidente del Cagliari Cellino. L’ultima promozione in Serie A è datata 2004. Quel Cagliari aveva i suoi punti di forza in Gianfranco Zola, il “Tamburino sardo”, che aveva ceduto al richiamo della terra natìa, dopo tanti anni in Inghilterra, Esposito, Suazo e mister Edy Reja. Da allora i sardi non sono più retrocessi, guadagnandosi quasi sempre la salvezza in discreto anticipo. La guerra intestina Sconvolts-Furiosi raggiunge l’apice nella gigantesca rissa di Cagliari-Fiorentina del 2004, che porta di fatto all’esclusione dei Furiosi dalla Nord. Negli ultimi anni a tenere banco, come scriviamo nella sezione “Curiosità”, è stata la questione dello stadio, un tragicomico teatrino all’italiana, fatto di tanti scaricabarile, che sembra comunque finalmente essersi risolto con la quasi completa agibilità del “S.Elia” per la partita di mercoledì 29 ottobre 2014 con il Milan.
Gruppi scomparsi, nati negli anni ’70: C.U.Y.S. (Commando Ultrà Young Supporters), Fossa Ultrà, Brigate Rossoblù Roberto Corti.
Gruppi scomparsi, nati negli anni ’80: Furiosi 1989, U.C.C.N (Ultras Cagliari Curva Nord)-Ultrà Cagliari (nati nel febbraio 1986 dalla fusione Fossa-Cuys), Ultrà Girls, Eagles (si sciolgono nel ’91 pur contando centinaia di tesserati; quelli del direttivo si ritrovano dietro lo striscione “Vecchia Linea”), Ottobre Rossonero, Hooligans, Bunker Skin (in seguito assorbiti dai “Furiosi”), Brigata S.Elia, 1° Welt Schwerz, Vecchia Guardia, Crazy Boys, Panthers, Maledetti, Falange d’Assalto, Yankee, Forever Boys Red Blue, Roma Rossoblù, Cagliari…Sensazione Unica, Gruppo Sfigato.
Gruppi scomparsi, nati negli anni ’90: Young Supporters, Acid Boys, Rebels, Schiavi dell’Alcool, Vecchia Linea, I Miserabili, Bad Boys, Brivido Rossoblù, I Ragazzi della Sud (questi ultimi due in curva Sud), Vecchie Facce, Vecchio Settore, Esperti Navigatori, Gruppo Pit Bull (in orbita “Furiosi”), Kazzuti (in orbita “Sconvolts”), Island Kaos (sottogr.”Furiosi”), Nerds.
Gruppi scomparsi, nati negli anni 2000: Karalis Front, Gruppo Selargius, Head Hunters (sottogruppi quest’ultimi due dei “Furiosi”), Group the Coddez (sottogr. Sconvolts).
Liberi pensieri: “Siete peggio dell’A.i.d.s.” (Ca-Torres 87/88), “Con RAnieri…sempre in pole position!” (Ca-Catanzaro 89/90), “Pisano maiale” (Ca-Pisa 89/90), “Con l’invidia del Grifone vi auguriamo il tricolore” (Ca-Sampdoria 91/92), “5 anni con voi 1987-1992”, coreografia per i 5 anni degli Sconvolts (Ca-Milan 91/92); “Umili ma vittoriosi” (Ca-Ascoli 91/92), “10-1-93: la morte è uguale per tutti”, riferito al decesso del bergamasco Celestino Colombi, avvenuta per arresto cardiaco dopo una carica della celere nel dopogara di Atalanta-Roma (Ca-Foggia 92/93); “Europe: here we go!!” (Ca-Pescara 92/93), “2-2-92…ore 17,50: il milanista ruba nello stadio vuoto…la scorta guarda” (Cagliari-Foggia 92/93), “Lottate con fierezza…come leoni” (Juve-Ca 94/95), “76 anni di storia da onorare, ricordatevelo” (Ca-Sampdoria 95/96), “Bentornati a casa fiorentini figli dei pastori sardi” (Ca-Fiorentina 95/96), “Gli errori arbitrali non intaccano la nostra dignità” (Ca-Udinese 96/97), “Forza riprendiamoci ciò che ci hanno tolto” (Cagliari-Venezia/Chievo 97/98), “Furiosi-Brigate: la nostra amicizia nessuno potrà cancellarla!” (con le scritte “Furiosi” e “Brigate” riprodotte a mo di striscione, Ca-Verona 97/98); “In Parlamento tutto concesso, per gli ultras solo l’arresto” (maggio ‘98), “Gaucci, per te niente Viagra” (Ca-Chievo 97/98), “Poche chiacchiere: solo vittorie. Fuori i coglioni bastardi mercenari!” (Ca-F.Andria 97/98), “Cellino vendi anche tua moglie” (Ca-Fiorentina 98/99), “Orgogliosi di stare al vostro fianco” (Ca-Reggina 01/02), “Anconetano coniglio, solo con la scorta…” (Ca-Ancona 02/03), “Diritto di replica: se non scrivete i necrologi non vi legge più nessuno. Stampa isolana stampa mediocre!” (Ca-Palermo 02/03), “Furiosi per una fede, repressi dal potere” (Ca-Vicenza 02/03), “Avanti Leoni, fuori gli artigli”, “Ultras foggiani…la nostra amicizia non si tocca” (Ca-Albinoleffe 03/04); “Tutti a Verona” (Ca-Bari 03/04), “E’ stato un attimo volare in Paradiso ma una vita non cancella il tuo sorriso, ciao Petru” (Juve-Ca 04/05), “Che disonore! Voi ultras in televisione! Sempre contro le lame…” (Ca-Milan 04/05), “Ti seguirò ovunque andrai…ti sosterremo sempre più…forza vecchio cuore rossoblù” (Ca-Livorno 04/05), “Vogliamo lo stadio nuovo!” (Ca-Chievo 04/05), “1,2,3 anni…i vostri provvedimenti hanno una fine, la nostra mentalità no! onore ai diffidati Sconvolts” (Ca-Messina 04/05), “Gobbo sassarese paga il biglietto e torna in paese”, “Sardo juventino sei più merda di quello di Torino”, “Aereo e polizia la tua trasferta al S.Elia”, “Zola fai godere la Vecchia Signora”, “Juventino sardo sei un bastardo” (Ca-Juve 04/05); “(Per ora) da parte nostra nessuna contestazione…da parte vostra massima decisione oltre il 90°”, “Indomabile anche da lassù, ciao Michele” (Ca-Roma 04/05); “Diego non mollare”, a favore di un capo-ultrà bresciano in difficoltà in quel periodo (04/05); “Nel nostro cielo sereno o variabile volerai sempre ciao Davide!” (Ca-Livorno 05/06), “Occultare le prove non pulirà le vostre mani”, “Stanchi di questa presidenza, con Arrigoni l’ennesima incoerenza” (Ca-Lazio 05/06); “La Sardegna: un popolo di uomini liberi, basta sequestri” (Torino-Ca 06/07), “Autori di un impresa, noi con voi…grazie!”, “L’avete onorata”, coreografia con cartoncini plastificati bianchi, rossi e blu a formare una maglia gigante (Ca-Reggina 07/08); “All’attacco!!!”, coreografia (Ca-Fiorentina 07/08), “Ciao Claudia, angelo dal cuore rossoblù” (Ca-Udinese 08/09), “Grazie ai tuoi consigli…cresceremo più forti, ciao zio Tonino!!” (Ca-Roma 09/10), “25-04-10: non scendiamo a compromessi” (Ca-Udinese 09/10, riferito allo squallido 0-0 della settimana prima a Napoli), “In ogni caso non collaboriamo” (Ca-Catania 09/10), “Fabio sempre presente” (Ca-Inter 10/11), “Da 24 anni sempre gli stessi, senza chiedere permessi”, per il compleanno degli Sconvolts (Ca-Juventus 10/11); “Onore a te Roberto esperto navigatore” (Ca-Bologna 10/11), “Ed ora…37 finali” (Ca-Novara 11/12), “Ciao zia Maria salutaci Davide e tutti gli Sconvolts”, riferito ad una storica figura del tifo cagliaritano, scomparsa in quei giorni (Ca-Siena 11/12); “Profondo sdegno per uno stadio indegno!”, “Basta promesse…solo certezze: stadio nuovo” (Ca-Palermo 11/12); “’L’ingratitudine’ il tuo mestiere, rispetto per le bandiere!” (Ca-Parma 13/14).
PALMARES:
Titoli nazionali: 1 Scudetto 1 campionato di Serie C,Trofei Nazionali: 1 Coppa Italia Serie C.
Alla prossima ''Baronata''.
BARONE FERDINANDO