giovedì 29 maggio 2014

Scopriamo il Padova

                             ''LA BARONATA''
 



                            A CURA DI: BARONE FERDINANDO

IL NOSTRO AVVERSARIO: PADOVA


Siamo arrivati al capitolo conclusivo di questa grande stagione di serie B, ultima squadra a salutare per ora ''La baronata'' è il Padova. La squadra di Serena come poi ho citerò anche nella sezione ''storia'' è retrocessa in lega pro una settimana fa, ovviamente la stagione patavina, non ha riscosso molto successo, anzi i disastri sono aumentati partita su partita, non è bastato un cambio allenatore, per risanare l'ambiente e non è bastata neanche una campagna acquisti degna, del calibro come solo il Padova ha saputo fare in questi ultimi anni di serie B, otto vittorie peggio hanno fatto soltanto Reggina con sei e Juve Stabia con due, il peggior rendimento dal 2009.
L'inizio stagione come citavo prima, sì è aperto con una sconfitta casalinga contro la neopromossa Trapani, che da qui in avanti sì rileverà una vera e propria ''sorpresa'' del campionato, ovviamente le varie sconfitte e pareggi, costringono a prendere una decisione ''seria'' esonerando alla settima di campionato: Dario Marcolin, al suo posto subentra l'esperto Bortolo Mutti su cui, la dirigenza patavina spera in un momento temporaneo come tutte le squadre di B, la musica ''sembrerebbe'' almeno all'apparenza, cambiare infatti arriva il primo successo stagionale con il Varese per 3-2 almeno per il momento sembra essere tornato il sorriso in casa biancoscudata, ma dopo la sconfitta nel derby col Cittadella, rilancia delle paure e scetticismo all'interno dello spogliatoio, visto che un derby come questo poi, è molto sentito, per calmare poi le acque sì arriva alla partita contro la Juve stabia è lì torna una vittoria che da morale, anche per la relativa questione ''salvezza'' perde poi a Lanciano, e sì rifa in casa poi contro lo Spezia, per ritornare a vedere un sorriso bisognerà aspettare il 7 dicembre con il Padova che torna a vincere su un campo difficile come quello di Cesena, da lì per lì il Padova chiude l'andata con 18 punti, il ritorno sì apre con la speranza di aver portato dei buonissimi benefici in casa, un mese di riposo e anche per valutare gli errori commessi nella prima parte di stagione, arriva un acquisto di lusso sì tratta di Tommaso Rocchi, sul quale il Padova tenterà di fare fortune, ma nello stesso tempo il Padova cede pezzi pregiati: vedi Ciano(all'Avellino), Cionek(Al Modena) che poi sì rivelerà un grandissimo protagonista di fine campionato, insomma sì va avanti e la stagione sì apre con una pesante sconfitta per 2-1 a Trapani, quattro gol presi dal Carpi in casa, grazie a questa sconfitta anche Bortolo Mutti viene esonerato e quindi secondo cambio di panchina, al suo posto viene chiamato: Michele Serena ex Spezia, a sperare almeno di salvare una squadra che non conosce più una sua identità, esordisce l'8 febbraio a Palermo e come c'era d'aspettarselo rimedia un secco 1-0. Con il seguire del campionato Serena, riuscirà a racimolare molti meno punti rispetto al girone di andata, fatale è stata la sconfitta di Siena, sul quale il Padova dopo ben 5 anni retrocede, il mio miglior augurio è una pronta risalita nel calcio che conta. Andiamo adesso ad analizzare i numeri.

Vittorie in casa: 6
Pareggi in casa: 7
Vittorie fuori casa: 3
Pareggi fuori casa: 4
Sconfitte in casa: 7
Sconfitte fuori casa: 14
Totale: 9 vittorie, 11 pareggi, 21 sconfitte, con gol fatti: 43 e subiti: 62, peggio hanno fatto soltanto Varese, Juve Stabia, e Reggina, differenza reti di – 19.

STORIA:1910 - 2010 UN SOGNO LUNGO UN SECOLO
ll 29 gennaio 1910 al Bar Borsa, in Piazzetta delle Garzerie, viene fondata l'Associazione Calcio Padova. Presidente fu nominato il barone Giorgio Treves de'Bonfili, vicepresidente il marchese Giuseppe Corradi. Il 20 febbraio in amichevole l'esordio contro l'Hellas Verona con un pareggio a reti bianche al campo "Giovan Battista Belzoni".
E’ iniziata la storia del Padova che vive i suoi primi giorni di gloria già negli anni ‘20 quando il club biancoscudato viene scelto per inaugurare il primo campionato di serie A a girone unico, poi sarà serie A anche tra il ’48 e il ’52. In questo primo scorcio del secolo biancoscudato sono molti i personaggi legendari. Uno su tutti, Silvio Appiani, il primo fuoriclasse del Padova che nella stagione 1914/15 trascinò la squadra con i suoi 18 gol in 14 partite.
Il 20 ottobre 1915 il giovane volontario Appiani muore sul Carso. Si spegne il suo grande talento, rimarrà negli anni come simbolo di giovinezza e ardore per il calcio padovano, immortalato nel cemento dello stadio che dal 1924 ha preso il suo nome.
L'ERA ROCCO 1951-1961
Nella storia di ogni nazione, di ogni città, di ogni vita, c’è sempre un periodo definito Età d’Oro. Un tempo più o meno breve in cui gli dei sembrano guardare dalla nostra parte, seguire con occhio benevolo le quotidiane fatiche di uomini che verranno ricordati in eterno. Esiste ovviamente un’Età d’Oro anche per i club calcistici. L’Inter di Helenio Herrera, il Napoli di Maradona, il Cagliari di Gigi Riva, il Verona di Osvaldo Bagnoli, la Sampdoria di Vialli e Mancini, il Milan di Capello e degli Invincibili ... e ovviamente il Padova di Rocco.

Nel calcio questa belle époque viene spesso ricordata con il nome del principale artefice dei successi di quel fortunato periodo. Così, per il Padova, gli anni che vanno dal 1955 al 1961 verranno per sempre ricordati come l’Era Rocco, anche se il merito delle vittorie di quegli anni straordinari va senz’altro diviso tra l’allenatore triestino, i panzer, come il tecnico chiamava i suoi giocatori, e il palcoscenico sul quale questi grandi attori si sono trovati a recitare: lo stadio Appiani. Un catino ancora amatissimo dai tifosi biancoscudati, in cui l’architettura era al servizio della passione sportiva e catalizzava il calore dei tifosi, esaltati dalle gesta dei loro beniamini e a loro volta capaci di esaltarli, facendoli sentire allo stesso tempo protetti e minacciati.

Sì, perché venire a Padova da avversari in quegli anni faceva venire il mal di testa a molti campioni blasonati, ma anche chi era di casa non poteva permettersi domeniche di riposo in campo, pena qualche “rimbrotto” fischiato o gridato a pochi metri di distanza da migliaia di accalorati padovani.
GLI ANNI DURI 1962-1980
Anni lucenti quelli dell’era Rocco. Anni di piombo (e non solo calcisticamente) quelli che seguono alla partenza del Paròn verso lidi meneghini a consacrarlo eternamente nell’olimpo del calcio. Ma Padova come sta?

Scorre la stagione calcistica 1961-62. La piazza è ancora in fermento per quel campio- nato culminato col terzo posto che resterà in eterno scolpito nella memoria di tifosi e della città. La matricola terribile, ricordata per i suoi panzer che hanno fatto del male alle grandi e solo grazie a situazioni non sempre ortodosse sono stati annientati da poche big del pallone nostrano giocato ancora su campi in terra battuta con un pallone di cuoio marrone.

Si ripercorreranno più i fasti di un tempo? La domanda serpeggia nell’aria di una Padova in preda alla rinascita sociale e vicina alla ripresa economica dell’Italia appena uscita dalla guerra. Il calcio resta una valvola di sfogo e l’Appiani la cassa di risonanza per tutte le vicende legate alla squadra cittadina. Ancora pochi lo sanno e solo l’immaginazione più pessimista riu- scirebbe a prevedere che in pochi anni la gloriosa squadra affonderà sino al baratro chiamato C2.

DESTINAZIONE PARADISO 1981-1995
Questo periodo parte con una promozione in C1 e termina con quella, storica, in A. 32 anni dopo la fine dell’Era Rocco. In mezzo, mille battaglie, cadute rovinosissime e resurrezioni miracolose sotto la guida del presidente Puggina. Giorni neri e giorni di gloria come quel 15 giugno 1994 nella calura di Cremona. Bonaiuti – Cuicchi – Gabrieli – Coppola – Rosa – Franceschetti – Pellizzaro – Nunziata – Galderisi – Longhi – Montrone. Glory days…
IL RITORNO IN SERIE B E LA RETROCESSIONE IN LEGA PRO
All’inizio l’era recente fa il percorso inverso del periodo ’80-’90. Si parte da una salvezza in serie A ottenuta dopo una delle partite più emozionanti della storia.

Uno scontro vita-morte contro il Genoa terminato ai calci di rigore dopo una partita dominata dal Padova.

E’ l’apice di una storia recente del Padova, seguito da un’incredibile discesa agli inferi che in quattro anni porta il Biancoscudo addirittura in C2. A risollevare le sorti del club ci pensa prima il presidente padovano Mazzocco e poi l’attuale patron Marcello Cestaro che il 21 giugno 2009, dopo 11 anni di C, riporta la squadra nel calcio che conta.

Il 25 maggio del 2014 dopo ben ''cinque'' anni dal ritorno in serie B, il Padova saluta la serie B con un turno di anticipo perdendo la partita contro il Siena. Tantissimi sono stati i rimpianti per una stagione che ha avuto come sapore, un sapore molto ''amaro''.

DOLCI RICORDI:ALESSANDRO DEL PIERO
nasce a Conegliano il 9 novembre 1974. Il giocatore passò l'infanzia nella frazione di Saccon di San Vendemiano (Treviso), giocando proprio nella società trevigiana, dove venne “scoperto” da mister Adriano Buffoni che avvisa l’allora ds biancoscudato Pastorello. Tocca allo scopritore di talenti Vittorio Scantamburlo visionare il ragazzo sulla mitica 126, che torna con una relazione entusiasta (tre stelline segnate sul mitico tacquino) che lo fa tesserare appena una settimana dopo. Del Piero alloggerà inizialmente nella foresteria biancoscudata in via Carducci, sopra lo Stadio Appiani e successivamente al centro sportivo del Petrarca alla Guizza. Molto riservato e timido, il giovane Alex trova delle difficoltà nell’inserimento
Alessandro Del Piero agli inizi con la maglia del Padova


Del piero(Padova)  contro l'Atalanta

Del piero e ''Soldatino Di Livio'' insieme anche nella Juve
perché più giovane di tutti, ma la sua serietà gli consente di crescere in fretta anche grazie a mister Carlo Sabatini. Giocherà nella formazione Giovanissimi ed Allievi allenato da Bozzao, Cavasin e Viscidi e guadagnerà sicurezza con il passare degli anni, trovando anche una profonda amicizia con il compagno di reparto Ivone De Franceschi.  Già nel 1991 Alex ha le idee chiare e il suo cuore batte per la Juventus, ma è all’ombra del Santo che Del Piero stupisce tutti a suon di giocate e reti pesanti. Racconta, con un velo di emozione, Loris Fincato (l’allora responsabile del settore giovanile): “Ricordo la sua prima volta in Nazionale, dove i responsabili azzurri si fecero incantare da una “Rabona” di Alessandro che lasciò sul posto due difensori, oppure una fantastica punizione, traversa-montante-gol, con la
Articolo sul giovane Del Piero(1991)
quale sbancammo lo Stadio Filadelfia di Torino, dopo un gol sempre su punizione da lato opposto del limite dell’area all’andata a Bresseo. Del Piero era solito segnare alla Fiorentina, che lo considerava un’autentica bestia nera, ai viola segnò anche tre reti in 14 minuti e quando sorteggiarono il Padova nel girone eliminatorio del Viareggio, qualche dirigente toscano si mise le mani tra i capelli! Ovviamente Del Piero segnò anche in quell’occasione! Segnava a ripetizione, arrivò anche a siglare 45-50 gol in una stagione
”. Su segnalazione di Fincato, il collega Fernando Zanetto realizzerà per Il Mattino di Padova l'8 marzo 1991, il primo articolo di giornale sul futuro campione.

All'età di 16 anni esordì in Serie B sotto la guida di Mauro Sandreani e, il 22 novembre 1992, realizzò la sua prima rete con la maglia del Padova, e prima da professionista, siglando il 5-0 finale ai danni della Ternana. Il mitico taccuino dove Vittorio Scantamburlo ha segnalato per la prima volta Alessandro Del Piero, tra l'ad Andrea Valentini, Marcello Cestaro, il Presidente Penocchio e il ds Alessio Secco:
Giampiero Boniperti lo porterà alla Juventus nell’estate 1993, per 5 miliardi di lire più metà del cartellino del portiere Adriano Bonaiuti. Esordì in Serie A il 12 settembre 1993, subentrando a Fabrizio Ravanelli al 74º minuto di Foggia-Juventus, terminata poi 1-1, e tre giorni dopo, nella gara dei trentaduesimi di finale della Coppa UEFA debuttò come sostituto nelle Coppe europee contro la Lokomotiv Mosca. A una settimana dall'esordio in campionato, realizzò il suo primo gol in bianconero, in Juventus-Reggiana, contribuendo al 4-0 finale. La storia in bianconero è conosciuta da tutti, 503 presenze e 208 reti in 19 stagioni, 56 presenze e 25 reti in Coppa Italia, 51 reti in 127 presenze nelle Coppe Europee, per un totale di 290 gol in 705 presenze.
Soprannominato “Pinturicchio” dall’avvocato Agnelli nell’estate 1995, è stato capitano della Juventus dal 2001 al 2012, segnando in tutte le competizioni a cui ha partecipato con la squadra, di cui detiene il primato assoluto di reti (290 marcature) e di presenze (705 presenze). È il terzo miglior marcatore italiano di tutti i tempi  con 335 gol, dietro a Silvio Piola, (364 gol), e Giuseppe Meazza (338 gol).
È stato inserito nella Squadra dell’Anno secondo l'associazione European Sports Media  per tre anni consecutivi (1995-1996, 1996-1997, 1997-1998), classificandosi al 60° posto per l'AFS (Association of Football Statisticians) tra i più grandi calciatori di sempre e nel 1996 vince il Trofeo Bravo.
Nel 2004 è stato incluso nella FIFA 100, una lista dei 125 più grandi giocatori viventi redatta da Pelé e dalla FIFA in occasione delle celebrazioni del centenario della Federazione
Del Piero con la coppa del Mondo


L'addio di Alex nel 2012 alla Juventus

Del piero con la ''Champions League'' del 1996, dove in finale ha sconfitto l'Ajax ai calci di rigore
internazionale, ed è risultato 49º nell'UEFA Golden Jubilee Poll, un sondaggio online condotto dalla UEFA per celebrare i migliori calciatori d'Europa dei cinquant'anni precedenti. Inoltre è stato incluso sei volte tra i 50 candidati al Pallone d'oro, classificandosi quarto nel 1995 e nel 1996.
E’ campione del Mondo 2006 con la Nazionale Italiana, dove ha totalizzato 91 presenze e 27 reti, partecipando a tre Mondiali e quattro Europei. È stato il migliore calciatore italiano nel 1998 e nel 2008, nominato dall'Associazione Italiana Calciatori.
Nel 2007 lascia la sua impronta nella "Champions Promenade" vincendo il Golden Foot. Ha conquistato quattro titoli di capocannoniere, il primo in UEFA Champions League nel 1997 con 10 gol, il secondo nel 2006 in Coppa Italia con 5 gol, il terzo nel 2007 con 20 gol in Serie B e il quarto in Serie A con 21 gol nel 2008.
BENEFICENZA:
La maglietta n. 10 della Juventus indossata da Del Piero il 29 maggio 1998 è stata messa in un'asta di beneficenza, dove è stata aggiudicata per 5.200.000 lire, poi devoluti alla "Fondazione Bambini in Emergenza" presieduta da Mino Damato, che contribuirono alla realizzazione di una scuola e di una casa-famiglia per i bambini abbandonati e vittime dell'AIDS.
Nel 2006, usò la sua fama e denaro per promuovere e sostenere la ricerca sul cancro e in segno di riconoscimento ricevette dal Presidente della repubblica e dalla Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) il premio "Credere nella ricerca" nel novembre dello stesso anno.
Nel maggio del 2008, ha disputato un torneo di golf a scopo benefico organizzato dalla fondazione Gianluca Vialli e Massimo Mauro. Sono stati raccolti più di 100 mila euro da devolvere a favore della ricerca contro la sclerosi laterale amiotrofica. Il 7 e l'8 novembre 2008 è stato ambasciatore dell'iniziativa "Un gol per la ricerca” e le partite di Serie A e B sono state dedicate sempre alla ricerca sul cancro.
Il 18 maggio 2009, grazie alla Partita del Cuore tra la Nazionale italiana cantanti e la formazione Ale 10+, capitanata dallo stesso Del Piero e disputata allo stadio Olimpico di Torino, sono stati raccolti oltre 180.000 euro destinati a diversi progetti di solidarietà.
Il 1º aprile 2011 lancia il progetto "Ale10friendsforJapan" da lui ideato per aiutare gli abitanti del Giappone colpiti dalla tragedia dello tsunami creando un sito Internet per la vendita di alcune t-shirt, il cui ricavato sarà destinato alla Croce Rossa giapponese. L'iniziativa termina il 13 settembre 2011 con un ricavato pari a 303 880 dollari (circa 221 438 €).
L'impegno per il Giappone prosegue l'estate successiva, quando, il 21 luglio 2012, Del Piero si reca a Kashima per una speciale partita di beneficenza organizzata dalla J-League. Nell'occasione, tra l'altro, Del Piero segna il suo primo gol dopo gli anni trascorsi alla Juventus.



I PRECEDENTI: Sono 11 i precedenti tra Padova e Avellino. Il bilancio pende dalla parte dei biancoverdi che contro i veneti hanno vinto sei volte, pareggiato due e perse tre. I lupi hanno conquistato i tre punti in tutti i match disputati al "Partenio" ma non hanno mai vinto all'Euganeo. Nelle cinque gare giocate nel fortino dei biancorossi, infatti, gli irpini hanno totalizzato due pareggi e tre sconfitte. L'ultimo successo del Padova contro l'Avellino risale alla stagione 2004-05 nella ex Serie C1. L'incontro si concluse sul 3-2, con i lupi che, dopo essere andati in svantaggio per tre reti, tentarono una disperata rimonta nel finale con i gol di Montezine ed Evacuo che, però, non bastarono per evitare la sconfitta.
La partita d'andata, disputata allo Stadio Partenio, è terminata 2-1 con vantaggio dei padroni di casa con Arini al 4',





Le sei immagini della partita di andata, in alto le prime due il vantaggio di Arini(Avellino), la terza è raffigurato: Tommaso Rocchi(Padova), la quarta e quinta foto, il raddoppio del Avellino sempre con Arini(Avellino), l'ultima immagine il gol di Melchiorri(Padova) che portò momentaneamente in parità la partita.
momentaneo pareggio dei veneti con Melchiorri all'11' e vantaggio Avellino al 68' con la doppietta di Arini.

CONVOCATI:Michele Serena ha convocato 20 elementi per la gara di domani sera contro l’Avellino. Fuori dalla lista del tecnico patavino i vari Jelenic, Moretti e Buonaiuto. C’è invece l’ex centravanti di Inter e Lazio Tommaso Rocchi, anche se a mezzo servizio per via di un attacco influenzale.
Ecco l’elenco completo:

Portieri: Mazzoni, Nocchi.
Difensori: Almici, Benedetti, Carini, Di Matteo, Kelic, Vinicius.
Centrocampisti: Bellemo, Cuffa, Iori, Osuji, Pasa.
Attaccanti: Diakite, Feczesin, Improta, Melchiorri, Pasquato, Rocchi, Vantaggiato.

FORMAZIONE: Mister Serena per l'ultima gara interna contro l'Avellino schiererà un (4-4-2) classico con:Mazzoni; Almici, Benedetti, Carini, Vinicius; Improta, Moretti, Iori, Jelenic; Rocchi, Melchiorri.


TIFOSERIA:
Ultras Padova presenti all'euganeo

Amicizie: Palermo: i primi contatti nell’83-84, il gemellaggio non si fonda solo sulla politica, ma è ben radicato e coinvolge le due intere tifoserie. Nasce da una vacanza di cinque ragazzi padovani in Sicilia, che casualmente conobbero alcuni ultras
Ultras Palermo
rosanero, appartenenti ai Commandos Aquile, con cui strinsero amicizia. Il 20 novembre 1983 a Padova nacque un rapporto di forte rispetto grazie a questi “contatti estivi”, ma ancora non si poteva parlare di gemellaggio. Quello fu l’unico incontro in tutti gli anni ’80 tra le due squadre, che si ritrovarono di fronte dopo tanto tempo, nella stagione 1991/92 e, anche se le cose erano cambiate all’interno delle due curve, furono proprio alcuni ragazzi della “nuova generazione”, quelli di Piazza Cavour, a riprendere i contatti coi palermitani, memori dell’amicizia nata anni prima. L’8 dicembre ’91, all’Appiani, nasce ufficialmente, dopo anni di “fidanzamento”, il gemellaggio ufficiale coi rosanero, l’unico tutt’ora in piedi. Al ritorno a Palermo fu rinnovato il gemellaggio, presenti un centinaio di biancorossi. Bello e romantico quanto accadde nel maggio 1994, ultima gara del Padova all’Appiani che fa da preludio alla Serie A, in una domenica di festa, senza la minima ostilità tra le due tifoserie, con bandierine biancorosse nel settore riservato ai tanti tifosi rosanero e sciarpe del Palermo in curva Nord, per una strana varietà cromatica. Prima dell’incontro, il gemellaggio venne rinsaldato nel parco antistante l’Appiani. Le due tifoserie sono tornate ad incrociarsi quest’anno dopo ben 17 anni. L’ultimo incontro tra le due squadre risaliva infatti alla stagione 1996/97, col gemellaggio suggellato dallo striscione “Nessuna secessione potrà fermare la nostra unione!”, in un periodo storico particolare a livello politico, infatti Bossi aveva proclamato l’indipendenza della Padania. Una bella amicizia, un po’ inusuale se si vuole, capace di superare le classiche “barriere” tra Nord e Sud, e impedimenti logistici come la distanza o la differenza di categoria. “Warriors” e “Vecchia Guardia” Palermo presenti in Acireale-Pd 93/94, “Rosanero ovunque” in Pd-Venezia 92/93, “Warriors Palermo sez. Reggio Emilia” esposto in Reggiana-Pd 94/95, stendardo “W.u.p.” in Pd-Lazio 95/96. Nel 2002 una 70ina di padovani presenziò coi gemellati in Vicenza-Palermo; nel 2009, nella finale Playoff per la B vittoriosa di Busto Arsizio, erano presenti i ragazzi dell’ex-Meridiano Zero di Palermo, con tanto di pezza “Maggio 1996”.
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Ex-gemellaggi: Modena: con gli emiliani nell’81, in occasione di un match all’Appiani, nasce forse il primo gemellaggio ufficiale degli Ultras Padova, quando le due tifoserie scesero in campo sventolando i propri bandieroni in segno d’amicizia. Ma il rapporto durò molto poco, per trasformarsi, dall’85/86, in una feroce, ma sempre leale, rivalità, anche perché, poco dopo, i padovani strinsero amicizia coi bolognesi e i canarini coi veneziani, rivali acerrimi dei padovani. Bologna: l’importante rapporto coi bolognesi risale al 1984 e, per capire quanto il legame fosse profondo, basta pensare che Padova-Bologna è tutt’oggi considerato il legame più forte assieme a quello, altrettanto storico, coi palermitani. Ebbe inizio dai rapporti cordiali che alcuni vecchi ultras del Ghetto avevano coi bolognesi, anche per la comune rivalità nei confronti dei vicentini, e per anni le due tifoserie si scambiarono visite e aiuti in occasione dei vari derby e delle trasferte dei rossoblù a Vicenza. Il rapporto rimase vivo fino a fine anni ’90. Nell’87/88 5mila padovani andarono a Bologna per rinnovare il gemellaggio, che venne per l’ultima volta rinnovato nel 91/92. I vecchi del Ghetto, legati ai bolognesi, avevano passato la mano ai giovani di Piazza, che al contrario legarono coi palermitani. Quell’anno ci fu il classico giro di campo con le bandiere ma qualche gruppo bolognese (Mods in primis, ma anche parte dei Forever Ultras) e diversi padovani della nuova generazione iniziavano a storcere il naso. La storica amicizia iniziò a scricchiolare, per sciogliersi definitivamente dopo pochi anni, e gli “incontri ravvicinati” avuti coi rossoblu nel ’93 in Coppa Italia sotto la curva bolognese e due anni più tardi in un autogrill, coi padovani di ritorno da Napoli e loro da Salerno, non hanno fatto altro che accentuare la rottura.
Si perdono nella notte dei tempi le amicizie con Civitanova Marche (anni ’70) e Campobasso (primissimi anni ’80).
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Rivalità: Vicenza: adesso è quella che sentono di più. I berici oggi sono una delle tifoserie più odiate a Padova, ma nei primissimi anni c’era una sorta d’amicizia, visto che il Padova
Vigilantes Vicenza in azione
arrancava in C2 e il Vicenza lottava addirittura per il titolo in A, e capitava che qualche padovano si recasse al “Menti” per vedere da vicino la Serie A. Nacque così un certo rapporto con loro, che iniziarono a contraccambiare le visite facendosi vedere qualche volta all’Appiani di Padova, mettendo a disposizione la loro maggiore esperienza. Tuttavia la cosa non piaceva a tutti e nacquero i primi problemi, fino a un Vicenza-Juve del ’79, quando alcuni biancoscudati si presentarono al Menti fianco a fianco agli juventini, cosa che non sfuggì ai diretti interessati, che in un Padova-Venezia disputatosi poco dopo, si unirono ai lagunari. Fu l’inizio della rivalità, che divenne ben presto una delle più sentite, anche se, in quegli anni, il confronto vicentini-padovani era assolutamente improponibile. I primi si sono sentiti superiori per anni perché, in un Padova-Vicenza dell’82, occuparono la curva di casa, costringendo i padovani al settore ospiti: una vera e propria invasione di curva. La rivalità si mantenne “a distanza”, essendo le due squadre in categorie diverse. Lo striscione “Ultras”, prima che dai parmensi, fu rubato dai vicentini in un Vicenza-Padova 82/83 ed è l’unico perso in scontri, negli anni ’80, dai padovani, ancora acerbi per competere con una tifoseria come quella vicentina. Comunque se lo ripresero quando uno degli Hell’s riuscì a procurarsi le chiavi del magazzino vicentino, portando via anche lo striscione “Vigilantes”, esposto in Padova-Bologna 84/85 e Monza-Padova, stesso anno. I vicentini si vendicarono recuperando lo striscione qualche settimana dopo, ricambiando così la visita e portandosi via anche “Hell’s Angels Ghetto”, esposto in Sud e riesposto 14 anni dopo, quando scatenò una rissa tra giovani, ignari dello smacco, e anziani padovani (vedi sotto), “Collettivo”, “Hooligans”, “Alcool”, “Trips” e “Navajos Cavese”. Si salvò solo Leoni della Nord, all’epoca custodito da uno della curva a casa propria. “Alcool” divenne lo striscione di un gruppo della Sud vicentina, gli altri furono bruciati, a parte “Navajos”, dato poco dopo ai napoletani. Nell’87/88 nuova visita ai vicentini: trafugato lo striscione “Vigilantes Vicenza”. Questi però decisero di rompere gli schemi andando a riprendersi lo striscione di persona in un Padova-Messina: si mischiarono al pubblico della gradinata e, a fine gara, andarono sotto la curva di casa a cercarli, per poi caricarli. Furono attimi di tensione in un fuggi-fuggi generale, coi padovani che si riorganizzarono, cosicchè nel parterre, per alcuni minuti, successe il finimondo. I Vigilantes si dimostrarono un bel gruppo, anche se gli striscioni rimasero al loro posto, almeno fino all’intervento della polizia, che isolò i vicentini portandoli fuori dallo stadio e, tra altri tentativi di contatto, fecero riprendere al loro capo lo striscione “Vigilantes”, lasciando stare gli altri stendardi. In un agosto di fine anni ‘80, in un amichevole a Vicenza, nonostante il periodo 250 ragazzi rispondono “presente”: alte tensioni nel corso del match, ed alla fine, quando i vicentini si imboscarono in un parchetto vicino al Menti e tirarono di tutto al passaggio del corteo padovano. Le f.d.o. ebbero il loro bel d’affare per separare le due fazioni: berici caricati forte, 8 di loro arrestati, padovani che tentarono di sfondare il cordone di f.d.o., caricati perbene pure loro, alcuni denunciati. Nel marzo ’94 derby violento all’Appiani, coi padovani che persero la testa quando videro bruciare lo storico striscione “H.a.g.” in curva ospiti: partita sospesa e incidenti prima, durante e dopo la gara: 90 diffidati e decine di fermi tra gli ultras di casa. Due anni dopo i vicentini fecero striscioni ironici tipo “Padovani sfigati per voi più di una torcia sono soldi buttati”. Negli anni spesso incidenti con la celere. Venezia: una delle rivalità più sentite, campanilistica, forse la più sentita dopo Vicenza. Agli inizi del campionato 87/88 si disputò Padova-Lazio e un gruppo di ultras del Veneziamestre si unì ai biancoblù, ma negli scontri del dopopartita s’imbatterono in un gruppo padovano e persero lo striscione “Brigate Arancioneroverdi”, che venne bruciato in
Venezia - Padova, è un derby molto sentito in veneto
un derby all’Appiani. Mentre, qualche anno dopo, fu rubato “Tipi Loschi Venezia”, esposto in un Padova-Venezia 92/93. Per tutti gli ’80 la rivalità maggiore fu coi triestini, ma a partire dai primi anni ’90 salì alla ribalta il derby coi veneziani, una sorta di “deja-vu”, infatti la rivalità calcistica affonda le radici fin dagli anni ’50-’60. I primi incidenti tra ultrà nell’80/81, sia all’Appiani che a Venezia, dove volavano palline di gomma piene di chiodi in testa ai biancoscudati al seguito. Ma nel 1987/88 in un Veneziamestre-Triestina, giocato a Mestre influito le amicizie personali: un gruppetto di padovani, legati al Fronte della Gioventù, seguirono la partita coi triestini, accomunati dalla stessa fede politica, mentre altri padovani, più vecchi e non di destra, erano andati con gli unionisti. Nel post-partita per poco le due “fazioni” padovane, l’una all’insaputa dell’altra, non finiscono per darsele. Nel novembre ’91, primo derby in Laguna: durante il viaggio al “Sant’Elena” la motonave venne letteralmente smontata e, successivamente, gommoni e salvagenti vennero utilizzati come “coreografia” allo stadio, dove fu alta la tensione; i padovani tentarono di sfondare il cordone delle f.d.o., volarono manganellate, i veneziani fecero un paio di tentativi d’avvicinamento tirando qualche sasso dalle calli, scontrandosi con la celere nel tentativo di raggiungere il settore ospiti. I lagunari per Padova si mossero in 1.600 e lasciarono diversi segni sulle auto in sosta durante i due cortei di andata e ritorno. Durante l’incontro non mancarono sfottò e striscioni dall’una e dall’altra parte, oltre al rogo dello striscione “Brigate Arancioneroverdi” rubato alcuni anni prima in un Pd-Lazio. Coreografia nella ripresa con un bandierone raffigurante la Basilica di San Marco, che veniva coperto da cartoncini blu al grido “Alta marea portali via!”. Scontri anche nell’ottobre 2006 all’autogrill di “Monte Alto”, coi padovani che tornavano da Pizzighettone (C1) e i veneziani da Carpenedolo (C2). C’è da dire che erano rispettivamente due pullman a uno e che gli “Ultras Unione Venezia” si stavano sciogliendo. Nell’89/90, in un viaggio in treno verso Parma, trovarono i veneziani diretti a Carpi: i biancoscudati cercarono il contatto ma le f.do. fecero buona guardia. Striscioni veneziani in Pd-Venezia 06/07: “Da Prato della Valle a via Anelli…ne avete fatta di strada”, “Noi in due anni siamo risorti voi da 10 siete morti”, “Padovano dalla memoria corta, abbassa la cresta…ti ricordi ‘Vecchi’ tempi!”, mentre a Venezia (stesso anno) esposero “Vuoi fare il cittadino…resti solo un contadino!” e “Ecco il proverbio dei saggi padovani: meglio un uovo oggi che una promozione domani”. Incidenti piuttosto gravi, da “bollettino di guerra”, anche nel gennaio 2007: un ultrà del Padova denunciato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale e bloccato durante gli scontri, tre agenti della polizia municipale presi a bottigliate e malmenati, due carabinieri contusi, un’Alfa 156 dei vigili urbani distrutta a sprangate, venti lacrimogeni sparati dalla polizia per disperdere i circa cento supporters biancoscudati, caricati in modo deciso, che volevano sfondare il “cordone” che separava i tifosi dal pullman delle squadre. Dopo la carica la situazione si era normalizzata, anche perché la tifoseria veneziana era stata, nel frattempo, accompagnata alla stazione e fatta salire sul treno. Trenta minuti di violenza e follia, con denunce a carico di diversi ultras. Triestina: il derby del Triveneto è sempre stato parecchio sentito dalle due parti; il tutto ha inizio in Triestina-Padova 81/82, visto che la settimana prima venne caratterizzata dalla tensione per l’invio di alcune lettere anonime, contenenti minacce e riferimenti al movimento “Autonomia Operaia”,
Ultras Triestina, non molto graditi a Padova.....
firmate Ultras Padova, a un giornale di Trieste. Le lettere minatorie non erano opera degli ultras padovani, che non avevano mai incrociato i triestini prima d’allora e non erano interessati a farsi una rivalità, ma furono prese sul serio dagli alabardati, una delle poche tifoserie schierate a destra fin dalla loro nascita. Quel Triestina-Padova viene ancora ricordato per scontri prima e dopo la gara, che videro coinvolti anche semplici tifosi. I Leoni della Nord si trovarono a dividere il posto con gli Ultras Trieste (come accadeva spesso in quegli anni le tifoserie erano mescolate, non essendoci ancora i settori-ospiti, venuti dopo la tragedia dell’Heysel nell’85) e dovettero difendersi dalle aggressioni dei triestini, finchè non furono portati dalla celere in un altro settore dello stadio. Da quel giorno, e per molti anni successivi, ogni incontro, sia al “Grezar” che all’”Appiani”, viene segnato da gravi incidenti: i triestini avevano colpito anche i tifosi normali e la cosa restò scolpita nelle menti dei padovani. In quegli anni gli scontri allo stadio riguardavano quasi esclusivamente le due tifoserie, e le forze dell’ordine erano il “terzo incomodo”, ed arrivavano a tirare su i feriti quand’era tutto finito. All’Appiani nell’82/83 le tifoserie, entrambe in Nord, se le dettero di santa ragione. L’anno successivo scoppiarono violenti tafferugli, sempre in Nord, coi giuliani che ritentarono il “numero”, comprando biglietti di quel settore. Alla fine l’intervento della celere respinse i padovani fuori dallo stadio e scortò i giuliani in curva ospiti, ma nel dopogara gli scontri si replicarono lungo il tragitto verso la stazione e nel piazzale della stazione stessa. Al ritorno gli Hag riempirono 4 pullman e l’intera domenica fu costellata da incidenti fuori e dentro lo stadio. Nell’84/85 i triestini ritentarono lo stesso stratagemma all’Appiani, ma trovarono un degno “comitato di benvenuto”; a fine partita le tifoserie entrarono in contatto e Prato della Valle fu teatro di una cruenta battaglia celere-padovani. A Trieste, nell’87/88, treno speciale con 500 ragazzi al seguito, con molti che, il sabato pomeriggio, si erano procurati centinaia di elmetti da cantiere gialli e grossi tubi arancioni. Arrivo molto movimentato a Trieste: le f.d.o. sbarrarono la strada al gruppone, pretendendo il sequestro di aste e elmetti, che per tutta risposta gli vennero scagliati contro. Vi furono alcune cariche, un ragazzo venne fermato con un sacchetto di biglie di ferro. Qualcuno approfittò della confusione aggirando i controlli e recandosi in centro, dove ci furono altri momenti di forte tensione e danni a vetrate di un paio di locali. Anche durante la gara non mancarono contatti sia dentro che fuori lo stadio. A fine partita i giuliani attuarono una violenta sassaiola verso i mezzi che riportavano i veneti alla stazione, dando inizio all’ennesima sarabanda. Ne fece le spese una volante della polizia che si ritrovò una macchinetta obliteratrice sul cofano. I 40 occupanti del mezzo furono portati in Questura, identificati e muniti di foglio di via da Trieste per tre anni. Altri quattro ragazzi vennero arrestati. Scazzottata vecchio stile a Padova nel ’90 con una trentina di ospiti presentatisi di buon’ora. Nel 90/91 solito contorno a Trieste di tafferugli e danneggiamenti. Prima della partita gli autobus dei biancoscudati transitarono davanti il bar dei locali e venne fatto un fitto lancio d’oggetti. I padovani tentarono di scendere, le porte di un bus vennero sfondate e tutti gli occupanti identificati. Al ritorno alcuni ragazzi cominciarono a raccogliere la neve, caduta abbondante, e a bersagliere il portiere ospite, ma la cosa, partita un po’ per gioco, degenerò, così la celere decise di entrare nel parterre di curva scatenando la reazione degli Hag. Sugli agenti s’abbattè di tutto (lattine piene, pezzi di cemento,…), un ragazzo finì in coma colpito da una manganellata e altri otto in questura. L’odio è stato rialimentato in occasione degli spareggi Playout di alcuni anni fa. Scontri a Trieste anche nel dicembre 2000, molto pesanti. Lì successe il finimondo, l’ambiente era carico fin dalla partenza, e il derby fu ancora una volta funestato da gravi incidenti, ripetuti i corpo a corpo, dalle numerose viette spuntavano i giuliani. Udinese: tafferugli in una partita di Coppa Italia dell’87/88; in un derby del Triveneto di fine anni ’80 all’uscita successe un gran casino e fu sottratto ai friulani il bandierone della “Brigata Ultrà”. Nel maggio ’91 a Padova, sassaiola fuori lo stadio verso i quasi 3mila friulani con cariche della celere. Nel 90/91, nello scontro diretto all’Appiani, si presentarono tremila friulani, con le prime scaramucce già nel pregara. Dentro lo stadio le due curve si beccarono di continuo e al triplice fischio circa 200 tifosi riuscirono a raggiungere il cancello che divide la gradinata dal settore ospiti e per 5 minuti volò di tutto, astate, cinghiate, pugni, finchè non intervenne la celere che caricò i padovani. Verona: i primi scontri si perdono nella notte dei tempi, addirittura nel 1921, quando le cronache dell’epoca parlano di rivoltellate (molte in aria) e scene di guerriglia. Nello spareggio col Trento a Verona del 1980, i veronesi, che come spesso succedeva in quegli anni non avevano una linea comune, seguirono la partita un po’ coi padovani e un po’ coi trentini. A fine gara volò qualche cazzotto coi veronesi ma niente di serio. Ora l’astio si è molto annacquato, visto che le due squadre sono state tanti anni senza incontrarsi e che è nata un’amicizia tra coloro che seguono la Nazionale italiana. La rivalità rimane comunque molto sentita dai “vecchi”. I primi “contatti” si hanno nell’estate ’84 all’Appiani: al tempo molti tifosi padovani tifavano Milan, qualcuno indossava materiale delle “Brigate R.N. sez. Veneto” e i veronesi presenti in Nord non apprezzarono per niente. I malumori si trascinarono fino all’amichevole successiva, quando una 50ina di gialloblù, appartenenti alla “Gioventù Scaligera”, dal momento che il Padova vinse 5-0 presero diversi insulti in curva Nord. In particolare, il clima di festa e l’alcool spinsero qualcuno a fare cori per il Milan, di scherno ai veronesi, che a fine primo tempo effettuarono il giro dello stadio ed entrarono in Nord causando una gigantesca rissa sugli spalti e finì completamente il clima d’amicizia che esisteva tra le due tifoserie. Nel 90/91 solo un imponente servizio d’ordine evitò il peggio a Padova. I padovani forzarono un cancello insieme ai gemellati bolognesi, che dava sui distinti, i veronesi fecero altrettanto riversandosi in massa verso i malcapitati padovani. Intervenne la celere che faticò non poco a rispedire gli scaligeri dentro il loro settore. I padovani decisero poi d’assaltare la curva ospiti fuori, ma s’infransero contro le f.d.o.; dopo la gara caccia alle auto targate Verona. Il derby di ritorno fu caratterizzato da assalti dall’una e dall’altra parte, respinti a fatica dalle f.d.o., e dal lancio di monetine dei veronesi. Treviso: all’inizio degli anni ’80 i padovani subirono una battuta d’arresto con loro, che a quei tempi erano gemellati coi vicentini, che in un match a Treviso si presentarono in gran numero, e i padovani mantennero un profilo basso. Nella partita d’andata i biancoblù improvvisarono anche un invasione di campo. Ma la “vendetta” scattò in un Treviso-Sanremese del 1983, quando un manipolo di ultras biancoscudati a fine gara fece irruzione nella curva di casa, sfondò il magazzino della Nord e trafugò lo striscione “Hooligans”, con al centro l’immagine di Che Guevara, al tempo il principale dei trevigiani. Ci fu una fitta sassaiola con intervento della celere, una dozzina di padovani finì la domenica in questura ma lo striscione era ormai loro. Striscione che venne poi riadattato per evitare discussioni (in curva esistevano simpatizzanti di sinistra e iscritti al Fronte della Gioventù), l’icona venne oscurata con una Union Jack, più consona alla dicitura “Hooligans” e divenne uno degli striscioni caratteristici della tifoseria padovana del periodo. Atalanta: Nell’88, 3mila orobici invasero Padova con ogni mezzo.
Gli Hag presidiarono la zona-stadio fin dal mattino. Sembrava andare tutto liscio anche dentro lo stadio finché qualcuno non si lasciò andare a cori di sfottò per la loro eliminazione dalla Coppa delle Coppe ad opera del Malines, e gli atalantini impazzirono di rabbia cominciando a tirare di tutto. Quasi tutti erano venuti in macchina e per ritornare ai parcheggi dovettero passare sotto la Nord. Le forze dell’ordine non provarono neanche a fermare la muraglia di atalantini che passò sotto la Nord, un centinaio poco più di giovani Hag contro almeno 5-600 atalantini tra i 25 e i 50 anni. La disparità delle forze fece sì che i bergamaschi facessero irruzione nella curva, ormai vuota, spazzando via le flebili resistenze padovane. Una debacle senza attenuanti, ricordata e citata dai “reduci” per molti anni. Una trentina di ospiti vennero intercettati in Prato della Valle, con a bordo bastoni, crick e cacciaviti, qualche cane sciolto la pagò ma ciò non mitigò il senso di sconfitta e frustrazione di quel giorno. La stagione 91/92 offre però la rivincita ai padovani, in Coppa Italia. I bergamaschi sottovalutarono la situazione e transitarono sotto la Nord, ma subirono le cariche. Un carabiniere, intervenuto per sedare gli animi, ricevette una catenata in pieno viso, mentre lo striscione da trasferta “Brigate Nerazzurre” venne salvato per poco dal ragazzo che lo portava nello zaino. Bologna: un tempo esisteva un gemellaggio vero e proprio, tramontato nei primi anni ‘90, quando a Padova emerse il gruppo di Piazza Cavour. Alla base
Ultras Bolognesi durante un corteo. Ci fu in passato un gemellaggio, poi sciolto, e quindi divenuta un accerima rivalità
dello scioglimento del gemellaggio motivi politici, ma non solo. Da allora non sono mancati gli incidenti, come a Bologna in Coppa Italia nell’estate ’93, quando i padovani in treno senza scorta finirono dritti sotto la curva bolognese, o come nel ’95, in autogrill, quando i veneti tornavano da Napoli e i bolognesi da Salerno. Cremonese: rivalità datata e piuttosto sentita; scontri nell’88/89 quando un manipolo di grigiorossi e gemellati vicentini, a Padova, si diressero verso la Nord, facendo nascere un parapiglia; volò qualche bella astata. Rissa ad un Autogrill a fine ’07, dove, ad avere la peggio, è un cremonese operato d’urgenza per l’asportazione della milza; l’indagine portò all’arresto di dieci ultras, di cui sette ai domiciliari. In Padova-Paganese del ’08, appese dieci magliette bianche alla vetrata della “Fattori” per i ragazzi ancora in carcere per quei fatti. Uno di loro si disse completamente estraneo alla vicenda, fece 15 giorni di carcere, con la faccia sbattuta su tutti giornali, vedendosi così rovinata la carriera d’avvocato. “Cremona invasion” nel ’91 (non lo spareggio col Cesena, sempre a Cremona, tre anni dopo): fermento e fibrillazione incredibile in città per quel Cremonese-Pd, col Padova in piena lotta per la A; i padovani disfecero completamente le carrozze dei treni speciali, e i due cortei (andata e ritorno) misero a ferro e fuoco un intera città: decine di auto fracassate, ribaltate, su cui saltavano gruppi di ragazzi, vetrine in frantumi, moto calpestate, con la gente che, impotente, dalle finestre, piangeva vedendosi deturpare i loro beni. All’arrivo allo stadio scontri con le avanguardie cremonesi (e vicentine), che presto si ritirarono, poi una carica delle f.d.o., un paio di fermi, un arresto, un ragazzo finì dietro le sbarre per aver steso con un pugno un carabiniere. Il corteo di ritorno fu un’orgia di vandalismo gratuito. Il viaggio di ritorno lo fecero su treni completamente devastati, coi pezzi lanciati fuori ad ogni stazione di passaggio; girava voce che i celerini di Padova li aspettassero in stazione per una massiccia razione di manganellate, cosicché venne tirato il freno d’emergenza e più di mille persone fuggirono tra i campi in piena notte, con la polizia alle calcagna. Una volta a Padova il treno era ridotto a ferrovecchio. Vennero diffidati in una decina, ma, soprattutto, da allora venne semplicemente impossibile imboscarsi sui treni senza biglietto e i controlli divennero ferrei. Il quotidiano “Il Mattino”, al martedì, dedicò un ampio servizio sui fatti. Spal: nell’85/86 i ferraresi portarono a Padova un buon gruppo e a fine gara una trentina di ragazzi della Nord tentò l’approccio con sampietrini che mandarono in frantumi le vetrate della stazione, per poi essere spazzati via dalla celere. Nell’86/87 furono portati via, entrando prima della partita in curva Ovest, a Ferrara, gli striscioni “Supporters” e “Gioventù Estense”, esposto in Pd-Prato e Pd-Cremonese dello stesso anno, e in un Pd-Bologna un po’ di tempo dopo (i bolognesi sono gemellati coi ferraresi). Dopogara movimentato, a base di aste e cinghiate, ma gli striscioni rimasero in possesso padovano. Tutta la giornata fu scandita da zuffe e disordini. “Supporters” venne esposto in una partita dell’Under 21 all’Appiani, poi sparì nel nulla; “Gioventù Estense” venne riadattato e modificato. Incidenti anche nel 2004. Spezia: senza settore ospiti, il “Picco” di La Spezia era uno degli stadi più ostici d’Italia; nell’86 il Padova vinse 1-0 e i padovani si trovarono stretti nella morsa del pubblico di casa inferocito, con pietre, sassi e oggetti vari che arrivavano da ogni parte; riuscirono ad aprirsi un varco, raggiungendo il pullman, che però, nel tragitto dallo stadio all’autostrada, fu letteralmente ridotto in frantumi. Il viaggio di ritorno fu un’odissea per il freddo con la gente avvolta in bandiere e striscioni. Al ritorno si cercò di rendergli il favore, invano per la presenza massiccia di f.d.o. A Padova nel 2006 scontri che portarono 24 diffide, da sei mesi a tre anni, molte con l’obbligo di firma. Primi contatti con gli spezzini, in tutto circa 5mila, sin dalla mattinata; a fine gara invasero il campo festanti per la promozione, alcuni di loro si diressero verso i padovani per sfotterli e la risposta non tardò ad arrivare, con diversi ragazzi che entrarono in campo scontrandosi prima con gli spezzini, poi con la polizia. Con due cariche e l’uso di lacrimogeni le f.d.o., che riportarono alcuni feriti, dispersero le due tifoserie. Piacenza: nell’86/87 tafferugli nel piazzale antistante lo stadio, scontri che se ne vedevano pochi anche a quei tempi, l’uno contro l’altro, senza polizia. I piacentini fecero valere il loro numero e il fattore-campo. Alcuni ragazzi si presentarono in macchina, a ostilità già aperte, molto prima della partita e subirono il furto dello striscione “Boys Tnt” e di alcuni stendardi. Al ritorno i padovani fecero “blocco”, con gli ospiti che per più di un’ora non riuscirono a muoversi ed alla fine caricarono coi blindati le forze dell’ordine. L’anno dopo i padovani si presentarono in più di 300 e i piacentini furono molto meno spavaldi. Genoa: rivalità storica che si è acuita dopo lo spareggio-salvezza di Firenze del 94/95, in cui venne esposto lo striscione rubato ai genoani “7 settembre 1893”, oltre a “Non c’è Lega che salvi il Genoa” e “Bastardi genoani”. Scontri e sassaiola nell’88/89, venne intercettato un gruppetto con lo striscione “Vecchia Fossa”, i rossoblù non si tirarono indietro, ma vennero condannati dai numeri. Chi aveva lo striscione fu bravo a tener duro fino all’arrivo delle f.d.o. Mestre: febbraio 2001, Padova in C2 che lotta testa a testa col Mestre per la promozione, 2.500 padovani al seguito, i mestrini provocarono fin dall’inizio con lo striscione “Profeta uno di noi”, noto serial-killer dell’epoca che agiva a Padova ma era di Mestre. Nell’intervallo un solitario invasore mestrino arrivò fin sotto il settore padovano, braccato e trascinato poi fuori dalla polizia mentre mostrava il “medio”. Tensione molto alta a fine gara, padovani arrabbiati per la sconfitta, una decina di loro tentò di forzare un cancello trovando la polizia schierata: carica di alleggerimento, un lacrimogeno sparato nell’antistadio senza alcun motivo, ad altezza d’uomo, rispedito al mittente, un altro sparato subito dopo, la gente che non restò certo a guardare e lanciò di tutto agli sbirri; seguirono altri 5-6 lacrimogeni, che non erano i soliti lacrimogeni ma quelli al gas CS, che verranno adoperati poi al G8 di Genova a luglio (i padovani fecero da cavie). Dei ragazzini smontarono letteralmente i bagni e lanciarono rubinetti e un lavandino verso la polizia che, messa all’angolo, fece aprire le porte e defluire i biancorossi. Gente svenuta e che vomitava trovava rifugio nelle case adiacenti lo stadio, coi residenti che, altrettanto intossicati passavano bottigliette d’acqua. Situazione incontrollabile. Alcuni padovani si aprirono un varco tra i “blu”, ritrovandosi in una via laterale, dove c’erano una decina di mestrini: breve colluttazione, poi arrivò i carabinieri. Gruppi di padovani sciamavano per il centro a cercar grane, un gruppetto trovò degli ultras del Veneziamestre, ai tempi in B, ma la Digos padovana intervenne prontamente. Alla stazione non c’erano tutti i 600 giunti in treno. Le f.d.o. non fecero ritorsioni non vedendo l’ora di mandare tutti a casa. Pistoiese: nel settembre ’98, a Pistoia, presenti circa 200 veneti, accolti da scritte sgrammaticate come “Padoda merda” e Setore ospiti”; il settore costava 18mila lire, tante per l’epoca. Cominciarono le trattative, poi i padovani, coi “blu” assopiti, si ritrovarono vicino il settore arancione. Ne seguì una battaglia celere-ospiti, venne arrestato un ragazzo di Padova, ammanettato a una transenna, con gli infami pistoiesi che lo colpirono più volte. I veneti cercarono di liberarlo, lottando contro i carabinieri (e coi pistoiesi fianco a fianco agli sbirri), ma poi furono costretti a ritirarsi. Ricominciarono le trattative per il biglietto e fu portato via un altro ragazzo, estraneo allo scontro, scaldando ancor di più gli animi, calmati, non più di tanto però, a suon di manganellate; dieci minuti di battaglia e un caricone spinse tutti verso l’ingresso, con alcuni entrati senza pagare. A fine partita arrivarono i rinforzi, qualche padovano non voleva partire finché non avrebbero liberato i due ragazzi, portati in carcere: non ci fu niente da fare. Tgr e Tg5 parlarono di tifosi padovani protagonisti di un’autentica guerriglia e undici poliziotti finiti in ospedale. I pistoiesi parteciparono al riconoscimento dei due arrestati. Tutti erano convinti che non ci fossero telecamere, ma in seguito arrivò a Padova una vagonata di diffide. Proprio a Pistoia, qualche giorno dopo, si svolse un raduno-ultras, con una delegazione di padovani che partecipò apposta per sputtanare di fronte a tutti gli arancioni, che per un po’ fecero girare la voce che i veneti erano armati, tanto che, al ritorno, presenziarono con due striscioni: “Basta lame basta padovani” e “Ultras Padova sez.1^ chirurgia”. Tali scontri furono fra i tanti motivi dello scioglimento delle “Brigate Arancioni”. Nel 2003/04 un gruppo di padovani si presentò a Pistoia alle 10 di mattina sotto la curva, ma loro non si fecero vedere, ammettendo che non avrebbero retto il confronto. Nel return-match, di lunedì, la notte nota come “Padova Zona Industriale”, dettero appuntamento ai toscani e ai gemellati per regolare i conti una volta per tutte, ma i presenti (3 veneziani, 2 modenesi, 1 pistoiese) vennero semplicemente graziati dalla 70ina di padovani accorsi. Da allora non sono più stati considerati, tranne che per un match di Coppa Italia. Brescia: prima c’era una sorta di “simpatia”, infatti in un Vicenza-Brescia del 1985 alcuni padovani seguirono la partita coi lombardi e alla fine, c’era stato un contatto. Si parlò di un rapporto un po’ più profondo ma non se ne fece niente. Nel settembre ’87 furono i bresciani a rompere subito gli indugi mandando subito affanculo i padovani. Poi scontri bresciani-f.d.o. e alla ripartenza del loro treno alcuni padovani trovarono il modo di lanciare alcuni oggetti contro il convoglio. Nel 91/92 tanti bresciani fecero la trasferta di Padova, tra questi una 50ina fece un bella “azione”, staccandosi dal corteo, inavvicinabile per la presenza delle f.do., presentandosi per un faccia a faccia davanti la Nord e facendo un’ottima figura, poi i padovani ebbero la meglio perché di più e arrivarono i “blu” a blindare gli ospiti; il resto del corteo, accortosi degli scontri fece casino con la celere per sfondare il cordone e dare manforte ai compagni. Ci volle un bel po’ per ripristinare la calma. Pescara: nel 1989/90 a Padova un gruppo di ultras biancazzurri in incognito, spalleggiati dai gemellati vicentini, fecero una visita a sorpresa al chiosco di via 58^ Fanteria, ritrovo abituale degli ultrà patavini prepartita, ma trovarono reazione e vennero condannati dai numeri. A Pescara, l’anno dopo, 400 biancoscudati seguono la squadra, durante la gara fitto lancio di monete, bottigliette e calcinacci coi settori attigui, specie la Sud, dove dovrebbero essere i tifosi cosiddetti “normali”. Verso fine gara, duro scambio d’opinioni coi carabinieri presenti nel settore, che provocano; scoppiano così violenti tafferugli che portano la ferimento di un ragazzo di Piazza Cavour, ritrovatosi con la spalla fratturata dal calcio di una carabina, un altro ragazzo viene fermato e diffidato. Fu il primo diffidato in assoluto della tifoseria biancoscudata! Nel 91/92 presente un folto gruppo di abruzzesi all’Appiani coi vicentini, nel post-gara decine di biancoscudati tentano di raggiungere il settore ospiti, ma trovano la strada sbarrata, dando l’assalto a delle volanti di passaggio; seguono cariche della celere e inseguimenti. Cesena: una delle rivalità più vecchie, faccia a faccia con loro nei dintorni dell’Appiani già a metà anni ’80. Nell’83/84 a Padova per poco non persero lo striscione “Brigate Bianconere”. Nel 91/92 a Cesena, i romagnoli fecero irruzione nei distinti del “Manuzzi”, di lì a poco imitati dai padovani. Ne nacque cinque minuti di scontri corpo a corpo, pugni, calci, cinghiate, poi l’intervento della celere ristabilì l’ordine. Torino: rivalità prevalentemente calcistica, risalente al campionato di due anni fa, quando i veneti estromisero il Toro dalla finale Playoff per la A e, soprattutto, per la telenovela infinita della partita di andata dell’11/12 all’Euganeo, quando si spensero improvvisamente i riflettori. Modena: astio antico ma sempre all’insegna del rispetto reciproco, inoltre vedi sopra. In Coppa Italia 88/89, a
Altro ex Gemellaggio è con i tifosi della curva sud del Modena
Modena, gli Hag vennero condannati dai numeri e costretti a fine partita a barricarsi nel settore. Nel ’92, con gli emiliani venuti quasi tutti in macchina per evitare i controlli, nasce una bella rissa tra le bancarelle del Prato della Valle, sedata dopo poco dalla celere. Parma: non poche tensioni già a metà anni ’80, il primo striscione “Ultras” fu trafugato dai parmensi. Nuovi scontri nell’85/86, con gravi incidenti e scene da guerriglia urbana, dopo che gli emiliani avevano “passeggiato” nel pregara sotto la Nord, rubando sciarpe. Durante la gara alcuni ultras padovani tentarono di fare irruzione in curva Sud. A fine gara 200 padovani ingaggiarono una dura battaglia con le f.d.o. Bilancio: 40 fermati, un ufficiale della celere con una gamba fratturata e il pullman parmense completamente distrutto e inservibile. Gli emiliani uscirono solo alle 21, ma non tornarono a casa a mani vuote: i padovani nella fretta di uscire dallo stadio avevano lasciato appeso lo striscione “Commando Ultrà Curva Nord”, così approfittarono della situazione gli ospiti per scavalcare e prendere lo striscione. Nell’88/89 a Parma, i parmensi fecero il giro dello stadio e entrarono in curva Sud, mischiandosi al pubblico normale, facendo nascere uno scontro che costrinse i ducali alla ritirata. Un tifoso di Padova venne arrestato per aver aggredito un poliziotto. L’anno dopo, sempre al Tardini, sassaiola verso il corteo biancorosso, ma gli Hag reagirono bene. Pisa: rivalità storica fin da metà anni ’80. Nell’86/87, tornando da Reggio Emilia, venne casualmente incrociato a Bologna un treno speciale di pisani di ritorno da Modena: dalle parole si passò ai fatti quando i biancoscudati, nonostante il numero risicato, raggiunsero il binario dei pisani brandendo aste arancioni. I toscani furono colti di sorpresa e non accennarono alcuna reazione, in compenso i celerini entrarono in azione caricando i padovani. Alla fine l’intero gruppo padovano venne trasferito agli Uffici della Polfer e identificato. Dopo le procedure di rito, i ragazzi fecero ritorno a Padova, ma una volta scesi dal treno ebbero un’altra sorpresa: la notizia degli incidenti era finita all’Ansa e ad attenderli c’erano giornalisti e fotografi, tutti curiosi di conoscere questi “giovani leoni”, che in 70 avevano sfidato un treno di pisani e il reparto celere. Il giorno dopo tutti i giornali parlavano dell’accaduto, con tanto di interviste ai “reduci”. Rubato inoltre uno stendardo dei “Rangers Pisa”, diversi anni fa. Nel ’91-92 un manipolo di ragazzi al seguito in Toscana provocò alcune scaramucce coi locali e un paio di giovanissimi vennero fermati e rilasciati. In Pisa-Pd 06/07 i pisani espongono gli striscioni “Padovano bastardo” e “Dal 1945 nelle fogne”, ma anche “Lo striscione per Mau non si può dimenticare: padovano eterno rivale, nemico leale”. Legnano: scontri violenti tra ultras a Legnano nel febbraio 2001, un addetto al campo dei “lilla” al Pronto Soccorso, per un colpo di cintura torchiata alla testa, due ultrà del Padova arrestati. Lo scontro è avvenuto dopo la partita, quando tre tifosi padovani sono entrati in campo e, ottenuta la maglietta dai loro beniamini sono andati sotto la curva dei legnanesi a sbeffeggiarli. Così, in pochi attimi, una decina di ultras dei lilla ha abbandonato gli spalti e ha raggiunto gli avversari in campo per replicare agli insulti. La situazione è subito precipitata: ai tre del Padova si sono aggiunti altri venti ultras, imitati sul fronte opposto dai legnanesi. I due schieramenti si sono affrontati per qualche minuto a colpi di cintura e solo l’intervento della polizia ha evitato il peggio. Inoltre, dodici tifosi padovani hanno circondato sei poliziotti, con questi che hanno arrestato i due più esagitati, per violenza, resistenza e oltraggio. Carrarese: incidenti a Carrara nel settembre 2001, a 5 giorni di distanza dall’attentato alle Torri Gemelle di New York. I primi screzi coi locali ce l’ha il Fronte, naturalmente non scortato. Poi arriva una 70ina di padovani e c’è il primo contatto alle biglietterie sotto la gradinata, poco più che una scaramuccia, coi locali che si ritirano in fretta. A fine primo tempo una buona fetta di carrarini esce dallo stadio, facendo cenno ai presenti di seguirli e ai veneti di vedersi fuori. Dalla strada di fianco ai Distinti cominciano a volare grossi sassi e cubetti di porfido verso il settore, un ragazzino viene colpito in fronte e sanguina. I padovani aprono le porte e si ritrovano in strada. Lì c’è una grossa carica verso i locali, che si ritrovano sotto i Distinti e si ricompattano, ma la forza d’urto dei padovani, anche se in netta minoranza (una 40ina), regge bene il confronto. Continua però il lancio di robe varie, coi padovani rinchiusi a fatica dentro e gli agenti della Digos che fanno capire che sono guai seri, tanti veneti vorrebbero uscire e spaccare tutto. Il ragazzino colpito prima è in piena crisi di panico. I ragazzi escono dallo stadio mezz’ora prima del fischio finale, con la promessa della Digos che li avrebbe lasciati stare se se ne tornavano a casa, altrimenti sarebbero finiti tutti in questura. Ma ormai, nonostante riprendessero la via di casa, erano nei guai. Il Tg5 dette subito notizia dei fatti e cominciarono ad arrivare telefonate di amici e parenti. Il giorno dopo si scatena il linciaggio mediatico. Sul “Gazzettino” compare un articolo gonfiatissimo, pieno di falsità e inesattezze. Due ragazzi vengono arrestati alcune ore dopo il match, altri due si rendono latitanti per qualche giorno. 14 ragazzi vengono diffidati per tre anni con obbligo di firma. Fu un periodo piuttosto duro, il clima da “caccia alle streghe” si stemperò pian piano, ma la curva per tre partite rimase zitta, esponendo solo lo striscione “Il silenzio degli innocenti”. La cosa fece scalpore, cosicché alla fine venne raggiunta una specie di “tregua armata” per il bene del Padova. Sette diffidati su 14 furono assolti e si videro togliere le diffide. I carrarini pagarono un conto salato con la giustizia: ben nove arresti nei giorni successivi. Al ritorno alcuni ragazzi del Fronte Opposto andarono a fargli “visita”, rimediando solo cinque diffide, pur non facendo niente. Lazio: numerosi “contatti” per Padova-Lazio 87/88, specie coi numerosi cani sciolti che ai tempi seguivano la squadra capitolina: il grosso degli scontri a Prato della Valle, con un tifoso biancazzurro finito pestato ben bene in una rissa e un padovano che ricevette una bastonata in testa, finendo entrambi al Pronto Soccorso. Per un Samp-Padova, bello scontro a un autogrill nel 95/96 nei pressi di Genova; i laziali andavano a Torino con la Juve. Avellino: memori della trasferta di Cosenza, dove non ricevettero certo il benvenuto, i padovani nel 90/91 lasciarono i due torpedoni a Benevento e si mossero verso Avellino. A Benevento trovarono anche il sindaco ad accoglierli, ma al “Partenio” l’atmosfera è ben diversa: tra una provocazione e l’altra si passò ai fatti, ma l’intervento dei carabinieri fu verso i padovani, tanto che tre ragazzi di Padova finirono in ospedale. Al ritorno un pullman irpino venne colpito da alcuni sassi. Trento: vecchia rivalità. Scontri sia all’andata che al ritorno nell’85/86; l’anno dopo si presentarono in pochi all’Appiani e gli venne sottratto, abbastanza facilmente, lo striscione “Viking”. Napoli: quando si sono incontrati c’è sempre stata tensione. Tra l’altro, nel settembre ’95, i padovani a Napoli intonano cori razzisti fin dall’inizio ed espongono lo striscione “Basta con gli esperimenti nucleari a Muroroa, facciamoli a Napoli”, suscitando la reazione inviperita dei napoletani al grido “fuori, fuori”. La polizia interviene sequestrando e distruggendo lo striscione. Dopo un lancio di oggetti all’interno del “San Paolo”, c’è qualche lieve scaramuccia.

Grazie per aver dedicato il vostro tempo quest'anno a visualizzare ''La Baronata'', vi aspetto il prossimo anno con la rassegna, per ora va in vacanza!

BARONE FERDINANDO.



venerdì 23 maggio 2014

Scopriamo la Reggina

            ''LA BARONATA''
 


                               A CURA DI: BARONE FERDINANDO

IL NOSTRO AVVERSARIO:REGGINA

 E' proprio il caso di dirlo, la Reggina quest'anno ha gettato definitivamente la spugna, una squadra che era partita ad inizio stagione secondo le parole del patron Foti, che doveva salire in serie A, ed onorare al meglio la nostra storia ''centenaria'' invece, la squadra amaranto è retrocessa in lega pro(ex serie C), fatale è stata la sconfitta contro lo Spezia, dal momento che la lega serie B gli ha inflitto una penalizzazione per illeciti sportivi di tre punti, a questo punto tre punti in meno e retrocessione anticipata, una squadra che quest'anno ha mancato di lucidità, gli innesti non erano quelli giusti, troppe promesse in un ambiente come quello reggino, che dai tempi della serie A che non ha più voglia di commentare, gli ultimi anni fallimentari della società calabrese, un ultima gioia finita male, il playoff contro il Novara, che non ha portato la gioia sperata, da quella sera sì è aperta una ''highway to hell'' verso la serie C, ultime due stagioni discrete, l'ultima la condanna definitiva, ci domandiamo, ma come mai tutto questo? Cosa ha fatto Foti per non far decollare una società che merita sicuramente altri palcoscenici che una ''lega pro'' ormai raggiunta? Sicuramente i soldi, squadra dove più volte è stata messa in discussione ed in ballo su quale acquirente, venisse ad investire nel dopo Foti, le continue promesse mai mantenute, i tifosi hanno spesso minacciato, e lo slogan secondo loro più logico era: andate a lavorare, voi non meritate Reggio mercenari! Non solo non è bastato neanche lo sfogo di un disperato Gagliardi durante la conferenza stampa di Reggina – Varese, in cui più di una circostanza, spiegava che a Reggio non bisogna vivere di soli sogni e di passato, ma bisogna andare avanti e credere nella squadra standogli vicino, niente e nessuno ne ha voluti sapere. Così la Reggina dopo la bellezza di quasi vent'anni torna in serie C, in quella categoria dove la Reggina, non gli avrebbe voluto metterci più piede. Partiamo con l'analizzare la stagione degli amaranto.

Vittorie in casa: 4
Pareggi in casa: 6
Vittorie fuori casa: 2
Pareggi fuori casa: 5
Sconfitte in casa: 10
Sconfitte fuori casa: 13
Totale: 6 vittorie, 11 pareggi, 23 sconfitte, con 37 gol fatti e 65 subiti(peggio ha fatto solo la Juve Stabia), differenza reti -28.

STORIA: La Reggina Calcio, maggiore realtà sportiva della città di Reggio e della Regione Calabria, grazie alla propria gloriosa storia ed allo straordinario seguito popolare di cui dispone, gode di visibilità nazionale ed internazionale tali da poter esser considerata veicolo della “calabresità” positiva in Italia e nel Mondo.

11/1/1914 NASCE LA REGGINA


Anno 1914, nasce la Reggina. L’undici gennaio, pochi “coraggiosi” fondano l’Unione Sportiva Reggio Calabria, primo antenato del club che oggi rappresenta la città. Anni difficili durante i quali soltanto un’incontrollabile voglia di calcio riusciva a fronteggiare la mancanza di fondi e strutture. Nei primi 30 anni di vita si susseguono i cambi di denominazione di un club impelagato nei campionati interregionali.

LA PRIMA VOLTA IN C


La prima promozione in C arriva nel 1938: una fugace esperienza perché, al termine della stagione successiva, la Reggina torna in IV serie.

LA PRIMA IN B E L’ERA GRANILLO


Il primo grande, storico traguardo arriva al termine della stagione 64-65. La Reggina del Presidente Oreste Granillo, cui oggi è intitolato lo Stadio, conquista la Serie B. Seguono nove campionati cadetti: nel primo la Reggina sfiora addirittura una clamorosa promozione in A. Tutto cambia negli anni 70. La Reggina precipita nuovamente in C. Resterà, altalenando la C1 alla C2, lontana dalla B per 14 anni.

NASCE LA REGGINA CALCIO




L’AS Reggina, trovatasi in grave difficoltà economica, viene rifondata da un gruppo di giovani ed ambiziosi imprenditori reggini. Assume il nome di Reggina Calcio mantenendo il titolo sportivo della precedente società.

L'ATTESO RITORNO IN B


La Reggina, terza classificata nel girone B della Serie C1, sfida la Virescit Boccaleone nello spareggio promozione a Perugia. Decidono le reti di Bagnato e Catanese, gli amaranto riconquistano la B dopo 14 anni trascorsi nella polvere della C1 e della C2. Il successo, storico, è salutato da 20.000 reggini giunti nel capoluogo umbro per sostenere la squadra allenata da Nevio Scala verso l’impresa.

NASCE IL CENTRO SPORTIVO S.AGATA


Esempio della programmazione societaria amaranto, Centro Sportivo di primissimo livello in Italia, assoluta eccellenza nel meridione, risponde a tutte le esigenze sportive e direzionali del club. Ideato e progettato al termine degli anni '80 su un’area abbandonata a ridosso del torrente S.Agata, nella zona sud della città sorge la casa della Reggina.

SPAREGGIO DI PESCARA




La prima stagione tra i cadetti è esaltante e porta la Reggina alle porte del sogno Serie A. La Reggina arriva quarta a pari merito con Cosenza e Cremonese. Ancora uno spareggio, questa volta contro i grigiorossi a Pescara. Ancora un esodo di tifosi calabresi al seguito: oltre 23000 i cuori amaranto sugli spalti dell’impianto abruzzese. La Reggina si piega soltanto ai rigori, svanisce all’Adriatico il miracolo che aveva riunito una città nella rincorsa verso “l’impossibile”.

LA NUOVA PROMOZIONE TRA I CADETTI




La Reggina retrocessa in C nel '91, inizia a gettare le basi di un progetto che permetterà al Club di raggiungere risultati insperati negli anni successivi. Nel 93-94 conclude seconda il campionato dopo aver conteso a lungo il primo posto, e la promozione diretta, al Perugia venendo poi beffata dalla Juve Stabia nei playoff. Salto di categoria rimandato di una sola stagione quando gli amaranto dominano il campionato trascinati dal capocannoniere del torneo, Alfredo Aglietti, che con 20 centri sarà decisivo per riportare la squadra dello Stretto tra i cadetti.

13/6/1999 LA PRIMA VOLTA IN SERIE A




Il campionato di Serie B 98-99 vede gli amaranto protagonisti di una cavalcata esaltante che porta Reggio Calabria a poter cullare, nuovamente, la possibilità di raggiungere l’Olimpo del calcio tricolore.
Quel giorno arriva. E’ il 13 giugno dello stesso anno.
Al Delle Alpi la Reggina conquista, per la prima volta nella storia, la Serie A. Gli amaranto superano il Torino e mandano in delirio i 30.000 tifosi amaranto che affollavano le tribune della cattedrale piemontese. Centinaia di migliaia di persone si riversano sul Lungomare di una Reggio, forse mai unita come in quel giorno, che inizia una nuova entusiasmante storia sportiva ed esige quell’opportunità di riscatto sociale a lungo attesa. Vince la Reggina, che nel 2000 siederà al tavolo delle grandi, da parigrado, guardando in faccia una realtà che sembrava non dover arrivare mai.

LA PRIMA SALVEZZA IN A




Il battesimo in Serie A si tiene sempre a Torino il 29 Agosto 1999. Questa volta l’avversaria è la Juventus. L’incredibile risultato finale si legge d’un fiato: 1-1, gli amaranto impongono il pari alla Vecchia Signora. La prima partita nel nuovo stadio intitolato a “Oreste “Granillo” è Reggina-Fiorentina: l'impianto è stracolmo, “un vulcano”, come lo definì la Gazzetta dello Sport: sarà uno storico 2-2. Gli amaranto, accompagnati in partenza dalla diffidenza degli addetti ai lavori, raggiungono la salvezza addirittura con una giornata di anticipo pareggiando in casa con l’Hellas Verona per 1-1.

SPAREGGIO CON L’HELLAS VERONA




Otto sconfitte consecutive nelle prime nove giornate di campionato cui la Reggina contrappone la forza delle idee e della progettualità. Nessun esonero, nessun ribaltone: gli amaranto proseguono dritti per la propria strada e risalgono la classifica fino a guadagnare l’accesso allo spareggio salvezza con l’Hellas Verona.
L’andata è al Bentegodi, vincono i veneti con un gol di Laursen. Al ritorno al Granillo la Reggina passa con Zanchetta e Cozza ed accarezza il sogno, è Cossato ad una manciata di minuti dalla fine a spezzare l’incantesimo. L’amarezza e la rabbia per una retrocessione immeritata si trasformano in energia per la stagione successiva…

LA REGGINA TORNA IN A




Non accetta il verdetto del campo che l’ha restituita alla Serie B: la Reggina reagisce con orgoglio, domina il campionato e torna immediatamente nella massima serie del calcio italiano. Un’impresa difficilissima, riuscita a pochissimi club retrocessi. Una nuova festa colora di amaranto Reggio Calabria, il Club dello Stretto torna tra le grandi.

L'IMPRESA NELLO SPAREGGIO CON L’ATALANTA


Amaranto nuovamente in A, ancora una volta uno spareggio nel destino. Al termine di una stagione ricchissima di emozioni, la Reggina sfida l’Atalanta per restare in Serie A. Gara di andata al Granillo che si conclude con un timoroso 0-0, il verdetto è rimandato all’Atleti Azzurri d’Italia. Un nubifragio costringe le squadre al rinvio dell’incontro, Reggina e Atalanta scendono in campo il giorno successivo: lo stadio è stracolmo, Natali sblocca l’incontro per la Dea. Non mollano gli amaranto che con l’orgoglio ed un gioco brioso trovano il pari con Cozza. L’apoteosi è la rete di Bonazzoli: la Reggina sbanca lo stadio di Bergamo, scaccia le streghe e resta in A.

LA REGGINA PIEGA LA JUVENTUS


Una notte storica. Al Granillo arriva la Juve schiacciasassi di Fabio Capello, la Reggina ha appena perso il derby con il Messina: il pronostico sembra scritto. Eppure, la Juve che fino ad allora aveva subito soltanto due gol in tutto il campionato ne subisce altrettanti in un tempo solo dagli amaranto. La Signora scivola a Reggio, è il tripudio di un Granillo infuocato.

REGGINA PADRONA DELLO STRETTO




30/4/2006. Data indelebile, che segna il recente passato della storia della Reggina. Il campionato volge al termine, al Granillo è di scena la rivale di sempre: il Messina. Un derby dello Stretto dal valore incommensurabile, forse il più importante mai disputato. La sconfitta, o la vittoria, può determinare le sorti delle squadre. Andrà esattamente così: la Reggina si impone con un rotondo 3-0 ed ottiene la salvezza, il Messina retrocede proprio nel tempio del calcio reggino. La Curva Sud srotola una gigantesca “B” giallorossa per celebrare l’evento.

27/05/2007 IL PRIMO “SCUDETTO” DELLA STORIA AMARANTO




Una delle più avvincenti, incredibili, emozionanti, significative storie mai raccontate dal calcio italiano. All’inizio della stagione, la Reggina giace sul fondo della classifica gravata da una penalizzazione di 15 punti. Il coro è unanime: la Reggina è condannata alla B! L’ingiustizia della penalità inflitta è direttamente proporzionale all’orgoglio messo in campo dagli amaranto, protagonisti di una cavalcata clamorosa. Nella Reggina gioca la coppia gol più prolifica del campionato (Bianchi e Amoruso, 35 gol totali), sono 51 i punti totali conquistati con imprese storiche quali la vittoria sulla Roma, le 4 reti rifilate al Catania, il nuovo successo sul Messina, la rimonta da 0-3 a 3-3 sul campo dell’Empoli alla penultima giornata. Il calcio sa esser poesia ed il miracolo si compie al Granillo, nell’ultima giornata, quando la Reggina batte 2-0 il Milan Campione d’Europa e conquista la salvezza.

I PLAYOFF E LA NOTTE DI NOVARA




La Reggina tornata in B nel 2009 è reduce dal proprio primo, drammatico campionato cadetto. Il sogno di una nuova, immediata promozione è svanito. E’ tempo di rifondare. La Reggina, come sempre nei momenti di difficoltà, si affida alla forza delle proprie idee e ad un nuovo progetto tecnico capace di valorizzare i prodotti del proprio eccellente settore giovanile. A fari spenti, gli amaranto scalano le posizioni della classifica, accrescono le proprie sicurezze e l’autostima, riavvicinano il popolo amaranto. La sesta posizione vale l’accesso ai playoff promozione. La gara di andata con il Novara, terminata 0-0, sarà ricordata per il calore ed il sostegno incessante di un Granillo gremito da 20000 tifosi. Al ritorno in Piemonte la Reggina ha un solo risultato a disposizione: la vittoria. Al 90’ gli amaranto sono ad un passo dall’impresa: vincono 2-1 quando un destro al volo di Rigoni, bello e irripetibile, porta il Novara al turno successivo. La Reggina è eliminata ma al ritorno a Reggio è accolta dai propri tifosi in aeroporto i quali salutano i ragazzi con un lungo applauso, testimonianza di come anche una sconfitta, dopo aver gettato in campo ogni goccia di sudore, possa esser apprezzata ed encomiabile.


IL CENTENARIO: 1914-2014 ''UN SECOLO AMARANTO''
Undici gennaio 1914, undici gennaio 2014: cento anni di vita, di battaglie, di gioie ma anche di dolori, con gli indimenticabili anni della serie A, proprio nel 2000, le tante promozioni in B, ma anche le numerose amarezze legate alle retrocessioni.
Intro del sito internet Reggino

Gli auguri verso i Reggini

Lettera di augurio di Don Giovanni Zampaglione

Le divise della Reggina in occasione del Centenario
Ultima, quella dolorosa dalla massima serie alla cadetteria, di quattro anni fa e le difficili stagioni per risalire, sistematicamente fallite, fino ai nostri giorni. Il ‘Granillo’ è stato teatro di mille battaglie, ma proprio in questa stagione, la Reggina rischia di retrocedere nella terza serie nazionale. Il girone di andata ha regalato solo delusione ai fedelissimi amaranto che nonostante tutto, hanno tappezzato la città di striscioni, proprio ieri, giorno del compleanno senza festeggiamenti:”100 years old”, “una fede eterna”. 
Tanto dilettantismo per cominciare, nei primi anni di vita, poi la serie semiprofessionistica, fino alla prima promozione in B, torneo professionistico, con Oreste Granillo presidente, Enzo Dolfin direttore sportivo e l’indimenticato Tommaso Maestrelli, allenatore. La Reggina è stata anche allenata dagli Oronzo Pugliese, Fulvio Bernardini, Armando Segato, Albertino Bigon, Nevio Scala, Franco Colomba, Bruno Bolchi, Gigi De Canio, Walter Mazzarri. Tutti hanno legato il loro nome alla Reggina in un modo o nell’altro: Maestrelli alla prima promozione in B, Bolchi alla prima promozione in A. Franco Colomba al primo torneo di A, ed anche al ritorno nella massima serie, Mazzarri alla salvezza partendo da -11. 
Numerosi i presidenti da ricordare dopo il primo in assoluto, Paolo Vilardi. Ci limitiamo ai più recenti, i più vicini alla realtà dei tifosi di oggi: primo in assoluto, Oreste Granillo ma anche Amedeo Matacena, Ugo Ascioti, Umberto Nava, Ivan Morace, Pino Benedetto e Lillo Foti, quest’ultimo oggi, solo il maggiore azionista per vicende che hanno messo a nudo qualche ruga di questa squadra centenaria. Un po’ di cipria non guasta, la Reggina vuole ringiovanirsi nel girone di ritorno. Il patron, Lillo Foti, fruga nei resti del mercato, frustrato dalla crisi, per cercare di rinverdire gli allori. Bisogna trovare i nuovi protagonisti in amaranto, per riscrivere la storia dei duecento anni, gli emuli dei Pirlo, grande regista in serie A, degli Amoruso, marcatore d’eccellenza, dei Kallon, autore del primo gol in A, contro la Juventus, sul campo della signora, per quel pareggio allo stadio “delle Alpi” che rimane scolpito nella storia.
Quanti bei ricordi anche prima della serie A, col mitico capitano reggino, Alberto Gatto e quel Bercarich che tutti sognano al centro dell’attacco. Sarebbe impossibile nominarli tutti, quei protagonisti in campo, sulla panchina e dietro la scrivania. Da non dimenticare il ‘diesse’ di una vita, Franco Iacopino, il capitano, Ciccio Cozza, che ha ereditato la fascia dai Gatto, Poli e Giacchetta.

PERSONAGGIO CHIAVE:PASQUALE FOTI
Nato a Reggio Calabria nel 1950, nel 1986 diventa amministratore delegato della società sportiva Reggina Calcio. Dal 1991 ne diviene il presidente e nella stagione 1998-1999, sotto la sua presidenza, la Reggina conquista la sua prima promozione in Serie A, in cui ha militato nove anni fino alla stagione 2008-2009. Dal 5 novembre 2013 non è più ufficialmente presidente della società, rimanendo comunque azionista di maggioranza.
Pasquale Foti presidente dal 1986
La sua attività comprende la gestione di numerose attività commerciali, specialmente nel settore dell'abbigliamento.
L'8 novembre 2011 è condannato dalla nona sezione del tribunale di Napoli ad 1 anno e sei mesi di carcere per il reato di frode sportiva, confermando il suo coinvolgimento nello scandalo calciopoli, nonché ad una multa di 30.000 euro.
Nel corso della stagione ha espresso più volte il desiderio di vedere per il centenario della Reggina una promozione in serie A, ma purtroppo ha causa di una campagna acquisti non all'altezza, la squadra retrocede con 4 turni di anticipo, anche per via dei tre punti di penalizzazione, e così Foti non ha potuto realizzare il suo sogno. Ha pure più volte detto: lascio la società.. Ma il legame che tiene Lillo Foto col club dello stretto è troppo forte, lo considera più familiare che imprenditoriale.

DOLCI RICORDI: CICCIO COZZA
Francesco Cozza è un giocatore amato/odiato dal pubblico amaranto. E' una bandiera della squadra reggina, essendo stato il protagonista degli anni più belli, fin ora, della storia della squadra, gli anni di serie A. Ha contribuito alla prima storica promozione ed è stato un uomo di punta di almeno cinque stagioni, accompagnate da relativa permanenza nell'Olimpo del calcio. Ma tra il popolo, quello che crea gli idoli o non vanno a
genio i personaggi spigolosi, Ciccio Cozza non risulta fra i più simpatici. Anzi, tutt'altro, risulta descritto come "una persona che ha cercato, quando ha potuto, di guastare l'armonia nello spogliatoio. Ha minato la tranquillità del gruppo, con le sue continue richieste di giocare sempre e comunque da titolare". Voci e presunte dicerie che si sono rincorse sempre tra gli ambienti degli appassionati amaranto, ma che in effetti non è che abbiano molto seguito. Cozza, nel male e sopratutto nel bene, è un calciatore a cui la società Reggina deve molto e la Reggina è una squadra che da Cozza ha preteso, come è giusto che sia. Infatti, è la Reggina che ha allevato, svezzato ed infine lanciato Ciccio nel calcio che conta, proteggendolo prima e poi accompagnandolo nel viaggio verso l'universo Milan, una dei principali club del mondo. Descritto da Berlusconi in persona, come l'erede di Demetrio Albertini, Ciccio non ha mai esordito tra le fila rossonere e ha dovuto girovare per l'Italia, tra Reggio Emilia, Vicenza, Lucca, Cagliari e Lecce, per doversi guadagnare la sua pagnotta calcistica. Ma, accanto a lui, come una madre putativa deve saper fare, come un angelo custode che si rispetti, la sua casa, la Reggina, era sempre presente, a seguire i progressi di un suo figlio, uno del "Sant'Agata". Per poi riaccoglierlo a braccia spalancate. E' il gennaio 1999, la Reggina inizia a sognare una possibile promozione in serie A e il tandem Foti-Martino, pensa di dover dare più sostanza e qualità ad una già buona formazione. Nel motore della squadra di Gustinetti, mettono un Cozza, reduce da buone stagioni in Salento. Due reti in quel campionato indimenticabile per i colori amaranto: una splendida alla "Del Piero", in un Brescia-Reggina 2-3, e l'altra il 13 giugno a Torino, nella giornata dello storico accesso tra i maghi del pallone italiano, il rigore del momentaneo 0-1. Confermato anche nella prima stagione di A, Ciccio parte dapprima in panchina, causa anche la presenza di un certo
Andrea Pirlo, che quando cala di condizione e di rendimento, è sostituito dal nostro, che alla fine firmerà due reti, una delle quali all'Olimpico, nell'indimenticabile 0-2. La stagione successiva colleziona molte più presenze, 32, ma non riesce ad evitare il ritorno tra i cadetti, nonostante i suoi 5 gol totali. Il ritorno nel purgatorio della B, dura solo lo spazio di un'annata, visto che anche grazie alle sue 7 reti in 26 presenze, unite a numerose giocate d'alta scuola e di pregevole fattura, contribuiscono all'immediata risalita. Ciccio diventa il capitano e la guida carismatica del gruppo, che quando c'è da prendersi le responsabilità se le prende, da esemplare capitano. Come quando il pubblico fischia la squadra e lui non nasconde il suo dissenso. E' la prima di una serie di rotture del rapporto tra tifosi e il calciatore. Questo è Ciccio Cozza: vero, sincero e senza peli sulla lingua. Nonostante un addio annunciato, Cozza resta in amaranto e nel ritorno in A si dimostra sempre decisivo e pronto a cogliere il momento giusto: 2 giugno, Bergamo, gara di ritorno dello spareggio per non retrocedere tra Atalanta e Reggina, Ciccio firma il gol dello 0-1, che risulterà decisivo ai fini della salvezza amaranto. Il Re ha conquistato la Reggina. La stagione seguente realizza ben 8 reti, bottino niente male per una mezzapunta e non un vero bomber. La salvezza arriva un pò più tranquillamente, ma subito dopo il termine del campionato, il presidente Foti accetta una ottima offerta del Genoa e Cozza matura la seconda separazione dalla sua Reggina. In Liguria, colleziona solo 5 presenze e nel gennaio 2005, torna in serie A, al Siena questa volta, in cui disputa 13 incontri con 2 reti all'attivo. Nel settembre 2005 si consuma il ritorno in maglia amaranto. La stagione è dura, deve riciclarsi come prima punta, ma lui offre una stagione davvero brillante, dove, in tandem con Amoruso, realizza 9 reti, il miglior bottino in carriera, tra cui due al Messina, una rete all'andata e una al ritorno. Il Siena, viste le straordinarie prestazioni del giocatore, lo rivuole nella rosa e in amglia bianconera, il feeling con i tifosi non risulterà mai idilliaco(anche qui) e si dichiara contento di terminaere l'avventura in Toscana, alla scadenza del contratto. Per la terza volta, sceglie di tornare in riva allo Stretto, dove deve fronteggiare l'ennesima stagione tribolata, dove però si ottiene una grande salvezza e dove Cozza, in 27 presenze realizza 6 centri, uno dei quali nell'importantissima sfida a Catania, gara vinta dagli amaranto e fondamentale in chiave salvezza. L'ultima stagione, quella della seconda retrocessione, Ciccio non ha molta incidenza e tra infortuni e una forma non sempre al top, colleziona 27 presenze con 4 reti all'attivo. Con il ritorno in B, non vi sono i presupposti per restare in amaranto e il giocatore originario di Cariati, opta per l'approdo alla Salernitana. Reggio resterà per sempre la sua casa ed è la città in cui ha deciso di vivere dopo la fine della carriera, ma crediamo che sia giusto, vista la passione messa a disposizione dei colori amaranto, dell'impegno e del sacrificio del calciatore e dell'uomo Cozza, aplaudire Ciccio non appena attraverserà il tunnel e entrerà sul campo di gioco del Granillo. Sarebbe come dire grazie ad un simbolo della Reggina e della sua storia.


I PRECEDENTI: La Reggina torna a sfidare l'Avellino al partenio, dopo quasi 20 anni. L’ultimo confronto, infatti, andò in onda il 26 novembre del 1995, in Serie B, quando i biancoverdi si imposero con un netto 3-0 grazie alla doppietta di Tosto e al gol di Criniti. Il bilancio dei precedenti sorride decisamente ai lupi, che hanno collezionato sette vittorie, sette pareggi e due sconfitte, l’ultima nel torneo di C1 94/95 quando

Nelle due immagini la rete di Alfredo Aglietti, che grazie a questo gol mise un mattone in più per la serie B
Aglietti firmò il blitz amaranto in piena lotta per la cadetteria. Il segno X è maturato sei volte su sette a reti inviolate.
La partita di andata che sì gioco a Santo Stefano, finì 1-1 con reti di David Di Michele all'inizio partita, e poi pareggio di Galabinov nella ripresa dopo aver trasformato un calcio di rigore, che secondo i Reggini il fallo dato dall'arbitro, fu molto
Schiavon(Avellino) in contrasto con Miguel Maza(Reggina)

Rigore trasformato da Galabinov(Avellino)

Vantaggio della Reggina con Di Michele

Pisacane(Avellino) impatta duramente su Di Michele( Reggina)
ingiusto. Partita combattuta non sul piano tecnico ma sul piano di gioco, dal momento che il Granillo sembrava più una piscina che un campo di calcio, numerosi furono i falli, e molto nervosismo specie di parte Avellinese, nel finale non sono mancate scaramuccie tra Irpini e tribuna centrale, dove una bottiglia d'acqua ''piena'' senza recare ovviamente danni, è stata lanciata dalla tribuna.

CONVOCATI: Mister Gagliardi non potrà potrà contare su gli squalificati Maicon e Pambou, dal momento che son stati squalificati contro il Cesena, c'è un piccolo nocciolo da sbrigare se ci sarà Di Michele, Strasser, e Gerardi, scelte ancora inspiegabili dal momento, che la rosa della Reggina, non dispone di grandi campioni, staremo a vedere.

FORMAZIONE: Questa è la formazione che sicuramente la Reggina metterà in campo: Modulo (5-3-2) con: Pigliacelli; Di Lorenzo, Coppolaro, Lucioni, Bochniewicz, Contessa; Frascatore, Dall'Oglio, Barillà; Sbaffo, Fischnaller.

GIOCATORI CHIAVE: Come di consueto nella ''Baronata'' seleziono sempre i giocatori che secondo me, sono gli elementi chiave della rosa, il primo è: Daniel Adejo, classe 1989 nato in
Daniel Adejo dal 2007 con la Reggina
Nigeria, oramai un veterano della difesa amaranto, ha esordito con la Reggina nel 2007 dove viene notato da Simone Giacchetta, altra grande bandiera del calcio reggino, Adejo esordisce nel 2009 in un Reggina – Fiorentina, da quel momento è diventato giocatore irremovibile nonché pilastro della difesa. Dotato di notevole corsa, concentrazione e tenacia, è possente fisicamente e abile nel colpo di testa. Con la
Reggina ha collezionato per il momento: 153 presenze segnando due reti.

Il secondo è: David di Michele, classe 1976 oramai un veterano del calcio italiano, un giocatore che ha espresso il meglio sia in A che in serie B, acquistato dalla Reggina nel 2013 è rimasto in pianta stabile nella società amaranto, ma se torniamo indietro, Di Michele aveva già vestito la casacca amaranto, nel 2002 dove gli ha giocato fino al 2004, in 62 presenze segnò 15 reti, poi tanta serie A, con Udinese, Palermo, Torino, breve parentesi
Tra passato e presente: David Di Michele
con gli ''Hammers'' del West Ham in Inghilterra, torna poi in Italia rivestendo la casacca del Torino, per poi essere girato al Lecce, dove in due anni segna 22 gol in 77 presenze, ultimo giro di boa il Chievo, ma a causa del poco spazio Di Michele ha espresso la volontà di esser ceduto, così ritorna a Reggio Calabria dopo nove anni, e l'impatto è positivo 50 presenze e altrettante 15 reti per un totale fino ad ora di 112 presenze e 30 goal. Attaccante di peso, sfrutta i colpi di testa, ed è un buon funambolo, carattere forte sia dentro che fuori il campo. Da sottolineare inoltre che Di Michele detiene un record personale, con 24 reti in coppa Italia, è il primo marcatore della competizione ancora in attività.

Il terzo è: Federico Gerardi classe 1987, friulano. Prima punta,forte fisicamentee nel gioco aereo. Giocatore dotato di
Federico Gerardi(il futuro) giocatore di grandi prospettive
una buonatecnica individuale,gioca spesso di spondaper far salire la squadra. Dal 2013 in 48 presenze ha segnato 12 gol. Attualmente è il miglior marcatore della squadra assieme a Fishnaller nella sfortunata stagione di serie B.

TIFOSERIA:Gemellaggi/Amicizie:
La curva Reggina presente a Bari


Salernitana: gemellaggio vecchissimo, ancor più vecchio di quello col Bari, storico, molto sentito. Col Bari in casa l’anno scorso esposta la scritta “Salernitani liberi”. Numerosissime le visite reciproche che si scambiano. Sbandierata con giri di campo in Salernitana-Reggina 01/02 e altre volte. Un’amicizia che va oltre il calcio. Bari: fraterna e consolidata amicizia,
Curva sud Siberiano in azione
consolidata nell’87/88; già dagli anni ’80 esisteva un forte gemellaggio con gli U.C.N. Bari. In Reggina-Bari 12/13 esposto dai reggini lo striscione “Cambiano i tempi e le



Quattro immagini che ritraggono, il gemellaggio tra Bari-Salerno-e Reggio Calabria
generazioni…non sono in vendita le nostre emozioni”, ed i baresi rispondono con “Reggio saluta la Bari ultras”. Sbandierata con giri di campo in Bari-Reggina 2000/01. Il gemellaggio ha resistito anche a una delicata sfida-salvezza nel 2000/01, vinto dal Bari. Una gara che ha fatto discutere per un
Gemellaggio tra Salerno e Reggio Calabria
infelice arbitraggio, ma che al di là di questo è stata l’occasione per rinnovare il bel gemellaggio, con 3mila reggini presenti con tutti i gruppi importanti. Per una domenica, i “galletti” sospendono lo sciopero del tifo riprendendo a sostenere la squadra, di fronte ai fratelli reggini. I gemellaggi di cui sopra, alla fine degli anni 80furono portati avanti alla grande dai Boys, favoriti da un periodo di crisi del Cucn.
Latina: gemellaggio diretto fin dalla fine degli anni ’80, sull’asse CUCN ’82-Falange Latina. Amicizia molto sentita, sia ora che in passato. Una rappresentanza reggina era presente nella finale
Curva Nord Latina, rapporto solidato quest'anno durante la partita di andata
Playoff 12/13 di Latina per la B col Pisa. Striscione “Ultras Latina” esposto in Lodigiani-Reggina 92/93. Prima c’era un gemellaggio fraterno tra il “C.u.c.n.” e gli “Ultras Latina” (vedi anche sezione “Curiosità”).
Milan: questo curioso gemellaggio risale alla prima stagione di Serie A, dopo 80 anni, della Reggina, quella delle invasioni amaranto. Nacque la scintilla
Curva Sud Milano
perché i milanisti riconobbero nei reggini una bella tifoseria, mentre i milanisti furono tra le poche tifoserie apprezzate al primo anno dai reggini. Per la verità, nei confronti della tifoseria rossonera c’era un’ombra di scetticismo, essendo comunque una tifoseria settentrionale, ostacolo però ben superato dal rispetto per la curva Sud milanista, quando le due sponde hanno avuto modo di conoscersi e confrontarsi. Legame cementato quando, nel 2007, con un Milan rimaneggiatissimo e con la testa alla finale di Champions League col Liverpool, la Reggina vinse 2-0, conquistando, nonostante la penalizzazione di 11 punti, la salvezza con Walter Mazzarri.
Catanzaro: prima c’era un gemellaggio vero e proprio, che viveva sull’asse Cucn-Ultras Catanzaro; i primi contatti già sul finire degli anni 80, con molte visite reciproche; ad esempio nel 91/92 fecero visita ai reggini con Casarano e Acireale ed altre ancora, mentre i reggini sono stati al loro fianco col Vigor Lamezia (giocata a Reggio), e a Catanzaro col Trani. Adesso però il rapporto si è  affievolito e incrinato, sia per il fatto che le due squadre non s’incontrano da tanto tempo, sia perché Reggio Calabria, prima città calabra per popolazione con i suoi di 180.082 abitanti, avrebbe tutti i requisiti storici, culturali e urbanistici per tornare ad essere il capoluogo della Regione Calabria, al posto dell’attuale Catanzaro, città più piccola e con meno storia, tanto che, quando, intorno al 1970, si trattò di designare Reggio capoluogo di Regione, si scatenò quasi una guerra civile. Amichevole giocata a Soverato (CZ), per le vittime dell’alluvione, con issati gli striscioni “U.C.” e “Massimo”, a rappresentare la curva “Massimo Capraro”  catanzarese. Striscione “Ultras Catanzaro” esposto in Reggina-Casarano 91/92. Il legame vero e proprio sarebbe svanito anche per lo scioglimento di “Warriors” e “Fighters”. Ascoli: buon rapporto d’amicizia. Il “Settembre Bianconero” di Ascoli presenziò allo partita-salvezza della penultima giornata del campionato di A 2000/01, a Perugia, dove erano presenti circa 9 mila reggini. In Ascoli-Reggina del marzo ‘13, i reggini senza tessera, lasciati fuori dal “solerte” servizio d’ordine, furono poi ospitati dagli ascolani nella loro curva. In casa con la Juve Stabia, il sabato successivo, i reggini esposero lo striscione “Ringraziamo la Sud di Ascoli”. Locri: buoni rapporti. Alcuni gruppi reggini, tra cui sicuramente i “Fedayn Reggio 1994” e il “C.u.c.n.”  avevano un rapporto diretto coi “Pessimi Elementi” Locri, probabilmente ancora attivo. Ravenna: il C.u.c.n. aveva, e forse ha ancora, una sincera amicizia con gli “Ultras Ravenna”.

Ex-gemellaggi-amicizie: Roma: amicizia che cominciò tra gli anni 80 e i 90, ed univa gli “Oltranzisti” con “Boys” e “Fedayn” Roma, riconosciuta comunque anche dagli altri gruppi. In Reggina-Genoa 01/02 di B, esposto lo striscione romanista “Orgoglio Capitolino”. In Ternana-Reggina 01/02, al fianco dei calabresi, ci sono anche i romanisti con gli striscioni “Boys” e “Salario Group”. Bello il giro di campo coi bandieroni coi romanisti. Con lo scioglimento degli Oltranzisti, il rapporto venne proseguito dal C.u.c.n., ma, col passare del tempo i romanisti non digerirono il gemellaggio coi torinisti e, in seguito, con gli odiati milanisti. In Re-Roma 03/04 i romanisti lanciarono diverse torce nel settore reggino: chiusa l’amicizia. Incidenti anche in Roma-Reggina 04/05. Torino: famoso il furto, nel 2003, da parte di juventini penetrati nel settore ospiti, durante uno Juve-Reggina di Coppa Italia, dello striscione “Ragazzi” dei Ragazzi della Maratona, gruppo del Toro, scioltosi proprio per questo motivo. Lo striscione era attaccato da questo gruppo che aveva fatto visita agli amici reggini. Fu la fine del gemellaggio. Giri di campo coi bandieroni sulla pista in Toro-Reggina 98/99, ultima giornata del campionato di B, classico “biscottone” che valse la Serie A per entrambe, con un “Delle Alpi” pieno come forse mai è stato; una gran bella festa per le due tifoserie allora gemellate. Tornando all’episodio del furto dello striscione, furono proprio i “Ragazzi della Maratona” del Torino a confezionare lo striscione “Cucn e Ragazzi: fratelli d’Italia”. Palermo: era un gemellaggio piuttosto sentito, per esempio gli Warriors Palermo riservarono ai reggini una splendida accoglienza per la partita di Coppa Italia Palermo-Parma del settembre ’91 ed anche per un Palermo-Messina di C1 nell’aprile ‘92. Più volte presenti anche i palermitani a Reggio (con Andria, ecc.), in particolare fu massiccio il loro apporto in un Reggina-Catania di C1. Il legame tra le due tifoserie risaliva agli anni 80, ma si è deteriorato con l’andar del tempo. Affinità politiche e tante rivalità in comune lo cementavano, poi sono cambiate le generazioni e, con l’andar del tempo, si è guastato. L’ultima volta (o sicuramente una delle ultime) che si è rinnovato, con consueti cori reciproci, giri di campo, scambio di sciarpe, sfottò contro i rivali comuni e partite amichevoli tra i gruppi, è stato nel 95/96. Le cose non sono andate più bene, secondo i reggini, per il comportamento ambiguo tenuto dai palermitani in una partita Palermo-Reggina alla “Favorita”. Si sono chiesti che gemellaggio è quando una curva ti fa mezzo applauso e l’altra fischia. Nel novembre 2013 una trentina tra bastoni e sbarre di ferro, assieme a bottiglie in vetro, nascosti all’interno di un aiuola sono stati trovati e sequestrati nelle adiacenze dello stadio “Granillo” dove si era svolto l’incontro di calcio Reggina-Palermo (vedi comunque sezioni “Rivalità” e “Liberi pensieri”). Siracusa: esisteva un vero e proprio gemellaggio, risalente agli anni 80-90. Una sincera amicizia tra “C.U.C.N.” e “Gioventù Sudista” Siracusa. In particolare, l’incontro di C1 del 24 maggio ’92, importantissimo per la salvezza di entrambe, vide recarsi in Calabria più di 500 ultras del Siracusa, che rimasero colpiti dalla grande accoglienza e gentilezza dei reggini, in virtù del gemellaggio, che, però, avrebbe potuto subire gravi danni vista l’importanza del risultato per le due squadre: chi avrebbe perso si sarebbe trovata in piena zona retrocessione. Nonostante questo il gemellaggio rimase, anzi, si rafforzò ulteriormente. Prima dell’incontro, molti reggini andarono in mezzo ai siracusani. Poi, una volta entrati nell’impianto, sono stati fatti i soliti giri di campo coi bandieroni, e poi cori contro catanesi e messinesi. Bello anche in seguito sentire i reggini che cantavano “Siracusa!” e, viceversa, i siracusani incitare la Reggina, che vinse 1-0. Ma i siracusani, pur col magone in gola, trovarono la forza per gridare ancora “Forza Reggina”, tanto che lo stadio si sciolse in un caloroso applauso verso di loro. Sicuramente fu una bellissima giornata di sport, finita con scambi di sciarpe, abbracci e reciproci auguri. Striscione “Gioventù” in Reggina-Nocerina 85/86. Peccato davvero che purtroppo che tutto è finito con una spaccatura, nel 1994/95. Adesso vi è una fiera rivalità. Cagliari: amicizia datata fine anni ’80, più o meno, con gli “Eagles Cagliari” che avevano stretto amicizia col “C.U.C.N.”, andando insieme a Sassari, città rivale per entrambe, nel maggio ’88. Avellino: feeling e simpatia sul finire
Cattivi rapporti sono scaturiti con i tifosi del Avellino, dal momento che Bari e Salerno, sono rivali da sempre degli Irpini
degli anni 80, poi svanita per il gemellaggio dei reggini coi salernitani, acerrimi nemici degli avellinesi. Sporting Gijon: intorno ai primi anni 90 il direttivo dei Crazy Group era amico degli spagnoli “Ultrà Boys Gijon”.
Rivalità: Messina: sicuramente la più sentita, campanilistica, quella del derby dello Stretto; i messinesi vengono chiamati
Curva sud Messina
“buddaci”, numerosi gli scontri e gli striscioni di sfottò in passato. A loro venne rubato lo striscione “Cep”, esposto in Reggina-Salernitana 2001-02 (vedi sezione “Liberi pensieri”). In un derby dello Stretto del 1990, successe il finimondo. Dalle h.13 alle 19 fu una vera battaglia, una guerriglia urbana, con oltre 100 feriti tra le forze dell’ordine. I facinorosi partirono dal settore della curva Nord per forzare il cancello, aggredirono i messinesi presenti in Tribuna e invasero il campo, scontrandosi con la polizia. Si tornò a casa a tarda sera, per poi




Nelle cinque immagini, scambi gratuiti di sfottò tra Reggini e Messinesi
ritrovarci alle 4 del mattino in Questura. Partirono quaranta diffide e denunce a piede libero. Dei quaranta fermi, molti erano del gruppo dei Boys. Balenò l’idea dello scioglimento del gruppo. Molti ragazzi si allontanarono, anche sotto la minaccia dei genitori. Per i Boys sembrava calato il sipario, ma tra mille difficoltà e vari stratagemmi fu deciso continuare a tifare. La domenica dovevano andare a firmare, ma non si presentarono, poi furono tutti scagionati. Un altro documento annullò l’obbligo di firma, ma confermava la denuncia. Si andò avanti così per 7 anni. Reggina-Messina è sempre stato un derby infuocato, forse uno dei migliori del meridione. Cosenza: storica rivalità, per motivi politici e campanilistici, ora meno sentita
Un altro derby sentitissimo è quello con il Cosenza, un uno dei tanti motivi ad esempio è perché i Silani hanno cattivi rapporti con i Catanzaresi
che in passato. Ai reggini rubarono lo striscione “Boys” a fine anni 80, esposto in Cosenza-Monza 88/89 con tanto di coro a presa in giro. Anni fa, in un Napoli-Cosenza, due ragazzi di Salerno andarono sotto il settore cosentino e tirarono via lo stendardo “N.S.”, acronimo di Nuclei Sconvolti, tutto avvenne troppo in fretta per una pronta reazione. Fu esposto poi in un Cosenza-Reggina 98/99. Lo striscione “Brigate Rossoblù Cosenza” finì in mano agli empolesi, in strane circostanze, ed esposto in un Reggina-Cosenza 90/91. In Cosenza-Reggina 95/96, i padroni di casa espongono striscioni di sfottò, tipo “Dio non salvi la Reggina”, poi lancio di oggetti durante la gara e, alla fine, scontri tra cosentini e polizia che carica e lancia lacrimogeni ad altezza d’uomo. Nell’89/90 i derby contro il Catanzaro furono due feste, al “Militare” andarono in 5mila nell’anno in cui i casentini si videro a Reggio, presenti; decisero di venire in cento e scortatissimi, dopo averci pensato 10 anni.. Furono sistemati in un angolo della Gradinata, avevano molte sciarpe del Genoa e della Ternana, comunque sfatarono un tabù. I cosentini rischiarono grosso ma i reggini non sapevano ancora che erano stati loro gli artefici del furto notturno di sei striscioni amaranto all’interno dello stadio reggino. I reggini erano sicuri che quel gesto, poco ultras e molto infame, fosse opera dei messinesi, ma scoprirono tutto quando gli striscioni amaranto furono esposti dai “Nuclei Sconvolti” nella loro curva. Certo i cosentini, almeno nei messaggi che espongono non le mandano a dire; in Cosenza-Reggina 98/99: “Disegnate scacchiere, sognate l’arrembaggio, ma di scendere dal treno vi è mancato il coraggio”, “Che brutto scherzo ti ha fatto la natura o camerata dalla pelle scura”, “Ti commenti da solo”, “Salutateci i cammelli”, ecc. Catania: rivalità antica, risalente come minimo agli anni 70, di campanile. Ai catanesi, in uno dei tanti scontri intercorsi in passato, venne rubato lo striscione “Catania”, esposto poi in Reggina-Catania 87/88. Nel 98/99, diretti ad Andria, i calabresi incontrarono gli “Irriducibili” Catania. Dagli insulti ai fatti, a colpi di cinture ed aste. Arriva la polizia che spara colpi in aria, poi dei catanesi nessuna traccia. Palermo: da gemellaggio a recente, sentita rivalità nel giro di poco tempo. Ai siciliani è stato rubato lo stendardo “Palermo nel cuore”, esposto in Reggina-Palermo 04/05. Crotone: vecchia rivalità, i reggini chiamano “zingari” i crotonesi, i vecchi derby sono sempre stati infuocati, numerosi gli scontri e gli striscioni offensivi in passato. In Reggina-Crotone, 1° turno di Coppa Italia 13/14, nell’agosto scorso, la Sud accoglie i rivali con la scritta “Fai il rivale…ti presenti scortato, ma lo scontro l’hai mai usato??”. Frosinone: vecchie ruggini: nell’87, in un Frosinone-Reggina, i ciociari bruciarono lo striscione “Boys”, all’esordio in trasferta in assoluto, e altro materiale. I reggini non riuscirono nemmeno a vedere la
Frosinone: I Reggini hanno la rivalità,  sopratutto per il rapporto di gemellaggio con i tifosi del Latina
partita, perché appena arrivati vennero subito assaliti, in un clima davvero ostile. In curva li aspettavano una 50ina di ultras locali, ma i reggini peccarono di presunzione attaccando gli striscioni al di là della rete. Una pioggia di sassi scagliata dai frusinati all’improvviso, anche dalla tribuna, chiuse i reggini tra due fuochi; la polizia fu costretta ad aprire i cancelli e a manganellate li spinse fuori lo stadio. Si salvò solo lo striscione “Cucn-Centro Italia”. Gli altri striscioni entrarono in possesso dei tifosi locali che li bruciarono nella loro curva. I reggini non rientrarono dentro lo stadio e uno di loro rimase all’ospedale e perse un occhio, ferito da un sasso. Al ritorno i frusinati pensarono bene di non presentarsi; comunque a Reggio le accoglienze ai ciociari sono sempre state brutte. Furibondi anche gli scontri in terra laziale del settembre 2009. Lecce: nel maggio ’05 scontri violenti nel piazzale sotto la Nord a Reggio e al parcheggio Botteghelle. Forse gli ultimi scontri veri a Reggio. Verona: fortissimo odio, rivalità antica, alimentata anche dallo spareggio-salvezza in A del 2001, ma tra i tanti “incontri ravvicinati” spicca quello del marzo ’96 a Reggio, dove non videro neanche la partita, perché, così si narra, ad aspettarli c’erano circa 300 ultras reggini; il loro comportamento fu invece quello di aggredire ragazze e passanti, evitando gli ultras. Il C.u.c.n non aveva niente da dimostrare a nessuno, cercando lo scontro solo con gli ultras; i veronesi hanno poi rubato lo striscione “Solo Reggio”, esposto in un Reggina-Hellas Verona del 2000-01. Momenti di tensione anche nell’88/89, durante il corteo dei veronesi verso lo stadio che gridano “terroni, terroni”. Juve: rivalità nata con la Reggina in Serie A, già dal primo anno (99/00). Striscione “Genova” degli juventini rubato, esposto in un Reggina-Juve. Atalanta: fiera
Curva Nord Atalanta
rivalità; incidenti in Coppa Italia, in campo neutro, nel 04/05 e altre volte in passato. Inter: rivalità piuttosto recente; a loro rubarono, in un dopogara della stagione 2002-03, la bandiera “Curva Nord” Inter, esposta poi in Reggina-Inter 05/06, e lo striscione di un club nel prepartita di Reggina-Inter 05/06, esposto durante la gara stessa. Perugia: rivalità ormai vecchia; a loro vennero rubati, in un Reggina-Perugia 2000-01, gli stendardi “Perugia cosmico” e “Gruppo di Spinta”. Nel ’94 i Grifoni furono accolti benissimo a Reggio C., da veri fratelli, visto anche il gemellaggio che avevano coi salernitani, tanto che, a fine partita, c’è pure uno scambio di sciarpe e una bevuta insieme. Ma al ritorno i reggini, arrivati con un treno speciale, cinque pullman e diverse auto, non vengono ripagati della solita moneta, anzi, vengono accolti da scritte “Benvenuti africani” e, appena entrati allo stadio, vengono offesi da cori razzisti, anche se il fotografo dell’Armata Rossa Pg disse loro che i gruppi sono tanti ed ognuno pensa alla sua maniera. Boh. Napoli, sfida sempre verace e spesso condita da incidenti. Avellino: rivalità di carattere sportivo, risalente agli anni ’90, in cui le due squadre si sfidavano spesso nei testa a testa per la Serie B. Ad Avellino, Serie B 95/96, Carminello, storico leader della curva reggina, all’apice della sua carriera da ultrà, scavalca il fossato e, da solo, si dirige lentamente verso la Sud fino a metà campo, poi si mette a correre velocissimo, arriva sotto il settore e comincia a staccare lo striscione “Cruels”, con gli avellinesi basiti, allibiti. Le f.d.o. poi arrivano e lo bloccano. Ma erano altri tempi…Parma: nell’88/89 addirittura in treno speciale per Parma. Violenza gratuita: automobili con vetri in frantumi, biciclette e vetrine spaccate, passanti picchiati e scontri sul treno con la celere prima di ripartire. Durante la gara dagli spalti piove di tutto al primo gol subito dalla Reggina. Ma è fuori dallo stadio che si registrano gli episodi più gravi. Al Pronto Soccorso arriva anche un tifoso della Reggina. Gravissimi atti di vandalismo lungo i viali che portano dallo stadio alla stazione ferroviaria. Gli oltre 4mila reggini arrivati a Parma erano decisamente troppi per consentire un controllo efficace da parte delle forze dell’ordine. Ternana, scontri furibondi sul terreno di gioco nel maggio 2002 a Terni, coi reggini in 3000, affiancati dagli allora gemellati romanisti, che fecero invasione di campo per festeggiare il ritorno in Serie A. Botte da orbi, i ternani non sopportarono l’esultanza reggina, ma fuori lo stadio non si videro. Scaramucce anche ad inizio anni 90. Licata: verso fine anni 80 accaddero incidenti dopo la partita Reggina-Licata. Un gruppo di tifosi ha lanciato sassi contro il pullman dei giocatori del Licata. Un ragazzo di 16 anni è stato raggiunto da un candelotto lanciato dalla polizia nel tentativo di disperdere un gruppetto di facinorosi, che aveva bloccato una strada adiacente lo stadio a conclusione del match. Matera: nel 1993/94 incidenti a Matera: le scaramucce accese nel finale di gara, sono proseguite dopo, costringendo le f.d.o. a effettuare alcune cariche. Nel bilancio finale: una ventina di tifosi fermati per accertamenti, mentre un carabiniere e un poliziotto sono rimasti contusi. Dopopartita da guerriglia urbana. Taranto: incidenti a Taranto-Reggina 88/89 sugli spalti. I tarantini sono entrati in possesso e hanno esposto allo stadio gli striscioni “Forza Reggina club Amato” e “U.R.C Accariello”. Genoa: nell’88/89 Genoa-Reggina si giocò sul neutro di Alessandria. I reggini trovarono allo stadio molti compaesani residenti al Nord. Fuori lo stadio, mentre s’aspettava l’apertura dei cancelli si avvicinano ai reggini senza motivo una decina di genoani, teste rasate propriamente chiamate “Red Skins”. Dagli insulti verbali si passò subito ai fatti e un reggino venne ferito da una bottiglia in testa. Perdeva tantissimo sangue; i reggini erano di più ma stavano avendo la peggio. I genoani però alla vista delle lame si ritirarono. Brescia: era nato intorno al ’90 un rapporto amichevole tra Skinheads Ultrà Brescia e Kaos Korps Reggina. Ma nell’88/89 a Brescia trovarono una città tutt’altro che amichevole, ma uniti e compatti, i reggini caricarono gli ultras Bs fin sotto la loro curva. Una 50ina i reggini, una 30ina i bresciani facenti parte lo scontro. Tafferugli anche nel 2004. Sampdoria: rubato ai doriani in un Reggina-Samp 04/05 lo striscioncino “Hell’s” degli “Hell’s Angels”, esposto in Reggina-Samp 05/06 e 06/07 Giarre, bandierone siciliano rubato in Giarre-Reggina 91/92 ed esposto in Reggina-Fano dello stesso anno. Torres: vecchi dissidi, risalenti a molti anni fa, intorno agli anni 80-90. Rivalità comunque all’epoca abbastanza sentita. Livorno: gara di Coppa Italia a Livorno nel ’98, la prima ufficiale in terra labronica. Una decina di reggini vengono avvicinati e ne nasce una maxiscazzottata, senza davvero nessun motivo. Entrati allo stadio vengono aggrediti con cori offensivi, stranamente, visto che non si erano mai incontrati prima. Brindisi: incidenti di rilievo nell’87/88.



PALMARES:La Reggina come squadra ha un palmares molto povero, ovviamente non ha avuto grandissimi successi. Nella sua bacheca sì può vantare 3 campionati di serie C, il primo vinto nel 1964-1965, il secondo nel 1983-1984, il terzo nel 1994-1995( grandissimo testa a testa contro l'Avellino). Da aggiungere in oltre che nella sua storia può vantare nove presenze in seria A.
Vi aspetto fra 6 giorni con l'ultimo numero de ''La Baronata''


BARONE FERDINANDO.